Un lavoro di ricerca che incrocia i dati di Ocse, Ragioneria Generale dello Stato e Corte dei Conti per prendere in esame l’evoluzione degli ultimi quindici anni, attraverso un confronto con la spesa degli altri paesi europei. Il presidente della Federazione, Giovanni Migliore: “Comunque la si esamini, la spesa sanitaria pubblica italiana è nettamente inferiore a quella dei principali paesi europei, sia in valore pro capite che in percentuale del Pil”.
“Il tema del finanziamento del Servizio Sanitario Nazionale è cruciale ma allontana l’apertura di una riflessione più ampia e coraggiosa sulla centralità delle riforme di cui il servizio sanitario nazionale ha bisogno”.
Così il presidente della Federazione italiana aziende sanitarie e ospedaliere, Giovanni Migliore, presenta la diffusione del “Rapporto Fiaso sulla spesa sanitaria in Italia”.
Un lavoro di ricerca che incrocia i dati di Ocse, Ragioneria Generale dello Stato e Corte dei Conti per prendere in esame l’evoluzione degli ultimi quindici anni, attraverso un confronto con la spesa degli altri paesi europei.
“Comunque la si esamini, la spesa sanitaria pubblica italiana è nettamente inferiore a quella dei principali paesi europei, sia in valore pro capite che in percentuale del Pil” si legge nel rapporto e il 2010 è stato l’ultimo anno nel quale la spesa sanitaria pro capite italiana è stata praticamente sovrapponibile a quella media dei Paesi europei dell’area Ocse.
Tra il 2011 e il 2015, negli anni della cosiddetta spending review, si è concentrato il ridimensionamento più corposo e significativo. Sono stati anni nei quali le scelte di programmazione sanitaria sono di fatto passati dal Ministero della Salute al Ministero della Economia e delle Finanze. Si è intervenuti prioritariamente sul contenimento del costo del personale con la fissazione del tetto di spesa ancora oggi in vigore, sulla riduzione della spesa farmaceutica e sull’aumento dell’addizionale Irpef.
“Dal 2016 la spesa sanitaria italiana è ripresa a crescere, anche se un po’ meno della media dei Paesi europei. Ma la distanza dall’Europa che si è accumulata tra il 2011 e il 2015 è il macigno che ci trasciniamo dietro ancora oggi”, commenta il presidente Giovanni Migliore.
In tutti questi anni, le agenzie sanitarie internazionali hanno riconosciuto a più riprese la qualità del Servizio sanitario italiano, uno stato di salute della popolazione buono e una aspettativa di vita tra le più elevate. Ora siamo di fronte ad un quadro demografico, ed epidemiologico, che genera bisogni di cura e di assistenza profondamente mutati.
“Grazie al management, un sistema sanitario pubblico che possiamo definire frugale è stato in grado di raggiungere risultati particolarmente significativi a costi estremamente contenuti. Oggi è fondamentale ripristinare una visione comune del futuro del Ssn e in questo perimetro le aziende devono recuperare una reale autonomia e avere strumenti di governo nuovi e più flessibili per valorizzare i professionisti e rispondere efficacemente alle necessità dei cittadini”, conclude il presidente Migliore.