Autonomia, il ddl Calderoli, dopo la discussione generale della scorsa settimana, tornerà in aula a Montecitorio martedì 21 maggio. Questo l’accordo ufficiale raggiunto nella capigruppo di ieri. L’accordo ufficioso, invece, pare sia che il sì finale della Camera non arriverà prima delle elezioni Europee e amministrative dell’8 e 9 giugno. La Lega non avrà l’atteso «trofeo» da brandire alle urne ma i deputati veneti non si erano fatti troppe illusioni. E da ieri è matematico che non si riuscirà a votare il ddl Calderoli prima delle urne.
Non fosse altro che per l’ostruzionismo annunciato dalle opposizioni e, soprattutto, per la chiusura dell’aula nelle due settimane precedenti la tornata elettorale, quindi a partire dal 27 maggio.
Peraltro la riforma sarebbe finita addirittura all’ultimo posto dell’ordine del giorno del 21 maggio dopo le questioni pregiudiziali, il decreto sulle Agevolazioni fiscali, la mozione Conte sul Patto di stabilità e il provvedimento sulle responsabilità dei componenti del collegio sindacale.
Se così fosse la discussione riprenderebbe, di fatto, addirittura il 22. Altre fonti parlamentari, invece, assicurano che si potrebbe discuterne già il 21. Con un po’ di fortuna.
Ma, a questo punto, sono questioni di lana caprina perché lo schema è cristallino.Il riassunto lo fa per tutti il ministro per i Rapporti col parlamento, il meloniano Luca Ciriani, che certifica come il patto d’acciaio autonomia-premierato sia ormai inscalfibile.
Oggi il premierato arriva in aula al Senato e l’obiettivo, in questo caso di FdI, sarebbe appunto strappare un primo sì entro l’8 giugno: «Speriamo di farcela, ma l’obiettivo politico è già raggiunto. Siamo soddisfatti, stiamo rispettando la tabella di marcia senza comprimere il dibattito parlamentare. Premierato e autonomia, ognuno con il suo percorso, sono in prossimità dell’arrivo».
Per poi aggiungere: «Il premierato forse passerà prima delle elezioni perché è in prima lettura, l’Autonomia potrebbe arrivare dopo. Ma la sostanza politica è che le due riforme marceranno sostanzialmente insieme».
La previsione, ormai pacifica, è che l’Autonomia, alla Camera, dovrà superare le forche caudine di un’opposizione agguerrita ma che non ci sarà fuoco amico, neppure da Forza Italia in sorpasso che, negli ultimi mesi, ha alzato il livello dello scontro con la Lega.
A Roma come in Veneto.
A «proteggere» il dl Calderoli da tentazioni di guerriglia è il patto d’acciaio di cui sopra. Un patto di non belligeranza perché tanto il premierato è in cima all’agenda di FdI, tanto l’Autonomia è tornata in cima a quella del vicepremier Matteo Salvini.
Sembrano davvero lontani i tempi della Lega sovranista che dilagava a Sud. Di ieri l’ultimo acceso scambio fra Salvini e il presidente campano, Vincenzo De Luca: «De Luca ha paura che con l’autonomia perde la maschera e se le cose non funzionano a Napoli o a Salerno non è colpa della sfortuna, dell’oroscopo, di Salvini o dell’autonomia che non c’é, ma è colpa sua che non è capace di fare il suo lavoro» ha attaccato ieri il segretario del Carroccio.
Nel frattempo, a montare la guardia notte e giorno, c’è il segretario veneto della Lega, Alberto Stefani, primo relatore del provvedimento a Montecitorio che, di fronte dello slittamento del calendario d’aula, non si scompone: «Il calendario dei lavori ci conferma che entro l’estate approveremo l’Autonomia. Un traguardo storico per i Veneti targato Lega».
Primo osservatore dell’ultimo, accidentato, miglio della riforma è naturalmente il presidente della Regione, Luca Zaia, che ripete ormai da un po’ due cose: prima o dopo le Europee poco cambia perché indietro non si torna e il corposo fascicolo con cui palazzo Balbi chiederà l’immediato avvio dell’Intesa Stato-Regione è bell’e pronto.
Lo sparo dello starter sarà proprio quell’ultimo sì della Camera che licenzierà la «cornice» delle singole «autonomie differenziate».
L’ennesimo rinvio, però, brucia: «Il posticipo dell’Autonomia mi rammarica ma non mi stupisce: – commenta il capo dell’intergruppo in consiglio regionale, Alberto Villanova – noi in Veneto siamo sempre pronti per i 100 metri, ma lo sapevamo benissimo che quando si ha a che fare con Roma e i suoi ritmi levantini, anche una simpatica corsa campestre si trasforma in una tormentata maratona».
Martina Zambon Corriere Veneto