Trovati positivi tre neonati. Ma è presto per stabilire se si tratti dello stesso ceppo che causò, 4 anni fa, la morte di quattro bambini e gravi malformazioni per alcuni altri
incubo citrobacter, è tornato all’Ospedale della donna e del bambino di Verona, dopo che tre neonati sono stati trovati positivi ad una infezione in seguito a screening. I risultati delle indagini sui bimbi “hanno ridimensionato l’allerta“, scrive in una nota l’Azienda ospedaliera universitaria. “Un neonato è stato dimesso in buone condizioni, un secondo si è negativizzato e solo uno risulta ancora positivo, ma senza segni di infezione, quindi sta bene”. L’azienda precisa che “non è attualmente possibile stabilire se il batterio sia dello stesso ceppo di 4 anni fa“. Allora il reparto venne chiuso dopo che fu scoperta la presenza del batterio che provocò la morte di 4 bambini e gravi lesioni per un’altra decina di neonati. Un centinaio furono i piccoli contagiati allora. Adesso, in via precauzionale sono stati immediatamente sospesi i ricoveri delle donne incinte al di sotto della 33^ settimana di gestazione.
Il Citrobackter koseri rimane un rischio per i neonati
Secondo Luca Brizzi, direttore Uoc Funzioni igienico-sanitarie e Prevenzione dei rischi, il Citrobacter koseri è un microrganismo comune, ma può rappresentare un rischio significativo per neonati prematuri o deboli. La rapida individuazione del primo caso anomalo ha consentito l’attivazione di protocolli straordinari e la formazione di un gruppo di lavoro dedicato.
Francesca Frezza, madre di Nina, una delle vittime del precedente focolaio di Citrobacter koseri, ha espresso preoccupazione e rimpianto per quanto accaduto cinque anni fa, sottolineando la gravità della situazione e la necessità di un’azione tempestiva. Frezza ha presentato denunce e protestato di fronte all’ospedale di Borgo Trento, e ora attende un’udienza legale per valutare ulteriori azioni in seguito alla richiesta di archiviazione avanzata dalla Procura.
Al Fatto Quotidiano ha dichiarato: “Se avessero fatto cinque anni fa quello che hanno fatto oggi, chiudendo il reparto, non avremmo avuto quattro neonati morti, tra cui mia figlia Nina, e 6 cerebrolesi. La situazione attuale dimostra la gravità e la sottovalutazione della situazione di allora, anche se la Procura ha chiesto l’archiviazione per due delle tre fasi della contaminazione esaminate da un perito, ravvisando ipotesi di responsabilità penale solo nella terza fase, riferita a due soli neonati. Il 31 maggio ci sarà l’udienza davanti al gip di Verona, dove ho presentato opposizione alla richiesta di archiviazione del pubblico ministero”.