Come per SarsCoV2, anche il virus dell’influenza aviaria ad alta patogenicità A/H5N1 che sta causato diversi focolai nelle mucche negli Stati Uniti con ogni probabilità ha circolato nel bestiame a lungo prima che qualcuno se ne accorgesse. Circa quattro mesi, secondo uno studio coordinato dal dipartimento dell’Agricoltura Usa e reso disponibile sulla piattaforma bioRxiv.
Lo studio ha ricostruito l’evoluzione del virus, il suo passaggio dagli uccelli alle mucche e la diffusione nel bestiame attraverso l’analisi delle sequenze genetiche.
Una delle caratteristiche dei virus influenzali è la loro capacità di mutare e acquisire porzioni da altri virus attraverso un processo definito riassortimento. Secondo la ricerca, nel virus dell’aviaria che sta infettando i bovini un evento chiave di questo tipo potrebbe essersi verificato verso la fine del 2023, quando l’agente patogeno, che circolava negli uccelli, ha acquisito parti di un altro virus dell’influenza aviaria a bassa patogenicità. Questa nuova caratteristica potrebbe aver consentito al virus di acquisire al capacità di infettare e diffondersi nei bovini. La prima infezione, secondo le ricostruzioni, è avvenuta tra la fine del 2023 e i primi giorni del 2024. A quel punto ha giocato un ruolo importante il trasferimenti di bestiame dal Texas ad altri Stati che ha consentito all’infezione di diffondersi, anche in maniera asintomatica, tra i capi.
Al momento, per i ricercatori, è difficile fare previsioni, ma ci sono diversi elementi di preoccupazione. Uno è l’identificazione di alcune varianti che, «se diventassero dominanti, potrebbero avere fenotipi che aumentano la probabilità di trasmissione tra diverse specie», si legge. Inoltre, la possibilità che il virus infetti diverse specie animali presenti negli allevamenti (per esempio i maiali) «potrebbe comportare un riassortimento e l’emergere di nuovi ceppi che aumentano rischio zoonotico».
Intanto arrivano informazioni sui gatti ammalati di aviaria negli allevamenti interessati. Uno studio pubblicato su Emerging Infectious Diseases, riferisce di circa 24 gatti domestici che sono stati esposti al latte di mucche malate in un caseificio nel nord del Texas: più della metà di loro si è ammalto ed è morto.
Presentavano i segni di una severa influenzale, per esempio, stato mentale depresso, movimenti rigidi del corpo, difficoltà a controllare i muscoli, cecità. Due di essi sono stati sottoposti ad autopsia che ha rivelato, tra l altre cose, emorragie anche a livello cerebrale, infiammazione del cervello e del cuore, polmonite. Particolarmente severi i danni agli occhi.
Per i ricercatori, la via di infezione può probabile è il consumo di latte infetto. «I nostri risultati suggeriscono la trasmissione tra diverse specie di mammiferi del virus aviario ad alta patogenicità A/H5N1 e sollevano nuove preoccupazioni riguardo al potenziale di diffusione del virus all’interno delle popolazioni di mammiferi», hanno scritto i ricercatori.
https://www.healthdesk.it/cronache/aviaria-virus-saltato-uccelli-mucche-4-mesi-fa