Gentile direttore,
le cronache riferiscono dei primi passi per ‘abolire il numero programmato’ per l’accesso ai corsi di laurea in medicina e chirurgia, odontoiatria e medicina veterinaria, contenuti in un “testo base” approvato dal comitato ristretto della Commissione Istruzione del Senato. In verità si tratta di altro, il testo non abolisce il numero programmato, ma compie il tentativo di superare l’attuale sistema di selezione cui va riconosciuto come unico pregio il fatto di essere “incorruttibile”. E non è poco. Il testo sconta però la mancata conoscenza del quadro di riferimento.
Gli accessi ai corsi di laurea in medicina veterinaria non possono che essere programmati. Non serve essere un addetto ai lavori per comprendere che un accesso indiscriminato è inverosimile, a meno di pensare a una didattica erogata in grandi spazi o su più turni giornalieri, cosa che comporta assunzioni di personale docente e ausiliario, disponibilità di ospedali didattici adeguati al numero di studenti, in uno contesto vocato alle ristrettezze ed alla penitenza.
In medicina veterinaria è consolidato un meccanismo di reciproco riconoscimento europeo dei corsi di laurea, evidentemente sconosciuto a chi ha redatto il testo in parola. Oltre al controllo nazionale delle sedi e dei corsi di studio fatto dall’ANVUR, dal 1988 esiste una Autorità ufficiale europea (EAEVE) che accredita le strutture che erogano corsi in medicina veterinaria. L’autorità ha l’obbiettivo di armonizzare i programmi di studio agli standard minimi indicati dalla Direttiva dell’Unione Europea 2005/36. In pratica EAEVE in collaborazione con la Federazione dei veterinari europei (FVE) verifica ogni 7 anni (con report intermedi) la preparazione universitaria ed il riconoscimento dei livelli qualitativi delle strutture eroganti didattica medico veterinaria universitaria secondo i benchmarks europei. In questo percorso, oltre all’assetto organizzativo, strutturale e di dotazioni tecnologiche vale il rapporto docenti/discenti che impegna il MUR in acquisizioni di mezzi e personale, e il rapporto studenti/casi clinici, cosa senza speranza, perché i casi clinici o ci sono o non ci sono e non c’è investimento economico che li produca. Gli slogan e i commenti entusiastici di questi giorni che immaginano di liberalizzare l’accesso ai corsi di laurea e generare un alto numero di profili medici veterinari descrivono un Paese che non ha percezione si se’, essendo realisticamente indisponibili risorse per adeguare ospedali didattici e personale, ed essendo illogico impegnare studenti e famiglie per affollare la società di laureati senza futuro.
Ora, occupandoci di cose terrene, i test attuali favoriscono chi ha una intelligenza logico- matematica, buona memoria ed è volenteroso. I risultati sarebbero simili se il test vertesse sull’enciclopedia ornitologica o sul listino dei prezzi di quattroruote. Con il nuovo sistema l’accesso indiscriminato al primo semestre consentirà l’ammissione al corso di laurea, nel numero programmato, di coloro che avranno acquisito tutti i CFU del primo semestre, collocati in una posizione utile in una graduatoria di merito nazionale. La programmazione degli accessi è materia dei Ministeri dell’Università e ricerca e della salute, della Conferenza dei rettori e della Conferenza Stato Regioni e sperabilmente delle professioni, al momento dimenticate. La nuova selezione, tanto creativa quanto potenzialmente iniqua, aprirà le porte a soggetti in passato esclusi dai test, bizzarri finché si vuole, ma “oggettivi”, “democratici”. Lo scenario di riferimento racconta un contesto difficile con elevati fattori stressanti, dove 9000 aspiranti medici veterinari, in base ai risultati universitari, saranno ridotti a 1000; i rimanenti 8.000 saranno indirizzati ad intasare le lauree paramediche a loro volta oggetto di programmazione. Vale pensare allo stress psicologico di mesi passati a gareggiare fra colleghi con la finalità di assicurarsi il voto più alto, oltre allo stress dei docenti impegnati in valutazioni che potranno spegnere per qualche decimo di voto i sogni dei loro studenti. Scelte forzatamente figlie di sensazioni personali. Tutto questo in un Paese che dovrà dimostrare che siamo finalmente estranei ad un sistema di “condizionamenti” per il passato quasi strutturale.
In un contesto di superamento dell’attuale sistema di selezione una variabile orfana è la motivazione, in questo ambito ci sono esperienze internazionali da mutuare. In generale possiamo pensare al “testo base” licenziato dalla Commissione come una prima piattaforma di discussione.
Gaetano Penocchio
QS