Finora in Emilia-Romagna sono state rinvenute 150 carcasse di cinghiali positive al virus. Le conseguenze economiche per la diffusione della peste suina ci sono già: l’export è bloccato verso Giappone, Cina, Corea del Sud e Taiwan, mentre in altri paesi ci sono limiti e si esportano solo mortadella e prosciutto cotto o, come negli Usa, solo prosciutto crudo a lunga stagionatura che inattiva il virus.
Il punto sull’andamento dell’epidemia è stato fatto oggi in commissione regionale, dove l’assessore Alessio Mammi ha ribadito le linee d’azione della giunta: “Ridurre drasticamente il numero dei cinghiali eradicando il virus della peste suina africana per salvare gli allevamenti e le esportazioni di carne di maiale, perché il rischio di ricadute dell’epidemia sulle imprese e sull’occupazione è drammatico”.
Si tratta in particolare del distretto dei salumi che comprende il piacentino e Parma con i suoi prodotti tipici a cominciare dal Prosciutto.
Questi obiettivi però secondo Mammi si possono raggiungere solo con un “salto di qualità dell’attività del commissario straordinario governativo che deve essere messo nelle condizioni di operare e utilizzare le risorse che ha a disposizione, a fronte di una Regione che ha già investito 13 milioni di euro”.
L’emergenza della peste suina africana, ha detto Mammi, “è nazionale e non si può pensare di convivere con il virus, ma occorre puntare alla sua eradicazione perché la nostra produzione di salumeria è un’eccellenza conosciuta a livello mondiale”. La Psa, ha evidenziato ancora l’assessore, “sta producendo danni economici con mercati chiusi in estremo oriente e altri paesi che minacciano il blocco dell’export. Ci sono problemi negli allevamenti, anche se finora non stati raggiunti dal virus, con la riduzione dei prezzi e la perdita di reddito. Ci sono conseguenze gravi sul piano economico che possono trasformarsi in problemi sociali, perché alcune aziende hanno già chiesto la cassa integrazione”.
Per Mammi il commissario straordinario “deve poter agire. Servono, poi, processi rapidi per gli appalti e derogare alle normative ordinarie. Le risorse in campo oggi sono poche, rispetto ai rischi che si corrono: il commissario ha stanziato cinque milioni di euro agli Atc per abbattere i cinghiali, ma il comparto vale miliardi di euro. Occorrono sospensione dei mutui, sostegno ai lavoratori, agevolazioni fiscali”.
Mammi ha ribadito inoltre di aver chiesto un incontro al Governo: “Dobbiamo salvaguardare l’export, riaprire i mercati di Giappone e dell’estremo oriente, avere un confronto con la Ue sui selvatici infetti”, visto che “se viene trovata una carcassa a 15 chilometri da un salumificio, a quest’ultimo vengono imposte limitazioni”.
La Regione finora ha stanziato 10 milioni di euro per la biosicurezza negli allevamenti, tra barriere di protezione e tecnologie per la sanificazione: “Se oggi il virus non è entrato in nessun allevamento – sottolinea l’assessore – è grazie alla prevenzione attuata con risorse e formazione. E sulla protezione, c’è stato un incontro con autostrade (A1 e A15) per bloccare il passaggio di cinghiali da una carreggiata all’altra, anche con reti e gabbie di cattura”.