Comizio della premier con Tajani e Salvini per le Regionali in Basilicata “L’autonomia serve al Sud”. La dem: “I numeri smentiscono la destra”
Il duello tra Giorgia Meloni ed Elly Schlein è annunciato dalle musiche di Ennio Morricone. Precedono, in una Potenza tornata invernale, il comizio finale della ex premier per la riconferma del governatore uscente Vito Bardi. Ma il terreno di scontro non è il deserto americano degli Spaghetti western bensì le corsie degli ospedali italiani, scenario di due contrapposte verità. Quella della presidente del Consiglio, che davanti a una platea che fatica a riempirsi — al punto che la presentatrice chiede ai militanti al riparo sotto i porticati di concentrarsi nella piazza — accusa la sinistra di «fake news», di «fare la morale sulle tasse che sono belle, come dice Schlein, perché ci si paga la sanità: non lo dica a noi che siamo il governo che ha messo più soldi nella storia d’Italia nel fondo sulla sanità». A Rionero in Vulture — una delle cinque città toccate dalla segretaria nazionale del Pd nel suo tour per sostenere la candidatura di Piero Marrese a governatore della Basilicata — Schlein aveva precisato però che la spesa è diminuita in rapporto al Pil. «I numeri non sono un’opinione», replica Meloni, che rivendica i suoi «134 miliardi di euro nel 2024 sulla sanità. E in rapporto al prodotto interno lordo la percentuale è del 6,88, la più alta di sempre».
Controreplica di Schlein: «Viene smentita dal suo stesso governo: nella legge di bilancio emerge chiaramente che la spesa sanitaria sul Pil sta scendendo fino a livelli precedenti alla pandemia. I dati sono sotto gli occhi di tutti e il decreto Pnrr certifica un ulteriore taglio di1,2 miliardi di euro alla sanità che tocca anche la messa in sicurezza degli ospedali». E a riprova cita il presidente del Friuli Massimiliano Fedriga, a capo della conferenza Stato-Regioni: «Per voce sua», dice, «i governatori del centrodestra parlano apertamente di smantellamento del sistema sanitario nazionale».L’altra divergenza riguarda medici e infermieri. «Abbiamo aumentato i loro stipendi. E siamo intervenuti sui medici gettonisti, una bella cosa che si è inventata la sinistra, è la vera privatizzazione della sanità pubblica. Abbiamo mandato i controlli e abbiamo scoperto che guadagnavano fino a tre volte di più dei medici assunti dal servizio pubblico nazionale». Anche la leader Dem, giovedì, tenendo il suo primo comizio della giornata davanti all’ospedale di Matera, aveva citato il caso dei gettonisti, ma spiegando che il fenomeno è una conseguenza del mancato reclutamento dei camici bianchi: «La legge che pone un limite l’ha approvata anche lei, da ministra del governo Berlusconi, nel 2004. Ora i medici e gli infermieri sono stremati, la situazione non si risolve con gli incentivi agli straordinari». E ieri ha ribadito: «Invece che fare propaganda Meloni metta più risorse e sblocchi il tetto alle assunzioni, per evitare che i reparti si svuotino e le liste d’attesa continuino ad allungarsi».
Ma non è solo sulla sanità che ledue leader parlano lingue diverse. Sono agli antipodi anche sull’autonomia differenziata, un tema che in Basilicata mette in imbarazzo lo stesso Bar di, che in un video diffuso dai suoi oppositori prova «a fare chiarezza» ma finisce per dire: «Io non sono né contro né a favore». Il centrosinistra, che prova a riconquistare la Basilicata, punta molto su questo argomento e Schlein, in visita nella casa del meridionalista Giustino Fortunato, aveva bollato la riforma come «pessima», «un becero patto di potere» nel quale il governo «non investe un euro»: «Non si è mai vista una patriota che spacca in due l’Italia». La premier sa che quello è un tallone d’Achille, in questa regione del Sud: «Certi slogan sono facili da veicolare. Figuriamoci se io, che credo nell’Italia unita più di ogni cosa, potrei lasciare metà di questa nazione indietro. Ma qual è il presupposto dell’autonomia differenziata? È l’individuazione dei livelli essenziali delle prestazioni. Che non sono mai stati individuati. Allora sì, c’è stato un divario tra territori», assicura la numero uno di Fratelli d’Italia, glissando sulle responsabilità dei governi di centrodestra. Poco prima, oltre ad Antonio Tajani, ha parlato Matteo Salvini. E lei tiene a far sapere che il governo non farà passi indietro sulla riforma Calderoli. «Non vuol dire che io levo a una regione per dare a un’altra. Significa, molto più banalmente, che se io ho una regione virtuosa, che spende bene i suoi soldi, io Stato posso dare a quella regione nuove competenze da gestire».
Repubblica