Il granchio blu atlantico (Callinectes sapidus) è una specie cosiddetta “aliena” per il territorio europeo, introdotta al di fuori del suo areale naturale di distribuzione (la costa occidentale dell’oceano Atlantico). La sua capacità di adattamento all’ambiente, l’elevata fecondità e capacità di dispersione, le grandi dimensioni e il comportamento aggressivo lo rendono una specie ad alto potenziale invasivo. Sebbene la sua presenza sia stata riportata nel Mediterraneo a partire dalla seconda metà del secolo scorso, questa specie ha provocato recentemente importanti impatti negativi ai settori della pesca e dell’acquacoltura italiana.
A partire dall’estate del 2023 le attività di venericoltura delle zone del Delta del Po sono state compromesse dall’aumento consistente di questo crostaceo e dalla sua attività di predazione nei confronti di molluschi bivalvi fossori, causando ingenti perdite nell’allevamento delle vongole veraci filippine (Ruditapes philippinarum) e il quasi totale blocco di un settore in cui l’Italia vanta il primato europeo. In questo contesto il Ministero dell’agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste (MASAF), ha deciso di avviare delle attività di studio per la valutazione di strategie di contenimento, raccolta e immissione sul mercato del granchio blu.
Infatti, se da un lato la presenza di questo crostaceo rappresenta una grave minaccia per la molluschicoltura italiana, dall’altra, almeno fino a quando non verrà ripristinato un equilibrio tra popolazione di molluschi e granchio blu, potrebbe essere, secondo le convinziuini del Masaf, una potenziale risorsa proteica da poter sfruttare ai fini alimentari, sia per consumo umano che come materia prima per la produzione di farine ad uso zootecnico, per l’industria del pet food o per l’estrazione di chitina/chitosano.
Tenendo conto però che il granchio blu è un bio-accumulatore di contaminanti organici e inorganici altamente tossici (metalli pesanti, PCB, diossine).
Nasce così, grazie all’accordo di collaborazione tra MASAF e IZSVe, il “Progetto di ricerca per la valorizzazione della specie alloctona invasiva Callinectes sapidus (Granchio blu) nelle aree marine costiere e di transizione del Nord Adriatico”, cofinanziato per un valore complessivo di 500.000€ e una durata di 18 mesi, fino a giugno 2025. Responsabile del progetto è il dott. Tobia Pretto, medico veterinario del Centro specialistico ittico (CSI), mentre il coordinatore scientifico è il dott. Amedeo Manfrin, medico veterinario a capo del Laboratorio di riferimento nazionale per le malattie dei crostacei, entrambi presso l’IZSVe.
Nello specifico, verranno prelevati individui provenienti dalle principali aree lagunari del Veneto, Emilia Romagna e Friuli Venezia Giulia, in particolare: Grado, Marano Lagunare, Caorle, Laguna di Venezia, Laguna di Scardovari, Goro e Cervia.
Il ruolo dell’IZSVe sarà quello di valutare:
- la sicurezza igienico-sanitaria del granchio blu, in relazione al possibile accumulo nella muscolatura edibile e nelle carni brune di metalli pesanti, contaminanti organici, composti clorurati PCB indicatori, diossine e PCB-CL.
- lo stato di salute delle popolazioni, ricercando la presenza di specifici patogeni del granchio blu, tra i quali il parassita dinoflagellato Hematodinium sp.responsabile della bitter crab disease, principale causa di collasso della popolazione di sapidus nell’areale di provenienza (coste occidentali dell’oceano Atlantico).
A margine va rilevato che proprio a causa delle sue caratteristiche di bio-accumulatore di inquinanti, tanto da essere utilizzato per testare il livello di inquinamento ambientale, le informazioni sugli effetti legati al consumo delle carni del granchio blu e i relativi aspetti di sicurezza alimentare sono stati oggetto di studi scientifici in varie parti del mondo. In alcune zone degli Usa, da cui origina, la carne del granchio blu è addirittura bandita; in altre località il suo consumo è consentito, ma con una serie di cautele.
Ora che questa specie di crostaceo si è diffusa massicciamente nei nostri mari potrebbero avere particolare interesse ricerche che indaghino le correlazioni tra livelli di contaminazione dei granchi blu e il rischio di determinate patologie nelle popolazioni che eventualmente li consumassero, specie se in modo abituale.