Torna a segnare tempesta il barometro dei rapporti fra il ministro per il Pnrr Raffaele Fitto e la Corte dei conti. Come accaduto nelle puntate precedenti, dal controllo concomitante alle relazioni periodiche sull’attuazione, il ministro affida la propriareplica a una nota irritata. In cui ora parla di «inutili polemiche strumentali sorte a seguito della Memoria», ma si rivolge fra le righe direttamente ai magistrati quando ricorda che «nessuno, ma proprio nessuno, ha avuto qualcosa da obiettare rispetto alla scelta di inserire nel Piano oltre 68 miliardi di euro di progetti in essere in parte incoerenti con la regolamentazione del Pnrr e la cui realizzazione non si sarebbe mai potuta concludere nei modi e nei tempi previsti». Dov’era la Corte quando c’era il Governo Draghi, si chiede in sostanza Fitto?
La miccia per il nuovo scontro è stata accesa dalla memoria depositata alla Camera sul decreto Pnrr-quater (decreto a cui sono stati presentati 1.390 emendamenti ma solo un centinaio saranno esaminati), in cui i magistrati contabili criticano la scarsa trasparenza sugli effetti finanziari puntuali prodotti dalla rimodulazione degli investimenti, lanciano un allarme sul meccanismo dei poteri sostitutivi anti-ritardi che rischia di andare in contrasto con l’autonomia di Regioni ed enti locali e soprattutto mettono i piedi nel piatto della querelle sui tagli alla sanità. In sintesi, il decreto toglie dal Piano nazionale complementare, replica domestica del Pnrr, 642,6 milioni destinati agli «ospedali sicuri e sostenibili» (-510 milioni) e all’«ecosistema innovativo della salute» (-132,6 milioni), spostando però larga parte di questi finanziamenti sul fondo ordinario per l’edilizia sanitaria istituito dalla Finanziaria del 1988 (Sole 24 Ore del 5 marzo). Quel fondo, avverte però la Corte dei conti, non è scontato dai tendenziali di finanza pubblica, quindi la sua attivazione avrebbe bisogno di nuove coperture. Qui scatta il cortocircuito con Fitto. «Il decreto non ha operato nessuna riduzione delle risorse alla Missione Salute – torna a rimarcare il ministro: la dote complessiva è rimasta a 15,625 miliardi, e in aggiunta il Governo ha assicurato ulteriori 500 milioni di euro per l’incremento dei costi delle materie prime».
A motivare la revisione, come in altri casi, è per Fitto il ritardo che avrebbe reso gli interventi incompatibili con il calendario Pnrr: 750 milioni tornano quindi ai vecchi finanziamenti pre-Piano perché i loro progetti «non sarebbero stati completati e collaudati entro il 2026». Anche sul fondo ordinario del 1998, aggiunge il ministro, «residuano 2,2 miliardi liberi e per i quali non risulta alcuna richiesta di impiego da parte delle Regioni». Il confronto, insomma, prosegue teso: nei prossimi giorni dovrebbe esserci una nuova ricognizione con il ministero della Salute, mentre per il 4 aprile è atteso il parere delle Regioni sul decreto.
Il Sole 24 Ore