Il piccolo aveva 4 anni quando mangiò il prodotto contaminato contraendo l’Escherichia coli. Già condannati i due titolari del caseificio per lesioni gravissime. La storia del piccolo M. M. che da anni è in stato vegetativo a causa di un solo pezzo di formaggio prodotto con latte crudo, e la lunga e dolorosa battaglia dei genitori ha commosso tutto il Trentino
Era il 5 giugno del 2017 quando un bambino che aveva 4 anni mangiò un pezzo di formaggio “Due Laghi”, prodotto dal caseificio sociale Coredo si sentì male e fu subito trasportato all’ospedale di Cles dove è rimasto alcune ore in osservazione. La situazione, però, era grave così il piccolo venne trasferito all’ospedale S. Chiara ma la pediatra che doveva valutare il caso si rifiuto di visitarlo, nonostante le richieste. Così ora la donna è stata rinviata a giudizio dal gup Enrico Borrelli.
E’ iniziata una lunga battaglia dei genitori per avere giustizia. E lo scorso dicembre l’ex presidente del caseificio sociale di Coredo, Lorenzo Biasi, e il casaro Gianluca Fornasari, sono stati accusati di lesioni gravissime e condannati dal giudice di pace a pagare una multa di poco meno di 2.478 euro. La causa è andata avanti e ora anche la pediatra dell’ospedale Santa Chiara di Trento andrà a processo: accusata di lesioni e rifiuto di atti d’ufficio. “Secondo la ricostruzione della pm Maria Colpani – scrive il Corriere del Trentino – la dottoressa si sarebbe rifiutata di visitare il piccolo all’ospedale Santa Chiara di Trento in gravissime condizioni nonostante la richiesta di una collega e questo avrebbe causato un ritardo nella diagnosi della malattia di Seu, scoperta solo tre giorni dopo, e quindi nell’inizio della terapia”.
Il riconoscimento al caseificio
L’indagine sulla pediatra è una costola del filone principale che ha portato alla condanna del caseificio. La Procura si era mossa nel 2017 dopo il sequestro da parte dei carabinieri del Nas del formaggio contaminato dal batterio escherichia coli che ha causato l’infezione. Un dramma difficile da dimenticare, ma qualcuno lo avrebbe fatto. Al caseificio, dove la famiglia Maestri aveva acquistato il formaggio contaminato, è stato infatti conferito il marchio di qualità per un prodotto. Nei giorni scorsi, alla presenza dell’assessora Giulia Zanotelli, c’è stato il taglio del formaggio «Val di Non Fresco Formaggio Nostrano», il primo prodotto agroalimentare a marchio Val di Non, prodotto proprio nel caseificio sociale di Coredo. Un riconoscimento che ha indignato la famiglia Maestri: «È vergognoso, mio figlio ha contratto l’Escherichia coli perché usavano un tubo per il trasferimento del latte sporco».