Il ministro: “Riduzioni unilaterali del prezzo”. Coldiretti: “Vittoria storica” I controllori di Parmalat parlano di danni infondati: faremo ricorso. Oltre cento casi sotto esame. Italatte acquista l’11% della produzione nazionale
Repubblica — Dopo gli agricoltori, ora tocca ai piccoli produttori di latte. La destra al governo “accarezza” un altro bacino del suo consenso per evitare il bis della protesta dei trattori. E per scongiurare un’emorragia di voti alle elezioni europee di giugno.
Prevenire è meglio che curare, la linea del ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida, che tende la mano agli allevatori facendo sponda alla “amica” Coldiretti: insieme contro la multinazionale francese Lactalis, che in Italia acquista 1,3 miliardi di litri di latte all’anno, pari a circa l’11% della produzione nazionale. E qui la mano si fa pesante. Al punto che il fedelissimo della premier Giorgia Meloni sceglie la strada delle sanzioni. La prima multa da 74 mila euro è stata già notificata dall’Ispettorato per la repressione delle frodi, il braccio operativo del ministero contro i reati alimentari. Altre arriveranno perché i casi sotto esame sono cento. L’accusa: Italatte, controllata da Lactalis, ha costretto gli allevatori a vendere il loro latte a prezzi inferiori rispetto aquelli concordati. E così, prosegue la traccia dell’affondo, i fornitori italiani hanno incassato meno di quanto pattuito. Lollobrigida lo dice senza troppi fronzoli: «Lactalis si è approfittata della sua posizione dominante per rivedere in senso unilaterale i contratti con i nostri produttori, abbassando il loro reddito». La società, dal canto suo, ricorrerà in sede civile. Intanto respinge le accuse: «Il danno economico presunto è totalmente infondato: nel 2023 le modifiche contrattuali proposte hanno consentito agli allevatori di ricavare 40 milioni di euro, oltre il 10% in più rispetto a quanto stipulato inizialmente con un prezzo in linea con il mercato».
Nello scontro si inserisce Coldiretti: la multa, promette, «è la prima storica vittoria di una battaglia sui prezzi del latte che sarà lunga e difficile ». L’assist al titolare dell’Agricoltura non è casuale: è stata l’associazione guidata da Ettore Prandini a denunciare Lactalis. Per riannodare il filo rosso bisogna tornare indietro, al 18 luglio scorso. Quel giorno Prandini invia all’Ispettorato ministeriale una segnalazione per pratica commerciale sleale contro Italatte. Nel documento rimasto inedito, ma che ieriRepubblica ha avuto modo di consultare, alla società viene imputata la violazione di un accordo, sottoscritto a fine gennaio ‘23 con Coldiretti Lombardia (la Regione che fornisce il 58% del latte italiano) per un prezzo fisso di fornitura tra gennaio e giugno (600 euro per mille litri il primo mese, poi 575). «Nonostante ciò – scrive Prandini con lettera del 2 maggio Italatte comunicava che a partire da aprile applicava unilateralmente» un’indicizzazione che «comportava una riduzione sostanziale del prezzo rispetto a quello» fisso. Quindi un minor incasso per gli allevatori. Fonti sindacali danno un’altra versione: l’accordo originario prevedeva una clausola per ridiscutere, proprio ad aprile, i termini dell’intesa. Italatte,quindi, si sarebbe mossa legittimamente, proponendo tra l’altro di abbassare sì il prezzo di acquisto del latte, tra aprile e giugno, ma anche di rialzarlo nei mesi successivi per risarcirli del taglio e incassando più soldi rispetto a quanti attesi dal ripristino, a partire da giugno, dell’accordo del 2022.