Il professore, 75 anni, era stato confermato solo per dodici mesi all’Agenzia del farmaco. Il ministro: “Sorpreso” Lo scontro prima della presentazione del nuovo cda. L’ex presidente aveva provato a farsi prolungare l’incarico. In pole ora c’è Rasi
Repubblica. Ieri mattina era tutto pronto per immortalare il cda della nuova Aifa, l’Agenzia del farmaco appena riformata dal governo Meloni. C’era pure il fotografo, che aspettava di mettere in posa il gruppo di persone alla guida dell’ente più importante della sanità italiana, che valuta efficacia e sicurezza dei farmaci, decide il loro prezzo e la loro rimborsabilità. Si occupa, cioè, dell’approvazione di prodotti che costano alle casse pubbliche circa 24 miliardi di euro ogni anno e ai cittadini una decina.
Tutto sembrava filare liscio finché il presidente Giorgio Palù ha deciso di leggere un suo documento, con il quale lascia l’incarico ricevuto appena dieci giorni fa. Il professore di microbiologia di Padova, che ha compiuto 75 anni nel gennaio scorso, attacca duramente il ministro alla Salute Orazio Schillaci e il governo, prima di lasciare un’agenzia sbigottita e mai così in confusione. «Siamo al disastro», commentavano ieri alcuni osservatori.
L’esecutivo e il ministero hanno lavorato per un anno alla riforma, eppure ora che è finalmente operativa hanno prima nominato una Commissione scientifica economica (quella che studia i dossier dei farmaci e decide se approvarli) con nomi giudicati inadeguati, come quello del farmacista di Bari Vincenzo Lozupone, e poi hanno perso subito il presidente. Sono mesi che si dà per certa la conferma di Palù, che era già presidente, e adesso è proprio lui a farsi da parte. Il motivo dell’addio al veleno è una cosa pure quella ben nota da tempo: la durata del contratto. «Trovo offensivo ed umiliante nei confronti della mia persona e del mio profilo scientifico e professionale in particolare la durata di un anno del mandato conferitomi, scelta quantomeno equivoca sul piano giuridico». Eppure Palù, che non poteva neanche essere pagato, era stato avvertito. La riforma che lui ha contribuito a realizzare ha previsto di concentrare, unico caso nella pubblica amministrazione italiana, la figura del direttore (che è stata eliminata) e quella di presidente in una sola persona, che ha la rappresentanza legale e soprattutto la gestione dell’agenzia. La legge Madia dice che un pensionato non può avere un incarico del genere.
Perché ha accettato la nomina sapendo a cosa andava incontro? Il professore ha provato a fare il giro di vari esponenti politici della maggioranza per chiedere un prolungamento, magari attraverso un emendamento da inserire nel Milleproroghe. Non è servito, non c’è stata alcuna “legge Palù” così ha mollato. Per di più aveva presentato una lista di nomine da fare e voleva che un suo fidato dirigente Aifa, Gianluca Polifrone, diventasse direttore amministrativo, ma nessuno degli incarichi gli è stato concesso. Così chiama incausa anche il governo: «La mancata sintonia col ministro e l’assenza di risposte dal governo mi costringono a dare le dimissioni».
Il microbiologo ne ha per tutti. «Recrimino la totale assenza di ascolto da parte del ministro nelle scelte operate per Aifa». In serata è arrivata una risposta piccata del ministro: «Apprendo con stupore le motivazioni che hanno portato il professor Palù alle dimissioni da presidente dell’Aifa. Credo si sia volutamente confuso il mio silenzio con la chiara non accoglienza di richieste non in linea col progetto di profonda riforma dell’Agenzia». Anche esponenti di FdI, e il sottosegretario Marcello Gemmato, prendono posizioni simili a quelle di Schillaci.
Palù prende di mira anche Rocco Bellantone, presidente dell’Istituto superiore di sanità. «Per di più — dice — l’interpretazione restrittiva viene adottata esclusivamente nei miei confronti, in netto contrasto con i decreti di nomina appena assunti dallo stesso ministro per pensionati ultrasettantenni chiamati a dirigere l’Istituto superiore di sanità o a far parte della Commissione di Aifa».
Cosa succederà adesso all’agenzia che invece del rilancio vive la crisi più nera della sua storia? Probabilmente verrà nominato un commissario straordinario per tre mesi. In pole position c’è Guido Rasi, già alla guida di Aifa e di Ema, l’agenzia del farmaco europea.