L’influenza aviaria ad alta patogenicità (HPAI) continua ad essere una seria minaccia per la sanità pubblica, messa a dura prova da questa ed altre emergenze, e per la sostenibilità dell’industria avicola. Il Centro di referenza nazionale per l’influenza aviaria presso l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie (IZSVe) ha confermato ieri una positività da virus H5N1 HPAI in un allevamento di circa 39.000 tacchini da carne nel comune di Piove di Sacco, in provincia di Padova. Le autorità sanitarie, a seguito della convocazione dell’Unità di Crisi Regionale, hanno immediatamente disposto le azioni di gestione del focolaio e il monitoraggio negli allevamenti avicoli siti nelle zone di restrizione che si estende fino alla provincia di Venezia.
Si tratta di un evento molto particolare in questo periodo in Italia, anche se gli esperti considerano elevato il livello di rischio per gli allevamenti almeno fino a metà marzo. La vicinanza geografica degli allevamenti avicoli alle zone umide della Laguna veneta, maggiormente frequentate da uccelli acquatici, impone di rafforzare l’applicazione delle misure di biosicurezza nel pollame e la sorveglianza nei volatili domestici e selvatici.
Il comparto delle carni avicole sta vivendo un momento favorevole: ha una quota di mercato sul paniere delle carni di circa il 19% sul totale ed è la seconda più consumata dopo quella bovina. Nel 2023 ha ripreso a crescere la domanda domestica. Il monitoraggio Nielsen-Ismea ha registrato un aumento in volume su base annua di oltre il +5%, grazie a una maggiore disponibilità, mentre la spesa sale del +9% per l’aumento dei prezzi, comunque meno rispetto alle altre carni (+3,6%).
Il Centro di referenza sta monitorando con estrema attenzione la circolazione e l’evoluzione del virus HPAI, attraverso un’intensa attività di sorveglianza. “In Europa si è osservato un cambiamento delle specie di uccelli selvatici coinvolte e una maggiore diversificazione genetica del virus H5N1 – dichiara Calogero Terregino, direttore del Laboratorio di referenza europeo (EURL) per l’influenza aviaria presso l’IZSVe – mentre in Italia quest’anno il numero di soggetti positivi tra gli anatidi è stato inferiore rispetto agli anni precedenti, nonostante l’epidemia di HPAI in Europa nel biennio 2022-2023 abbia nel complesso superato l’anno epidemiologico precedente. Gli esatti motivi non sono ancora del tutto chiari ma è probabile che molte specie aviarie stiano acquisendo una graduale resistenza verso i virus HPAI, il che rende la loro circolazione ancora più subdola e difficile da intercettare se non con un grande sforzo di campionamento”.
Emergenze, servizi veterinari in prima linea, Fvm: servono organici adeguati
I veterinari pubblici sono in campo con compiti di sorveglianza aumentata, misure straordinarie restrittive, controlli a tappeto negli allevamenti e sui selvatici. Una strategia di contrasto complessa e capillare che ha bisogno di una macchina organizzativa efficiente e di organici adeguati a questi e agli altri compiti che la sanità veterinaria pubblica deve assolvere. Di fronte ad emergenze sempre più serie e incalzanti il sovraccarico delle attività non può rappresentare una garanzia di risposta efficiente.
Su piante organiche già “storicamente” carenti si sono innestati il lungo blocco delle assunzioni, la sempre più elevata età media del personale veterinario e il massiccio numero di pensionamenti anticipati degli ultimi anni che hanno concorso a una ulteriore riduzione. Pesa oggi anche il tetto di spesa alle assunzioni e il ritardo con cui le Ulss procedono al turn over. La perdita di unità lavorative ha portato a una situazione di vero e proprio allarme per il funzionamento e la tenuta del sistema dei controlli ufficiali, il soddisfacimento dei Lea, le numerose prestazioni veterinarie di sanità, benessere animale e sicurezza alimentare, per non parlare, appunto, del contrasto alle emergenze (influenza aviaria, peste suina africana, ecc). Da tempo la Federazione Veterinari e medici chiede, inutilmente, alla Regione di integrare gli organici, che sono inferiori del 30% alla media nazionale del personale veterinario pubblico, oltretutto in una delle regioni più vocate all’agroalimentare in Italia. Da qui la richiesta che venga adottato un sistema di calcolo dei fabbisogni che tenga conto, non solo del volume delle attività programmate e dei tempi necessari a svolgerle, ma anche delle emergenze che si susseguono con sempre maggiore frequenza.
Lo scenario. Terregino: “Cambiano le specie coinvolte, aumentano i genotipi virali”
Tra le novità di questa ultima stagione invernale, in Europa si è assistito a un cambiamento delle specie più coinvolte dall’infezione dei virus HPAI. Se da un lato c’è stato un drastico crollo dei casi identificati nei gabbiani e nelle sterne, che lo scorso inverno erano stati decimati dal virus, altre specie sono state Invece pesantemente colpite, come nel caso delle gru cenerine, morte a migliaia in tutta Europa.
Sul fronte virale è stato osservato un forte calo dei rilevamenti del genotipo H5N1 denominato BB, che ha circolato ampiamente in Europa negli uccelli marini durante i mesi estivi. Da ottobre 2023 invece è aumentato il numero di altri genotipi in circolazione, molti dei quali non erano mai stati rilevati in Europa. Il cambiamento nella prevalenza dei genotipi individuati e l’aumento della loro diversità, probabilmente è dovuto alla diminuzione del numero di casi nei gabbiani e all’aumento della prevalenza nelle anatre e in altre specie di uccelli selvatici.
Altra novità rispetto agli anni precedenti è l’aumento ritardato del numero di positività ai virus HPAI negli uccelli acquatici, probabilmente a causa di un inizio più tardivo della migrazione invernale di diverse specie di uccelli selvatici per le alte temperature registrate in autunno; ad esempio, la migrazione autunnale del fischione nei Paesi Bassi ha raggiunto il suo picco circa 2-3 settimane più tardi nel 2023 rispetto ai tre anni precedenti. Negli anni precedenti questo aumento era già stato osservato all’inizio di ottobre, mentre quest’anno si è verificato solo a partire da novembre.
Tra le specie più pericolose per la diffusione dei virus HPAI ritroviamo sempre le anatre selvatiche (germani, alzavole, fischioni, codoni, mestoloni, canapiglie). Queste specie sono in grado di trasportare virus anche molto patogeni per il pollame senza manifestare sintomatologia. Per questo motivo la cosiddetta sorveglianza attiva, ossia quella rivolta sugli animali apparentemente sani, è fondamentale per identificare il virus.
Per le attività di sorveglianza sono state coinvolte le associazioni venatorie, i singoli cacciatori, le valli da pesca della Laguna Veneta i Centri di recupero della fauna selvatica (CRAS). La collaborazione con queste realtà si è rivelata molto preziosa ai fini dell’individuazione precoce della circolazione di virus influenzali aviari HPAI nell’avifauna selvatica su tutto il territorio.
21 febbraio 2024