L’ennesima giornata di lavoro in emergenza al ministero dell’Economia produce la soluzione sulla querelle nella maggioranza intorno agli sconti Irpef per l’agricoltura. Dopo un fitto lavorio tecnico, la nuova proposta che in serata ottiene il via libera della Lega poggia su un doppio sconto: l’Irpef agricola viene azzerata per le fasce di reddito fino a 10mila euro, come da previsioni della vigilia, ma nell’architettura si aggiunge una seconda fascia, fra 10 e 15mila euro, in cui l’imposta sarà ridotta della metà. In questo modo, l’impianto elaborato dal viceministro all’Economia Maurizio Leo in collegamento con il titolare dei conti, Giancarlo Giorgetti, e con il responsabile dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida, costruisce un sistema a tre scalini che offre riduzioni a tutti: perché l’azzeramento per la quota fino a 10mila euro e il dimezzamento fra 10 e 15mila riguarderà anche chi ha redditi superiori, e pagherà di conseguenza l’Irpef piena solo per la quota da 15mila euro in su. «Grande soddisfazione» arriva da fonti della Lega, che salutano così «la determinazione del governo a rivedere il provvedimento sull’Irpef come richiesto sin dalla scorsa settimana da Matteo Salvini». «In maggioranza ci sono sfumature diverse – riassume la premier Giorgia Meloni – ma quando c’è da trovare delle soluzioni le troviamo sempre».
La pace ritrovata nel Governo dopo un fine settimana di tensione costa 220 milioni quest’anno, e circa 350 nel biennio. Sul piano dei numeri, l’impianto partorito alle Finanze soddisfa il requisito fatto circolare da fonti di Governo fin dalla mattina: perché lo sconto abbraccia circa il 90% del totale dell’Irpef agricola dovuta da persone fisiche, coltivatori diretti, imprenditori agricoli professionali (Iap) e società semplici.
Le risorse arrivano dal Fondo della delega fiscale, cioè dalle maggiori entrate attese dai decreti attuativi della riforma e destinate nelle intenzioni del Governo a far camminare nei prossimi anni le nuove tasse, a partire dall’Irpef a tre aliquote ora prevista solo nel 2024. Semaforo verde anche per la proroga a fine anno della revisione dei veicoli agricoli più datati (immatricolati prima del 1984).
L’annuncio del via libera arriva poco prima delle 20 anche nella riunione di maggioranza che a Montecitorio sta portando avanti l’esame dei correttivi al Milleproroghe. A ieri sera non tutti i tasselli sembravano però ancora arrivati al proprio posto.
L’istruttoria portata avanti dal ministro dei Rapporti con il Parlamento Luca Ciriani e dalla sottosegretaria al Mef Sandra Savino con i presidenti delle commissioni Affari costituzionali e Bilancio della Camera, e con un ruolo centrale dei tecnici ministeriali che hanno smistato in prima persona gli emendamenti, ha accantonato la proroga delle agevolazioni per i mutui sulla prima casa degli under 36, ora a rischio caduta se non si risolveranno nelle prossime ore le incognite sulla copertura. Accantonata anche la norma che sospende per sei mesi l’obbligo dell’assicurazione RcAuto per i veicoli fermi, altra mossa di interesse anche per il mondo dell’agricoltura.
Tra le conferme arriva invece il probabile via libera a un nuovo congelamento per un anno della legge Severino sulle incompatibilità degli amministratori locali, che avrebbe vietato per due anni l’assunzione di incarichi dirigenziali di vertice negli enti o nelle partecipate agli amministratori in uscita dai 3.697 Comuni al voto (oltre che dalle Regioni chiamate al rinnovo nei prossimi mesi). Riformulato con scadenza 2024 l’ennesimo allungamento dello scudo erariale, che ferma le contestazioni della Corte dei conti per colpa grave limitandole quindi ai casi di dolo o grave inerzia: una mossa, questa, destinata ad accendere nuove critiche dai magistrati contabili che questa mattina terranno la cerimonia di apertura dell’anno giudiziario davanti al presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Nel capitolo relativo agli enti locali sembra poi destinata a farsi largo un’altra proroga, fino a fine 2024, della gestione commissariale del vecchio (ormai vecchissimo) debito di Roma Capitale.
Una novità arriva anche in fatto di Fisco. L’entrata in vigore dell’Iva per il Terzo settore slitta al 1° gennaio 2025, quando però il Governo ha intenzione di mettere in campo un nutrito pacchetto di semplificazioni per non gravare troppo il settore almeno dal punto di vista degli emendamenti. Confermata invece la riapertura dei termini per le rate della rottamazione-quater, che potranno essere pagate entro il 15 marzo (con i canonici 5 giorni di tolleranza), e la riapertura del ravvedimento speciale, che abbraccerà anche le dichiarazioni 2023 sui redditi 2022: qui la data chiave è il 31 marzo, quando andrà pagato il tutto in soluzione unica oppure la prima delle quattro tranche (le altre scadranno il 30 giugno, il 30 settembre e 20 dicembre).
Il Sole 24 Ore