Claudio Testuzza- Per fondi pensione chiusi (o negoziali) si intendono i fondi pensione destinati a specifiche categorie professionali o a dipendenti di una singola azienda o categoria aziendale.
Il fondo pensione aperto è, invece, una forma pensionistica istituita da banche, Sgr, imprese d’investimento e imprese di assicurazione rivolta, in linea di principio, a tutti. Possono aderire a tali fondi anche soggetti che non svolgono attività lavorativa e che vogliano dotarsi di una copertura pensionistica integrativa di quella pubblica.
Alla fine del 2022 risultavano operativi 40 fondi pensione aperti, per un totale di 1,8 milioni di aderenti e di 1,84 milioni di posizioni in essere, calcolate tenendo conto, anche, delle iscrizioni multiple riferite allo stesso soggetto. Pari invece a 28 miliardi di euro l’attivo netto destinato alle prestazioni e a 2,8 miliardi i contributi raccolti, di cui 1,9 in arrivo da lavoratori dipendenti. Circa 796 milioni sono riferibili al flusso del Tfr. Un aumento del 4% degli iscritti, rendimenti superiori alla rivalutazione del Tfr e risorse per le prestazioni a quota 222,6 miliardi, in crescita dell’8,2%. Per la previdenza complementare il 2023 si è rivelato un anno di crescita dopo la frenata del 2022 dovuta alle difficoltà dei mercati finanziari.
I fondi pensione aperti hanno chiuso il 2023 riuscendo a recuperare il 70% circa delle perdite accumulate l’anno precedente. Il 2022 è infatti passato alla storia come un annus horribilis dei mercati finanziari sia per le Borse che per il reddito fisso. Tanto che, nelle linee censite avevano accumulato, in dodici mesi, perdite medie pari al -10,3%. Il 2023 viene invece chiuso a +7,2%.
Tutte le tipologie di forme pensionistiche e di comparti registrano in media risultati positivi. I rendimenti sono risaliti facendo registrare un +6,7% nei fondi pensione negoziali, il +7,9% nei fondi aperti e un 8,3% nei Pip “nuovi”. Per i comparti azionari le performance migliorano ulteriormente: +10% nei fondi negoziali, +11,3% in quelli aperti e +11,4% nei Pip.
Nel rapporto della Covip, la Commissione di vigilanza su i fondi pensione,
si osserva che nelle linee bilanciate i risultati sono stati, in media, pari al 6,9% nei fondi negoziali, all’8,3% nei fondi aperti e al 7,1% nei Pip. Mentre sono stati più contenuti per i comparti obbligazionari e garantiti.
Analizzando le singole categorie, si evidenzia che i comparti azionari hanno recuperato tutte le perdite del 2022, quando registrarono un calo medio del -11,5% . Nel 2023 evidenziano per contro un +11,8%. Perfettamente in linea con la media i fondi pensione bilanciati, con una performance 2023 del +8,0% che si confronta con un -11,3% del 2022. I bilanciati obbligazionari evidenziano invece un recupero del 61% (+6,2% quest’anno e -10,2% nel 2022) e la stessa percentuale emerge per i fondi pensione garantiti : +5,0% quest’anno e -8,2% nel 2022. La percentuale di copertura delle perdite accumulate nel 2022 scende invece al 49% per i fondi pensione aperti obbligazionari che nel 2023 registrano un apprezzamento medio della quota del +5%, a fronte di un -10,3% accusato nel 2022.
Per fare una migliore valutazione il rendimento va considerato però negli anni, ed infatti la Covip, oltre a comunicare i dati per il 2023, ha pubblicato anche le tabelle con i confronti pluriennali. In un orizzonte più lungo, nei dieci anni compresi tra l’inizio del 2014 e la fine del 2023, il Tfr appare decisamente più competitivo con un rendimento medio del 2,4 % e batte ampiamente le linee obbligazionarie e anche quelle garantite, che mostrano invece rendimenti medi vicini o di poco superiori allo zero. Mentre vanno molto meglio le linee azionarie, con rendimenti medi tra il 4 e il 4,5%. I rendimenti medi delle linee bilanciate, invece, sono compresi tra il 2 e il 3%.
Il Sole 24 Ore