Per la necessità di formare un nuovo maggiore di medici, per l’anno accademico 2025-2026, si pensa di creare un sistema di sbarramento che preveda il superamento di una serie di esami caratterizzanti ed un test nazionale
Creare un sistema di sbarramento che preveda il superamento di una serie di esami caratterizzanti ed un test nazionale. Chi non li supererà o non lo farà con voti sufficientemente alti, potrà iscriversi ad un’altra facoltà. È questa la proposta che si va delineando per l’ingresso a Medicina, dall’anno accademico 2025-2026, dopo il fallimento dei Tolc Test. La richiesta nasce dalla necessità di formare un nuovo maggiore di medici. La ministra dell’Università Anna Maria Bernini è stata sentita in commissione Istruzione al Senato dove si è chiusa la discussione generale sulle proposte di legge parlamentari che mirano a superare il numero chiuso. L’intesa politica raggiunta – a quanto si apprende – è per dare una delega al governo che con un decreto legislativo metterebbe nero su bianco la nuova proposta per l’accesso a Medicina del prossimo anno accademico.
Nel frattempo, per il prossimo anno accademico, si continueranno a fare i test ma con la banca dati ‘aperta’. Il nuovo progetto ha bisogno della definizione di una serie di dettagli tecnici: dal numero e dal tipo di esami da superare, alla predisposizione o meno di un test nazionale e altro ancora. Nel frattempo, il ministero dell’Università ha sempre chiarito che si proseguirà nell’apertura sostenibile dell’accesso, aumentando gradualmente il numero di iscritti, nel solco di quanto fatto negli ultimi anni ma l’apertura senza filtri è considerata impossibile: ci sarebbe bisogno di un finanziamento di 2 miliardi l’anno per il solo adeguamento delle strutture e della didattica. “L’Italia – ha sempre sottolineato il ministro Bernini – ha sì bisogno di medici ma soprattutto di medici bravi. La qualità della formazione medica in Italia ha raggiunto livelli molto elevati e obiettivo della riforma è mantenerli tali. Il progressivo allargamento degli accessi è stato accompagnato da un maggior finanziamento – pari a 23 milioni – destinato esclusivamente alle facoltà di Medicina”.
“Abbiamo compiuto un altro passo avanti importante nella giusta direzione. Molto è stato già fatto, a partire dai 4000 posti in più per le facoltà di Medicina e Chirurgia, e tanto stiamo ancora facendo per imprimere la svolta necessaria”, ha commentato oggi il senatore della Lega Roberto Marti, presidente della commissione Cultura e Istruzione a Palazzo Madama, al termine dell’audizione della ministra. Intanto ha raggiunto le 4 mila firme la petizione lanciata da Link- coordinamento universitario indirizzata ai parlamentari nella quale si chiede di prorogare l’anno accademico per tutte le facoltà che altrimenti termina il 31 marzo.
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