Dal 2009 al 2022 sono 248 i contratti di esternalizzazione delle attività logistiche stipulati con strutture sanitarie pubbliche per servizi e attività di logistica ospedaliera, per un valore di 680 milioni di euro. Circa la metà dei contratti interessa la gestione del magazzino ospedaliero, il 17% il trasporto interno di beni sanitari (farmaci, dispositivi medici, ecc.) mentre solo il 7% prevede un servizio di logistica integrata. Questi i risultati emersi dall’indagine realizzata dall’Osservatorio Contract Logistics “Gino Marchet” della School of Management del Politecnico di Milano, in collaborazione con Consorzio Dafne, presentata oggi.
«Nella logistica legata all’healthcare sono in atto cambiamenti e trend che impatteranno sugli attuali equilibri della filiera e che ne andranno a modificare l’assetto – spiega Damiano Frosi, direttore dell’Osservatorio Contract Logistics -. Ad esempio, il paziente diventa un nodo sempre più centrale e si sviluppano nuovi servizi e flussi logistici per servirlo a domicilio». Fenomeni come l’aumento delle patologie croniche, l’invecchiamento della popolazione e la capacità limitata delle strutture sanitarie fanno guardare infatti alla cura domiciliare come opportunità e direzione di lavoro per il futuro. «Aumentare le cure domiciliari porterà con sè una serie di cambiamenti sia nell’erogazione dei servizi clinici, sia nella strutturazione dei servizi e dei flussi logistici, poichè sarà sempre più frequente servire i pazienti direttamente al loro domicilio» precisa Damiano Frosi, direttore dell’Osservatorio Contract Logistics – Nuovi servizi si stanno vagliando anche in ambito di distribuzione di ultimo miglio tra ospedale e paziente: i pazienti soggetti a determinate patologie che richiedono il ritiro della terapia presso la struttura ospedaliera potrebbero riceverla direttamente a domicilio. Infine, già oggi si rileva una crescita del canale eCommerce anche nel settore healthcare».
Per Maria Pavesi, ricercatrice dell’Osservatorio Contract Logistics «il settore della logistica viene considerato sempre più strategico, anche perché all’interno degli ospedali si inizia a capire che esternalizzare le attività logistiche consente alle strutture ospedaliere di riassegnare il personale sanitario alla gestione clinica, sgravandolo della logistica, a beneficio e vantaggio del servizio e della cura del paziente».
Ovviamente affidare alcune o tutte le attività logistiche a operatori specializzati richiede una revisione dei processi e dell’organizzazione tradizionale, aspetto che, come in qualsiasi contesto, può generare timore e resistenza al cambiamento. «Il farmacista ospedaliero, per esempio, manifesta il timore di perdita di controllo, cioè di perdita della visibilità e del presidio su alcune attività, fattore critico in particolare per la gestione di giacenze e approvvigionamenti di determinate tipologie di farmaci e prodotti – – commenta Pavesi – Per questi motivi è ancora importante fare cultura sul tema dell’outsourcing strategico della logistica in ambito ospedaliero, poichè sposare questo modello non prevede l’esclusione del farmacista dalle scelte strategiche e la sua totale esclusione dai processi logistici. L’obiettivo è quello di inserire personale e competenze dedicate all’ottimizzazione e al miglioramento delle attività logistiche, misurate anche attraverso parametri definiti e controllati dalla farmacia ospedaliera. Il tutto lasciando al direttore della farmacia ospedaliera visibilità, presidio e possibilità di intervento».
Il Sole 24 Ore