L’Efsa, su richiesta della Commissione europea, ha aggiornato la valutazione dell’arsenico inorganico tenendo conto dei nuovi studi effettuati sui suoi effetti tossici. I riscontri confermano l’esito della precedente valutazione (2009) circa i rischi legati alla sua presenza negli alimenti.
Che cos’è l’arsenico
L’arsenico è un elemento chimico (numero atomico 33, peso atomico 74,92); è un metalloide che allo stato elementare si presenta in due forme solide diverse, gialla e grigia/metallica. L’arsenico è presente nell’ambiente in varie forme organiche e inorganiche, di origine sia naturale che antropogenica.
Le forme inorganiche dell’arsenico – arsenico trivalente e pentavalente, denominate insieme “arsenico inorganico” (As-i) – sono molto più tossiche di quelle organiche. L’elemento puro non è solubile in acqua, mentre i sali di arsenico hanno diversi gradi di solubilità secondo le caratteristiche e il pH dell’ambiente.
La maggior parte dei composti inorganici dell’arsenico sono utilizzati nel trattamento e nella conservazione del legno. I composti dell’arsenico, soprattutto quelli organici, vengono ancora utilizzati, anche se in misura minore rispetto al passato, con diversi impieghi nei prodotti destinati al campo agricolo. Alcuni composti vengono usati nell’industria microelettronica e nella fabbricazione di semiconduttori.
Quali alimenti lo contengono
L’arsenico è un contaminante largamente diffuso, sia in natura che come risultato di attività dell’uomo.
Sono i cibi la principale fonte di esposizione per la popolazione europea in genere. I principali alimenti all’origine dell’esposizione sono il riso e i prodotti che ne derivano, come i cereali. Anche l’acqua potabile contribuisce all’esposizione, benché i livelli in Europa siano bassi.
I rischi per la salute
L’assunzione prolungata di arsenico inorganico è stata associata a una serie di effetti nocivi sulla salute, tra cui alcune forme di cancro. Per l’Efsa, l’effetto nocivo più rilevante associato all’esposizione all’arsenico inorganico è l’aumento dell’incidenza di tumori della pelle. Gli esperti hanno concluso che proteggersi dal cancro della pelle può prevenire anche altri effetti potenzialmente nocivi.
Per valutare le sostanze genotossiche e cancerogene presenti accidentalmente nella filiera alimentare, l’Efsa applica il calcolo del Margine di esposizione (Moe, Margin Of Exposure) per i consumatori, ossia il rapporto tra due fattori:
- il quantitativo al quale si osserva un effetto nocivo di piccola entità ma comunque misurabile
- il livello di esposizione alla sostanza della popolazione presa in esame. Un Moe basso corrisponde quindi a un rischio maggiore.
Sulla base dei dati derivanti dagli studi più recenti, un Moe pari o inferiore a 1 corrisponde a un livello di esposizione all’arsenico inorganico collegabile a un aumento del rischio di cancro alla pelle. Negli adulti europei, i Moe si attestano su valori bassi, variando tra 2 e 0,4 per i consumatori medi e tra 0,9 e 0,2 per i consumatori forti. Ciò comporta quindi dei grossi rischi per la salute.
L’Efsa sta anche valutando i rischi potenziali legati all’esposizione ad arsenico organico negli alimenti. Al termine di questa valutazione procederà a valutare i possibili rischi derivanti dall’esposizione congiunta, sia all’arsenico organico che a quello inorganico presenti negli alimenti.
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