Il Ministero della Salute comunica alla World Organization for Animal Health – WOAH (ex OIE) i dati relativi al Focolaio di Peste Suina Africana tipo II registrato a Dorgali (Nuoro) nel settembre 2023, in un piccolo allevamento a conduzione familiare, estinto rapidamente, evitando così la diffusione di un ceppo “importato”, a potenziale ricombinazione con il ceppo autoctono. ASF Tipo 2 Sardegna WOAH
Il Ministero della Salute in data 12 gennaio 2024 ha trasmesso a WOAH (ex OIE) il report sul focolaio occasionale di Peste Suina Africana sostenuto da ceppo di tipo II, verificatosi in Sardegna in provincia di Nuoro nel settembre 2023, e prontamente limitato dai servizi sanitari regionali, anche attraverso il tracciamento della filiera.
Il focolaio riconosce una data di “importazione” fatta risalire al 6 settembre 2023 e si è verificato in un allevamento di suini a conduzione familiare, il cui allevatore risulta proprietario di una macelleria, con l’utilizzo delle rifilature della carne nell’alimentazione animale.
Le tempestive misure atte a prevenire l’ulteriore trasmissione del virus di tipo II, non autoctono in Sardegna, hanno consentito appunto che la Commissione Europea considerasse tale focolaio “occasionale” e “di importazione” e circoscritto all’area in provincia di Nuoro, e quindi estinto in data 18 Dicembre 2023. Questo, anche a seguito di un depistaggio effettuato su 350 cinghiali della zona, con esiti negativi per quanto riguarda il virus della PSA tipo II.
La definizione di focolaio di importazione, tuttavia, sottolinea la criticità verificatasi nel Nord Italia, riguardo all’invio a macelli di grande capacità di partite di maiali infetti con virus di tipo II nell’agosto 2023.
Ricordiamo che il virus è estremamente persistente nell’ambiente e nei locali di macellazione e lavorazione delle carni, per cui è assolutamente fondamentale che la biosicurezza venga applicata e osservata a livello di allevamento.
La consegna di animali infetti a macelli costituisce un evento molto grave, e probabilmente è stato all’origine del focolaio occasionale sardo di importazione, anche se il report pubblicato da WOAH non cita come il sierotipo II sia entrato in Sardegna e non fornisca informazioni al riguardo del tracciamento della filiera.
Interviste rilasciate dagli addetti ai lavori ad organi di stampa nazionali indicano che “Dalle analisi epidemiologiche il virus del genotipo 2, quello in circolazione al nord Italia, è arrivato nell’isola “attraverso carni provenienti da focolai del nord Italia”.
Probabilmente saranno state attivati altri depistaggi, per rintracciare le varie destinazioni sul territorio nazionale delle carcasse che originavano dallo stesso macello e/o allevamento, oltre ai controlli sull’allevamento di provenienza
Le certificazioni di accompagnamento elettronico degli animali, i certificati di avvenuta macellazione con le specifiche dell’allevamento e del macello di provenienza delle carcasse oltre che al confronto tra i genomi del virus continentale e quello di Dorgali dovrebbero comunque essere nella disponibilità degli interessati, e costituiscono un importante materiale, anche didattico, per aggiornare le procedure di biosicurezza e di tracciabilità della filiera suina, di stretta attualità.
Infatti, le segnalazioni del Dipartimento di prevenzione dell’Asl di Napoli evidenziano la positività alla PSA in due campioni di alimenti etnici contenenti ingredienti di origine animale importati illegalmente in Italia. Le analisi sono state effettuate dai laboratori dell’IZSUM quale centro di referenza nazionale per la PSA.
Su questa evidenza si basa la recente disposizione del Ministero della Salute che prevede una intensificazione dei controlli sulla presenza di Virus della PSA su partite alimenti etnici etichettati come “vegani” di importazione. Gli interventi “coordinati a livello nazionale” si svolgono presso negozi, punti vendita, mercati rionali cittadini.
Tornando al focolaio di importazione di Dorgali, si può dire che il caso è stato estremamente grave, nonostante le ridotte dimensioni del focolaio. Si è corso il rischio di una ricombinazione tra virus tipo I autoctono in Sardegna e virus tipo II di importazione “continentale”. Questo avrebbe pressoché compromesso tutti gli sforzi di risanamento isolani, con danni economici non immaginabili, e perdita di credibilità delle istituzioni.
Laddove suini infetti entrassero nei macelli, eludendo i principali controlli che si focalizzano sull’origine e provenienza degli animali e i controlli veterinari non cartacei al momento del carico e dello scarico dei suini, per assicurarsi sulla salute e benessere degli animali, la diffusione virale sarebbe oltremodo generalizzata, dando luogo alla contaminazione oltremodo persistente degli alimenti, degli ambienti di lavoro, e degli indumenti degli addetti ai lavori.
In piena pandemia COVID-19, giova ricordare che alcuni paesi asiatici avevano respinto partite di carne e di pesce europee la presenza di materiale genetico di Sars-CoV-2, comunque non correlabile alla presenza di infettività. Il contenzioso era sfociato poi, nell’ambito del regolamento SPS, in sede di WTO, in quanto i Paesi danneggiati hanno sostenuto che il respingimento fosse da ritenersi non giustificato da un punto di vista sanitario, e quindi di fatto costituisse una misura protezionistica.
Per il virus PSA, date le caratteristiche di persistenza ambientale e infettività a bassissime cariche, questo non è il caso.
A cura redazione Sivemp Veneto