In media il taglio dell’Irpef che scatta nel 2024 vale 170 euro di risparmio all’anno per ognuno dei 25 milioni di contribuenti interessati ed arriva ad un massimo di 260 euro. In valore assoluto ad essere privilegiati sono i redditi medio alti, ma chi resta sotto il tetto dei 35 mila euro lordi annui beneficia anche del taglio del cuneo fiscale che la legge di Bilancio che viene approvata definitivamente oggi proroga per un altro anno.
Il via libera finale al decreto legislativo che avvia la riforma dell’Irpef e completa il pacchetto di misure a favore dei redditi più bassi è arrivato ieri da parte del Consiglio dei ministri che ha approvato anche altri tre dlgs legati relativi alla Delega fiscale su adempimento collaborativo, contenzioso tributario e Statuto del contribuente. Secondo fonti di Palazzo Chigi si tratta di provvedimenti che «vanno nella direzione di migliorare e semplificare il sistema fiscale italiano» e confermano l’intenzione del governo di procedere «speditamente sull’attuazione della Delega» chiudendo l’anno «rispettando tutti gli obiettivi che si era prefissato».
La riduzione da 4 a 3 del numero delle aliquote e l’accorpamento dei primi due scaglioni con la riduzione dal 25 al 23% dell’aliquota che si applica ai redditi compresi tra 15 e 28 mila euro sommata al taglio del cuneo contributivo per i lavoratori dipendenti (7% per i redditi fino a 25 mila euro e 6% fino a 35 mila) – secondo le simulazioni della Fondazione nazionale dei commercialisti – dall’anno prossimo comporterà un incremento della retribuzione netta di 1.346 euro per chi ha un reddito lordo di 30 mila euro e di 1.013 euro per chi si ferma 20 mila. Per redditi lordi di 40 e 50 mila euro invece, venendo meno l’effetto del taglio del cuneo, l’incremento netto si riduce a 260 euro. Sopra la soglia dei 50 mila euro, poi, anche questo vantaggio viene azzerato per effetto del taglio di 260 euro delle spese che si possono portare in detrazione ogni anno.
Per lavoratori autonomi e pensionati che beneficeranno soltanto del taglio Irpef l’incremento del reddito netto disponibile è pari a 100 euro per chi ha un reddito lordo di 20 mila euro e sale a 260 euro da 30 a 50 mila euro.
Preso da solo, secondo i calcoli dell’Ufficio parlamentare di Bilancio, il primo modulo della riforma dell’Irpef produce un benefico medio di 137 euro per un operaio ( 7,7 milioni i contribuenti interessati), di 173 euro per un pensionato (7,6 milioni di beneficiari), di 180 euro per circa 1,54 milioni di lavoratori autonomi, sino ai 211 euro dei dirigenti che (252 mila beneficiari). In media vale lo 0,48% del reddito annuo, andando da un minimo dello 0,12 dei dirigenti ad un massimo dello 0,57/0,59 rispettivamente per operai e impiegati.
Interessante anche l’analisi sulla tassazione effettiva: dalla tabella elaborata dai Commercialisti si evince infatti che in corrispondenza di un reddito imponibile di 20 mila euro, l’Irpef ammonta a 1.958 euro per un lavoratore dipendente, 3.385 euro per un pensionato, 3.828 euro per un lavoratore autonomo in regime Irpef ordinario e 3.000 euro per un lavoratore autonomo in regime forfetario, con una penalizzazione evidente per lavoratori autonomi e pensionati. La manovra 2024 lascia quindi inalterato il divario tra le diverse categorie di contribuenti che si riduce, invece, in corrispondenza di un reddito imponibile di 30.000 euro (con un’Irpef di 5.339 euro per il lavoratore dipendente, di 6.504 euro per il pensionato e di 6.686 per l’autonomo in regime ordinario. A tale livello di reddito imponibile, quindi, resta penalizzato l’autonomo. A quota 40 mila resta ferma la penalizzazione del lavoratore autonomo in regime ordinario, con un’Irpef di 9.772 euro per il dipendente, di 10.322 euro per il pensionato e di 10.413 per l’autonomo in regime ordinario.
In corrispondenza di un reddito imponibile di 50 mila euro, si azzera il divario tra le categorie di contribuenti, con un’Irpef di 14.140 euro uguale per tutti.
«Il 2023 si chiude con un bilancio più che positivo per quel che riguarda il processo di attuazione della riforma fiscale» ha commentato il viceministro dell’Economia Maurizio Leo. «Si tratta – ha spiegato – di provvedimenti molto importanti, che contribuiranno a semplificare il sistema fiscale, rendendolo più equo e dinamico». In particolare, il governo interviene sul contenzioso tributario con l’obiettivo di velocizzare e semplificare i procedimenti, potenziando l’udienza da remoto, la digitalizzazione del processo nonché l’istituto della conciliazione giudiziale per deflazionare il contenzioso in cassazione. Per le imprese vengono invece modificate le soglie di accesso al regime dell’adempimento collaborativo (dal 2028 verranno coinvolte anche quelle con fatturato non superiore a 100 milioni di euro). Infine sono state previste anche alcune modifiche allo statuto del contribuente, con l’introduzione di una nuova disciplina dell’autotutela tributaria e la previsione dell’obbligo, per l’Amministrazione, di procedere all’annullamento dei suoi atti in specifici casi di manifesta illegittimità. «L’obiettivo che ci poniamo nel 2024 – ha concluso Leo – è quello di dare continuità alla nostra azione di governo, completando l’attuazione di una riforma che l’Italia aspetta da oltre mezzo secolo