Repubblica. In questi giorni c’è la fila davanti alla segreteria politica del ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida. Una fila metaforica, per carità, ma che si sostanzia di telefonate, richieste di colloquio, pareri su nomi e curriculum. Al centro di tutto ci sono magistrati del Tar e del Consiglio di Stato, ma anche avvocati di importanti studi professionali, che ambiscono ad entrare nel «nuovo» ufficio di gabinetto del ministro. Il cognato d’Italia all’Agricoltura sta mettendo in piedi una macchina che a breve si potrà paragonare a quella del ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti: il Mef storicamente è la punta di diamante dell’amministrazione pubblica per il ruolo delicato che svolge e il ministro può contare su uno staff di una ottantina di persone.
Ma Lollobrigida pensa in grande ed è bastata una norma di poche righe nella manovra di bilancio in votazione alla Camera che aumenta il budget del suo staff di due milioni di euro, per scatenare la corsa ad avere l’incarico nel suo gabinetto. Il tutto all’interno di un dicastero sul quale nelle ultime ore sono piovuti quasi 3 miliardi di euro di fondi da destinare al settore agricolo attraverso la modifica del Pnrr chiesta a Bruxelles e ottenuta dal suo compagno di partito e collega a Palazzo Chigi Raffaele Fitto.
Ma cosa sta accadendo all’Agricoltura e perché questa corsa a far parte dello staff di Lollobrigida? Matteo Renzi, nelle dichiarazioni di voto al Senato sulla manovra, ha lanciato una frecciata al potente esponente di Fratelli d’Italia ricordando le polemiche per aver fatto fermare a Ciampino un Frecciarossa in ritardo: «Che cosa se ne farà il ministro di tutti questi nuovi componenti nell’ufficio di collaborazione? Gli controlleranno l’orario dei treni?» «La manovra consentirà al ministro di assumere figure di alto livello nel settore amministrativo – raccontano dirigenti in ottimi rapporti con il ministro – perché negli ultimi anni l’ufficio di gabinetto è stato molto depotenziato. Invece adesso diventerà una macchina importante. Oggi il ministro puòcontare su un solo magistrato arrivato dal Consiglio di Stato e incardinato nell’ufficio legislativo. Con il budget che otterrà dalla manovra potrà chiamare altre figure di questo tipo».
Lollobrigida ha bisogno di rafforzare in questo senso lo staff perché, insieme a Fitto, ha appena deciso una manovra di non poco conto che farà contenti entrambi: i fondi del Pnrr destinati in più all’Agricoltura riguardano 2 miliardi per i contratti di filiera tra le aziende agricole e 850 milioni per incentivare l’agrifotovoltaico, cioè l’installazione di pannelli solari sui tetti di stalle e immobili agricoli. Ma come distribuire queste risorse? Non con bandi nuovi, bensì scorrendo le graduatorie di procedure già aperte e con valutazioni provvisorie stilate in questi mesi. Il tutto anche al costo di cambiare i criteri: l’Ue prevede norme più stringenti, ad esempio l’obbligo della bancabilità dei progetti (cioè dell’ok delle banche all’erogazione di prestiti).
Una scelta, quella di non fare nuovi bandi, che consentirà al ministro Lollobrigida di erogare in breve tempo queste risorse e al collega Fitto di poter rendicontare tranquillamente la spesa entro il 2026, l’anno nel quale vanno completati i progetti del Pnrr.
Ma sia la scelta di scorrere le graduatorie stilate quando il budget era molto minore, sia il sopraggiungere di nuovi criteri, stanno facendo storcere il naso ad alcune aziende agricole. Imprese che a questi bandi non avevano partecipato o che vengono adesso escluse per i nuovi criteri previsti da Bruxelles. Potrebbero quindi arrivare diversi ricorsi. Anche per questo il ministro a manovra di bilancio approvata rafforzerà il suo staff con magistrati del Tar o del Consiglio di Stato, oltre ad avviare nuovi assunzioni di funzionari attraverso un altro comma della legge di bilancio che stanzia 1,2 milioni di euro per assumere 44 addetti in più al ministero.
Sullo sfondo resta comunque il rapporto molto stretto con la potente associazione della Coldiretti, che sembra ormai il riferimento «politico» del ministro nel mondo agricolo. Associazione che plaude a ogni piè sospinto all’azione del ministro e cognato d’Italia.