Se le precarie prospettive della sanità pubblica spingono i sindacati dei medici ospedalieri agli scioperi, almeno un punto fermo e a favore di un Servizio sanitario più efficace quest’anno c’è. Si tratta del nuovo contratto della dirigenza Ssn 2019-21, firmato a fine settembre: più “esigibile”, con orari più realistici e regole più certe sull’organizzazione.
È chiamato a venire incontro ad esigenze locali grazie al confronto con le Regioni su alcuni istituti. A illustrare le principali novità sono stati Pierino Di Silverio e Giuseppe Montante, rispettivamente Segretario nazionale e Responsabile politiche contrattuali del sindacato Anaao Assomed, in un incontro organizzato presso l’Ulss Berica dai Segretari Anaao Assomed aziendale Roberto Nicolin e regionale Luca Barutta. Presenti tra gli altri il Direttore delle Risorse Umane della Sanità della Regione Veneto Claudio Costa e Vito Leccese, docente ordinario di Diritto del lavoro. Un’occasione di conoscere i “plus” dell’accordo, che nasce sì scaduto e con aumenti limitati, ma comporta interventi normativi determinanti. «Abbiamo modificato molte norme in una trattativa lunga –dice Montante – e a mio avviso le novità fondamentali sono tre. La prima è che abbiamo ottenuto l’esigibilità del contratto nei confronti delle aziende: sono state tolte locuzioni come “di norma”, “di regola” che rendevano le norme generiche e ne lasciavano l’attuazione nella disponibilità dell’azienda. In realtà la norma contrattuale fa legge, e deve avere una sua perentorietà. Asl e ospedali che disattendono il contratto da ora in poi non hanno più alibi: la non applicazione diventa azione antisindacale e come tale è impugnabile davanti al giudice ordinario».
«La seconda novità – prosegue Montante – è che abbiamo codificato l’orario di lavoro. Il decreto legislativo 66 del 2003 su orari e riposi, in attuazione delle direttive europee, è stato spesso disatteso. In genere lavoriamo molte più ore di quelle previste dal contratto nazionale. I carichi si sono poi incrementati negli ultimi tempi tra carenze di personale e pandemia. Ma oltre un certo livello di lavoro non si può andare. Il rischio di errore di un medico che non riposa cresce iperbolicamente al crescere delle ore extra lavorate. Questo lo abbiamo fatto presente. Le aziende sostengono che, essendo noi medici dei dirigenti, siamo legati non ad un orario bensì al raggiungimento di obiettivi specifici, questo anche se all’atto pratico svolgiamo per gran parte della giornata lavorativa attività orario-dipendenti come gli ambulatori o le guardie o le pronte disponibilità e anche se spesso gli obiettivi affidatici non tengono conto delle reali dotazioni tecniche e di personale delle Unità operative. In reparti dove in sette fanno il lavoro di dieci alla fine il lavoro extra orario si moltiplica, il rapporto tra retribuzione ed ore lavorate scende e la paga diventa di pochi euro l’ora; per di più, spessissimo, a fine anno l’eccedenza oraria non retribuita viene cancellata d’imperio dall’azienda. Noi abbiamo fatto scrivere che c’è un limite a tutto questo e che alla fine le ore extra lavorate in conseguenza delle richieste dell’Azienda si conteggiano e si pagano o si recuperano. Non solo. È passato il principio che gli obiettivi devono essere proporzionati alle risorse che abbiamo. E –sottolinea Montante– abbiamo assicurato il godimento di almeno 15 giorni continuativi di ferie d’estate, dove prima c’era discrezionalità dell’azienda nell’applicare questa norma».
Terza novità, le misure organizzative. «È vero che la legge riserva l’organizzazione del lavoro nella Pubblica amministrazione come prerogativa decisionale delle Direzioni e che si tratta di materia non contrattabile. Ma tale principio può valere nelle organizzazioni ministeriali. La dirigenza del Servizio sanitario nella Pa è l’unico esempio di Dirigenza tecnico professionale non verticistica basata sul coordinamento e su un lavoro “a staffetta”, quindi su principi diversi dalla gestione aziendale standard. Di fatto, l’organizzazione di un ospedale è concepita su due livelli: uno macro-organizzativo nelle mani di manager e direttore sanitario, ed un secondo micro-organizzativo nelle mani degli specialisti che di giorno in giorno si adeguano alle esigenze in continuo mutamento dei malati. Credo che in trattativa siamo riusciti a far capire all’Aran questa distinzione» dice Montante. E sottolinea: «La disciplina su temi micro-organizzativi richiede un più alto livello di definizione, da affidare a un confronto decentrato con le regioni. Mentre a livello generale restano fermi regole e principi a tutela dallo stress lavoro correlato, non tanto a beneficio del medico quanto del paziente. Ne riepilogo qualcuno: per le guardie notturne il nuovo CCNL fissa non più di 5 servizi al mese calcolati nell’arco di 4 mesi; né per un medico si possono programmare più di 10 servizi di pronta disponibilità al mese, calcolati su due mesi; né nel bimestre si possono programmare più di 12 servizi medi mensili complessivi, intesi come somma dei servizi di guardia e servizi di pronta disponibilità, perché un medico non si può far lavorare in modo continuativo giorno e notte, cosa che invece non di rado è accaduta».
Montante sottolinea infine che gli incontri con le regioni «hanno l’obiettivo di promuovere trattative decentrate su nuove basi, «siamo disponibili a parlare di tutto, ma chiediamo ascolto sul lavoro che dipende da noi. Il Veneto è una regione-benchmark, di riferimento per le altre dal punto di vista organizzativo, ed ha accettato il principio di voler discutere con noi queste nuove “linee guida” su come articolare il confronto reciproco».
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