L’esame al Senato di una legge di bilancio nata «inemendabile» nelle intenzioni del Governo insomma si allunga ancora, e proprio per attendere gli emendamenti governativi.
Ne ha preso atto la capigruppo di Palazzo Madama, che ieri ha spostato a lunedì 18 dicembre l’approdo in Aula. L’obiettivo però appare ancora ambizioso, con il risultato che anche il voto finale del primo ramo potrebbe slittare a dopo Natale, lasciando alla Camera una ratifica lampo negli ultimi giorni dell’anno per evitare l’esercizio provvisorio. «Procediamo per tappe – ha spiegato ieri il ministro per i Rapporti con il Parlamento Luca Ciriani al termine della capigruppo -. Intanto aspettiamo il deposito degli emendamenti, poi da lunedì l’inizio del dibattito e del confronto in commissione». L’idea, insomma, è di lasciare non più di una settimana alla commissione prima dell’Aula. «Vediamo come va – ragiona il presidente del Senato, Ignazio La Russa – dipende anche dalla responsabilità di tutti, a partire dagli uffici governativi per passare ai nostri. In ogni caso, a parte Natale tutti gli altri giorni non sono vietati».
Sulle pensioni, nonostante una certa confusione comunicativa che si è gonfiata ieri, la strada appare quella anticipata dal Sole 24 Ore. L’emendamento dovrebbe escludere dai tagli le pensioni di vecchiaia in tutti i comparti interessati dalla nuova norma, mentre nel caso di medici e infermieri si prospetta anche un decalage che riduca la sforbiciata in proporzione alla distanza fra l’uscita di anzianità e i requisiti per la cessazione per limiti di età. Questa ipotesi di trattamento differenziato solleva questioni non banali in termini di equità sul piano costituzionale, oltre a richiedere un lavoro sulle coperture decisivo anche per la salvaguardia di tutte le uscite maturate entro il 31 dicembre come ipotizzato nei giorni scorsi.
L’attesa degli emendamenti governativi investe poi gli enti locali, che potrebbero trovare una compensazione parziale della spending review da 600 milioni annui (350 milioni sulle Regioni, 200 sui Comuni e 50 sulle Province) prospettata dal testo originario della legge di bilancio. Il conto potrebbe essere alleggerito del 30-40% con un nuovo contributo anti-inflazione, probabilmente finanziato anche con il recupero di aiuti Covid non spesi. In attesa di certezze, oggi comunque i sindaci torneranno a chiedere in conferenza Stato-Città un rinvio al 31 marzo del termine per l’approvazione dei bilanci. Il Governo al momento continua a resistere, una soluzione di compromesso potrebbe guardare al 31 gennaio ma non è detto che ci si arrivi oggi. Per le Regioni autonome è in arrivo poi un fondo per compensarle del gettito Irpef compartecipato che viene a mancare con la riduzione da quattro a tre degli scaglioni di reddito.
Un altro filone affrontato dai correttivi del Governo riguarderà gli investimenti, e in particolare il Ponte sullo Stretto su cui ci sarà una rimodulazione dei costi a carico dello Stato e della Regione. Sul punto novità arrivano anche da Palermo, dove la Giunta regionale va verso un’ulteriore riduzione del contributo per far spazio ad altre opere già programmate nel Piano di sviluppo e coesione 2021-27.