Nell’aprile 2016 è stata diagnosticata in Norvegia, e per la prima volta in Europa, la Chronic Wasting disease (CWD), un’encefalopatia spongiforme trasmissibile causata da prioni, che colpisce i cervidi.
Fino ad allora questa patologia era ritenuta presente solo in Nord America, dove è nota dalla seconda metà del secolo scorso. La malattia è stata riscontrata in una renna (Rangifer tarandus), specie nella quale la CWD non era mai stata osservata in precedenza, neppure nelle aree endemiche nordamericane.
Questo caso ha fatto sorgere molti interrogativi nella comunità scientifica in merito a:
- origine dell’infezione: importazione, insorgenza spontanea di un nuovo prione o salto di specie?
- significato epidemiologico: episodio sporadico o primo segnale di una presenza già diffusa e mai rilevata in passato?
La situazione in Europa
A partire dal riscontro dei primi casi nel 2016, l’intensificazione della sorveglianza ha permesso al Norwegian Veterinary Institute di esaminare in meno di due anni circa 34.000 cervidi tra renne, cervi, caprioli ed alci e di individuare, a dicembre 2017, la malattia in dieci renne, tre alci ed un cervo. È interessante rilevare che i casi di CWD segnalati in alci erano in soggetti di età avanzata, geograficamente distanti tra loro, e il prione era stato individuato solo nel sistema nervoso centrale. Non si esclude quindi che questa specie sia colpita da una variante di CWD spontanea, piuttosto che dalla CWD “classica” osservata in Nord America e nelle renne in Europa, che ha invece un quadro riferibile a una malattia contagiosa e dove il prione si riscontra spesso in diversi tessuti e viene eliminato con feci, urine e saliva.
Le attività sono proseguite anche in altri paesi europei e, nell’aprile 2023, l’EFSA ha pubblicato il suo più recente parere scientifico sull’analisi delle attività di monitoraggio condotte in Norvegia, Svezia, Finlandia, Islanda, Estonia, Lettonia, Lituania e Polonia tra settembre 2017 e febbraio 2022. Durante tale periodo sono stati confermati 31 casi: renne (13), alci (15) e cervi (3), in Finlandia, Norvegia e Svezia.
Gli esperti hanno evidenziato le differenze nelle modalità di monitoraggio in ciascun Paese, ad esempio in termini di specie esaminate, numero e tipo di animali testati. Non hanno escluso inoltre la possibilità che la malattia sia presente anche in altre aree o Stati ma non sia stata ancora rilevata. Hanno raccomandato una serie di attività di monitoraggio, concentrandosi sugli animali ad alto rischio, come quelli trovati morti o malati; quelli che devono essere abbattuti per motivi sanitari o che sono classificati come “non idonei” al consumo umano. In sintesi, quindi, sulla sorveglianza passiva.
Oltre al possibile impatto economico, la diffusione della CWD in Europa potrebbe avere implicazioni di tipo sociale. Sebbene infatti nessun caso di encefalopatia da prioni nell’uomo sia stato finora associato alla CWD, le conoscenze ancora insufficienti e la percezione di un rischio da parte dell’opinione pubblica potrebbero condizionare le attività di conservazione e gestione delle popolazioni recettive e le possibilità di controllo della malattia.
I ricercatori stanno quindi studiando il problema per cercare di approfondirne la portata e le possibili conseguenze. Nel frattempo, poiché la malattia è oggi molto localizzata, sono state intraprese operazioni di controllo sui cervidi a vita libera, nella speranza di impedire che la CWD si diffonda ad un livello tale da non essere più controllabile. Oggetto principale del piano è la renna, dati la sua distribuzione ed il suo comportamento sociale. Ad esempio, nella zona montagnosa di Nordfjella (a nord-ovest di Oslo), dove la malattia è stata individuata per la prima volta, l’obiettivo è eradicare l’intera popolazione di renne.
Fonte IzsVE