L’ufficio stampa della presidenza della Regione Campania, nella giornata di sabato 18 novembre 2023, ha comunicato la vittoria dell’ente nella disputa giudiziaria nata sul “Programma Obbligatorio di Eradicazione delle Malattie Infettive delle Specie Bovina e Bufalina in Regione Campania”, varata con la delibera di Giunta numero 104 dell’8 marzo 2022 e incardinata al Tar Campania.
Il giorno dopo ne è seguito un lungo commento dell’assessore all’Agricoltura della Regione Campania, Nicola Caputo, che dal suo profilo Facebook ha sottolineato come la sentenza del Tar abbia sancito la correttezza dell’operato dell’amministrazione regionale, lanciando un appello per ripristinare “il necessario dialogo con tutte le parti”.
Ma ieri, 20 novembre 2023, è giunta la risposta di Gianni Fabbris, leader nazionale di AltraAgricoltura e portavoce del movimento degli allevatori casertani, che si è detto pronto all’appello in Consiglio di Stato contro la sentenza del Tar Campania. E Altragricoltura nelle ultime settimane ha aperto una vertenza nazionale su tutte le regioni del Mezzogiorno – dalla Campania alla Sicilia – da anni in gravi difficoltà nell’eradicazione delle zoonosi, segnatamente brucellosi e tubercolosi, mentre le Regioni del Nord hanno da tempo risolto i problemi dei loro allevamenti. E chiede a gran voce un commissario nazionale per l’eradicazione di brucellosi e tubercolosi nel Sud, mentre alcuni allevatori per protesta si avvicendano nello sciopero della fame.
La nota di Regione Campania
“Con sentenza n.2460 del 17 novembre 2023, il Tar Campania-Napoli ha respinto il ricorso promosso dall’Unione Provinciale degli Agricoltori di Caserta e da alcuni allevatori, avverso il Piano di eradicazione della brucellosi bufalina adottato dalla Regione Campania e in corso di attuazione sotto il coordinamento del commissario regionale” si afferma nella nota di Regione Campania. Il ricorso era stato presentato inizialmente da Confagricoltura Caserta, poi commissariata, ma era stato comunque successivamente sostenuto dal movimento degli allevatori.
“Con una lunga ed articolata pronuncia – continua il comunicato – il Tribunale ha rilevato che il Piano regionale, adottato d’intesa con il Ministero della Salute, costituisce corretta attuazione della normativa dell’Unione Europea e delle circolari ministeriali sotto tutti i numerosi profili esaminati”.
Inoltre nella nota si sottolinea: “La sentenza accerta anche che la Giunta regionale ha assicurato, nell’esercizio della propria competenza, adeguate e ragionevoli misure di prevenzione, che implicano la necessaria valutazione comparativa tra interesse pubblico alla più tempestiva e rigorosa tutela igienico-sanitaria e quello dell’allevatore ad evitare l’abbattimento di capi che potrebbe rivelarsi non necessario”. Il riferimento della nota è a due dei punti di attacco del movimento: l’utilizzo improprio delle analisi di laboratorio indirette e la conseguente strage di bufale risultate indenni dal batterio alle analisi post mortem, con riscontri della presenza dei patogeni solo nell’1,4% dei casi.
Per questo motivo gli allevatori avevano chiesto e chiedono l’applicazione dell’articolo 9 del Regolamento Ue 689/2020, che stabilisce – per individuare gli animali infetti da brucellosi e tubercolosi da abbattere – come prime analisi da eseguirsi quelle dirette, di isolamento dei batteri, e solo in seconda istanza le analisi indirette, indicate invece dal Programma della Campania: Gamma Interferon per la tubercolosi, ritenuto molto preciso, e per la brucellosi Siero Agglutinazione Rapida (Sar), con una sensibilità e specificità al 98%, e la Fissazione del Complemento (Fdc) che arriva al 96%.
Questi test indiretti sono richiamati nella normativa di riferimento, ma solo per dichiarare il sospetto di infezione in un animale ai fini dell’abbattimento o dichiarare, in caso di esito negativo, una stalla indenne; e sono stati invece scelti da Regione Campania in base a principi di dimostrata efficacia sul piano scientifico, economicità e velocità di esecuzione per disporre gli abbattimenti.
Su questo appiglio giuridico era stato costruito il ricorso al Tar, ma tra i giudici però ha evidentemente prevalso una valutazione positiva dell’applicazione del principio di precauzione, che rende di fatto le norme sanitarie europee quali misure minime alle quali attenersi ed oltre le quali lo Stato membro può prescriverne di più severe.
Ultimo rilievo della nota di Regione Campania: “Con specifico riferimento alla vaccinazione dei capi – di cui i ricorrenti chiedevano un uso massivo – la sentenza rileva che la normativa comunitaria (Reg. UE 689/2020) non prescrive, bensì rende facoltativa l’attuazione di programmi di vaccinazione per l’eradicazione delle malattie”. In questo caso gli allevatori si erano rifatti ad un principio di efficacia, dimostrata in altre occasioni, citando il caso del 2011, quando proprio con le vaccinazioni massive il commissario di governo per la brucellosi fu sul punto di eradicare la malattia nel casertano.
Il commento di Caputo
“Il pronunciamento del Tar Campania mette fine, finalmente, all’annosa questione giudiziaria che vedeva contrapposti gli allevatori della provincia di Caserta ed alcune note associazioni di categoria, contrarie alle procedure regionali di eradicazione e la Regione Campania. Il Tar a seguito di un’attenta istruttoria ha sancito la correttezza dell’operato dell’amministrazione regionale. Ora si riparta con il necessario dialogo con tutte le parti” ha commentato domenica 19 novembre 2023 l’assessore all’agricoltura, Nicola Caputo.
“La filiera bufalina e della mozzarella di bufala costituiscono un preziosissimo patrimonio regionale, che la Regione Campania intende tutelare a tutti i costi. I risultati ottenuti, a distanza di poco più di un anno dall’applicazione a regime del Piano di Eradicazione della Brucellosi, sono molto incoraggianti, grazie agli enormi sforzi compiuti da tutto lo staff costituito, in primis quello del commissario straordinario regionale, dei veterinari dell’Asl di Caserta e dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale di Portici“ ha aggiunto Caputo.
Secondo l’assessore campano “L’obiettivo è quello di risanare definitivamente il territorio e gli allevamenti, anche attraverso l’utilizzo di nuove tecnologie per il trattamento degli effluenti zootecnici, che garantiscano l’inattivazione degli agenti patogeni e l’abbassamento dei livelli di azoto ammoniacale sui terreni agricoli“.
Ancora Caputo ricorda: “Siamo in attesa che il Ministero della Salute valuti la proposta avanzata dalla Regione Campania, circa l’ampliamento delle possibilità di autocontrollo che intendiamo mettere a disposizione degli allevatori, così da aggiungere un ulteriore strumento per l’eradicazione della brucellosi che stiamo portando avanti, in maniera assolutamente seria e determinata, con l’aiuto e i sacrifici della stragrande maggioranza degli operatori del settore”. Caputo, infine, conclude l’intervento con un ulteriore appello al dialogo rivolto agli allevatori.
Altragricoltura: “Pronti al ricorso al Consiglio di Stato”
“Come da copione, ancora una volta il Tar Campania ha dato ragione alla Regione Campania, come gli allevatori avevano messo abbondantemente nel conto in ragione della dinamica consolidata che ha visto, negli anni, una prassi confermatoria che non ha mai messo effettivamente in discussione le azioni della Regione. Certamente noi siamo malfidati, ma lo avevamo abbondantemente messo nel conto, sia in ragione dei precedenti consolidati delle sentenze regionali del Tar (che non hanno mai brillato per la capacità di mettere in discussione gli effetti della gestione regionale), sia in ragione di un argomento forse semplicistico ma chiaro: a pensare male degli altri si fa peccato ma si indovina“ è la stoccata pronunciata ieri da Gianni Fabbris, numero uno di Altragricoltura e alla testa del movimento degli allevatori bufalini di Caserta e rivolto all’assessore Caputo visto come colto dall’ansia “di cantare vittoria“.
Aggiunge Fabbris: “Quello che colpisce nella sentenza dei giudici del Tar Campania che ha rigettato il ricorso degli allevatori non è l’esito, ma la forma che è praticamente un copia incolla delle tesi della Regione Campania e delle altre sentenze che il Tar ha emesso in questi anni senza che ci sia uno straccio di segnale che tenga conto delle molte modifiche e novità intervenute nel frattempo sia in sede giurisdizionale che in sede politica sia per l’evidenza di molte questioni che sono emerse nei due anni alle nostre spalle”.
Per il leader di Altragricoltura “Più che entrare nel merito delle questioni sollevate, i giudici della Campania, in buona sostanza, sembrano affermare il principio per cui chi gestisce il Piano ha sempre ragione a prescindere, usando il principio di precauzione come clava per non argomentare il merito. E il merito è semplice: la Regione Campania fallisce da oltre dieci anni in quello che in altre regioni d’Italia e d’Europa altri (applicando le stesse norme e rispondendo a pieno al rispetto del principio di precauzione) riescono con esito positivo e in 2-3 anni”.
Fabbris e il movimento degli allevatori torneranno sull’argomento in una conferenza stampa, da convocarsi a Napoli venerdì prossimo 24 novembre, dove sarà presentato il ricorso al Consiglio di Stato.
Altragricoltura: “Sulle zoonosi vertenza in tutto il Sud”
Frattanto, Altragricoltura chiede al Governo il commissariamento di tutte le regioni del Sud per l’incapacità dimostrata negli ultimi 20 anni rispetto alla necessità di eradicare brucellosi e tubercolosi. Clamorosa la protesta lanciata ormai da oltre un mese con allevatori che stanno operando lo sciopero della fame, in Sicilia ed in Campania, stanchi di una condizione di totale precarietà legata.
Secondo Altragricoltura sono 5 le regioni e 17 le province colpite da brucellosi e sono 10 le regioni con 25 province colpite da tubercolosi che “da decenni sono condannate a vivere nella crisi”.
Tutte le regioni con i piani fallimentari sono nel Sud, mentre nel Nord Italia i piani hanno funzionato e sono state dichiarate indenni. Gli allevatori citano i dati dei centri di referenza nazionale. Per la tubercolosi, in Italia fra il 2003 e il 2023 sono stati aperti 4494 focolai. Di questi: il 66,81% in Sicilia; il 15,34% in Campania; il 5,59% in Calabria; il 3,88% in Puglia, per un totale in queste 4 regioni del 91,60% di tutta Italia. E ancora, per la brucellosi fra il 2003 e il 2023 sono stati aperti 11.734 focolai. Di questi: il 61,47% in Sicilia; il 18,34% in Campania; il 9,05% in Calabria; il 5,71% in Puglia, per un totale nelle 4 regioni del 94,57% a livello Italia.
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