Cosa vuol dire? «Che in Veneto si fanno più tamponi che altrove». Ne è sicuro Paolo Rosi, direttore veneto del Suem. E a dargli ragione, del resto, sono i numeri del bollettino settimanale redatto dall’Istituto Superiore di Sanità insieme al Ministero della Salute. Indicano che, nella settimana compresa tra il 9 e il 15 novembre, in Veneto sono stati eseguiti 32.696 tamponi. Di più (47.674) ne sono stati effettuati nella sola Lombardia, la cui popolazione però è doppia rispetto a quella veneta.
Daò’altra parte, il tasso di positività sui test eseguiti, nella nostra regione, è un dato assolutamente in linea con quello nazionale: pari al 16,4%, e quindi lievemente superiore al 15,3% italiano. Mentre il numero dei nuovi positivi, 6.286 negli ultimi sette giorni, rappresenta la seconda cifra più alta in Italia, alle spalle ancora di quella lombarda.
Quindi la risposta va cercata nei tamponi, sostiene Rosi. «Continuiamo a eseguirli sulle persone che vengono ricoverate in ospedale o che si presentano in pronto soccorso con sintomi respiratori. E poi continuano a essere tanti i cittadini che, per conto proprio, decidono di fare un tampone, avvertendo qualche sintomo spiegabile con l’infezione da Covid. Significa che il meccanismo di sorveglianza non è saltato».
Effettivamente, anche l’esperienza racconta l’aumento dei casi in Veneto: se nell’ultima settimana se ne sono contati 6.286, in quella precedente erano 4.586.
«Ma il 99% dei contagiati non presenta sintomi preoccupanti» precisa Rosi, «Dobbiamo abituarci all’idea che il coronavirus sia diventato un’infezione endemica, che non se ne andrà mai». La buona notizia è che, come una normale influenza di stagione, l’infezione si dimostra pressoché innocua per la stragrande maggioranza della popolazione. Non per anziani e fragili, «ai quali consiglio il nuovo giro di vaccinazioni» precisa il direttore del Suem regionale, «Anche l’influenza di stagione ogni anno si presenta con un nuovo ceppo, e quindi è opportuno che gli anziani si vaccinino con una profilassi adeguata all’ultima variante. E lo stesso vale per il Covid: richiamare i più anziani e le persone fragili alla vaccinazione è sempre una buona pratica».
L’ultimo fronte è quello ospedaliero. Gli ultimi dati relativi al Veneto indicano 13 posti letto (su 1000) occupati da pazienti Covid nei reparti di Terapia intensiva e 451 (su 6000) in area medica, con una percentuale di riempimento che è quindi dell’1,3 e del 7,5%. «È vero, c’è stata una legge ripresa dei ricoveri in Rianimazione, ma i numeri rimangono ancora molto bassi» specifica Rosi. «Non vediamo un’evoluzione preoccupante del fenomeno, come in passato».
L’ultimo dato è quello sulla mortalità, un dato che si mantiene piuttosto costante: 25 i decessi nella settimana tra il 2 e l’8 novembre e ulteriori 29 in quella successiva.
Il Mattino di Padova