Ieri vari membri dell’Esecutivo – dalla ministra Calderone (Lavoro) al collega alla Salute Schillaci – hanno provato a rassicurare sul fatto che la norma sulle pensioni sarà in cima alle correzioni previste sulla manovra, ma è praticamente certo che il taglio non sarà sterilizzato del tutto, ma piuttosto – questo il compromesso che dovrà essere trovato – ridotto nella sua entità. L’intervento modifica infatti il rendimento della quota retributiva (relativa ai contributi precedenti al 1996) delle pensioni liquidate dal 2024, colpendo una platea di circa 40mila tra medici e infermieri, con una perdita stimabile tra il 5% e il 25% dell’assegno annuale. Una misura che spingerebbe oltre 6mila medici con i requisiti per la pensione a uscire subito per evitare il taglio a cui si aggiungerebbero almeno 13mila infermieri, aggravando così l’emergenza nelle corsie degli ospedali alle prese da anni con una carenza cronica di personale.
A deludere i medici anche i mancati aumenti in busta paga a cui sono stati preferiti quelli per gli straordinari (100 euro lordi l’ora) per abbattere le liste d’attesa, una misura che secondo i medici è condannata al flop perché dopo tre anni di pandemia scanditi da turni massacranti pochi avranno voglia di lavorare di più. «Dalla manovra ci saremmo aspettati un intervento sull’indennità di specificità medica e sanitaria per garantire un aumento degli stipendi di tutti i dirigenti e frenare dunque la fuga dei professionisti verso l’estero e il privato, e invece si è deciso di aumentare le retribuzioni delle prestazioni aggiuntive per abbattere le liste d’attesa, misura che è destinata a non produrre risultati concreti», spiegano Pierino Di Silverio , Segretario nazionale Anaao Assomed, e Guido Quici, Presidente Cimo-Fesmed.
Non soddisfano neanche le promesse di un nuovo contratto per gli anni 2022-2024 da firmare presto: «Ci saremmo aspettati risorse adeguate per il rinnovo dei contratti, e invece – continuano i leader sindacali – scopriamo che i 2,3 miliardi previsti sono messi a disposizione per l’intero comparto sanità, quindi briciole per tutti». L’aumento complessivo di 3 miliardi in più previsto dalla manovra per la Sanità è difatti in gran parte assorbito dagli aumenti contrattuali che riguardano però non solo i medici ospedalieri, ma anche i dottori di famiglia e tutto il comparto sanitario (infermieri e altro personale).
Nel mirino dei camici bianchi infine anche il sostanziale blocco alle assunzioni che a mala pena garantisce il turn over grazie al tetto di spesa introdotto negli anni della spending reviwe e che prevede che non si possa spendere per il personale più di quanto speso nel 2004 tolto l’1,4 per cento: « Ci saremmo aspettati uno sblocco, anche parziale, del tetto alla spesa per il personale sanitario e un piano straordinario di assunzioni, e invece nessuno ne fa nemmeno cenno». «Questo tetto ormai ha vent’anni è ora di superarlo con un nuovo meccanismo legato alla produzione», spiega anche Giovanni Migliore presidente di Fiasso, i manager che guidano gli ospedali che oggi aprono a Roma una tre giorni per celebrare i 25 anni della loro associazione.