(Pina Onotri – ilfattoquotidiano.it) – La legge di bilancio è in discussione in questi giorni. Niente di buono per la sanità, nonostante la narrazione mediatica non faccia altro che decantare l’aumento del Fondo Sanitario nazionale di 3 miliardi nel 2024, 4 miliardi nel 2025, 4,2 miliardi nel 2026.
Gli incrementi, veramente esigui, non recuperano neanche l’inflazione corrente e il rapporto spesa sanitaria/Pil si attesta intorno a 6,1 circa, valore che non garantisce la tenuta del Servizio Pubblico; sono ben 13 i paesi in Europa che investono, in percentuale al Pil, più dell’Italia.
Ma come verranno spesi questi tre miliardi di incremento? Una parte per il rinnovo dei contratti collettivi di lavoro, fermi al palo da decenni – e lo stanziamento è nettamente insufficiente a recuperare il gap stipendiale con gli altri paesi d’Europa. Il nostro personale sanitario ormai emigra non solo verso i paesi del nord Europa, ma anche in Arabia e Paesi del Golfo, dove vengono offerti stipendi tra i 14 e i 20mila euro al mese corredati da una serie di benefit, comprese agevolazioni fiscali. ln Italia l’ultimo CCNL siglato tra parte pubblica e sindacati prevede un aumento per i medici di pronto soccorso, area caratterizzata da elevato burnout per i sanitari che vi operano a causa di insostenibili carichi di lavoro e mancanza di organici, di 10 euro lorde per turno di 12 ore. Per non parlare dei medici dei servizi convenzionati con le regioni che percepiscono 10 euro l’ora. Questi i casi più eclatanti.
Il resto dell’incremento dovrebbe abbattere le liste d’attesa acquistando servizi sanitari da società interinali e pagando gli straordinari ai medici del SSN. Medici che non ci sono neanche per l’ordinario, figuriamoci per lo straordinario o magari semplicemente diffidenti – avendo regalato alle aziende sanitarie pubbliche 10 milioni di ore di lavoro straordinario effettuate e 5 milioni di giornate di ferie accumulate per garantire l’erogazione dei servizi, soprattutto durante la pandemia, nonostante la cronica carenza di personale.
E lo Stato come ringrazia questi ex eroi, alcuni medaglie alla memoria, circa 500? Facendo cassa sulle loro pensioni. Le decurtazioni andranno dal 5 al 25% del montante pensionistico e riguarderanno circa il 50% del personale in servizio e provocheranno un fuggi fuggi dal Servizio Pubblico, compromettendone ancora di più la tenuta. È un inaccettabile attacco a diritti acquisiti, senza contare che i medici versano contributi elevatissimi, proporzionali all’assegno pensionistico – che almeno sinora veniva loro riconosciuto – e da sempre sottratti ai loro fondi contrattuali.
Nella legge di bilancio non aumenta la spesa per il personale sanitario, non viene previsto un piano massiccio di assunzioni, ma viene aumentata la spesa per acquistare servizi dalla sanità privata che eroga prestazioni a bassa complessità ed elevato rendimento.
Ma durante la pandemia è il Servizio Sanitario Nazionale che ha risposto alla chiamata alle armi, grazie all’abnegazione, al sacrificio straordinario del suo personale sanitario che ha pagato in prima persona con conseguenze fisiche, psichiche e persino con la vita il duro lavoro effettuato. Chi fronteggerà la prossima pandemia? I medici e gli infermieri a gettone? Le società che somministrano lavoro interinale? Le cooperative di servizi? I pronto soccorso privati? Tutti questi soggetti hanno come fine ultimo il lucro; il Servizio Sanitario Nazionale invece, costi quel che costi, tutela la salute della persona nel momento del bisogno e per il semplice fatto che si trova sul territorio nazionale, in ottemperanza all’art. 32 di una Costituzione che dovremmo avere scolpita nel cuore perché figlia di due guerre mondiali e milioni di morti.
C’è la volontà di spendere 13 miliardi e più di euro per un ponte sullo stretto che nella migliore delle ipotesi non servirà a nulla, nella peggiore foraggerà le cosche mafiose locali; abbiamo previsto una spesa che va dai 4 ai 6 miliardi di euro per l’acquisto di Leopard tedeschi, dispensatori di morte, e non si investe su asset strategici per il Paese come sanità e scuola.
Questa finanziaria si colloca nel solco tracciato da finanziarie passate varate da governi di altri colori politici, a testimonianza della volontà bipartisan dello smantellamento del SSN, nell’indifferenza del popolo che si accorge della malasanità solo quando ha necessità di cure e se le vede negate o è costretto a pagarle.