Repubblica. «Le tensioni nella maggioranza sul premierato sono una speranza dell’opposizione. Il popolo non capirebbe se ci fossero. Un governo come questo non può spaccarsi sulle riforme istituzionali. Però punterei su una formula anti ribaltone». Luca Zaia, il governatore del Veneto, uno dei leader della Lega, è certo che non di scambio si tratti tra il premierato, che sta a cuore a Giorgia Meloni, e l’ autonomia differenziata, che è la scommessa leghista. «In Germania stanno insieme Laender e cancellierato forte: è un modello per me. Entro il 2024 avremo l’autonomia, altrimenti per il governo sarebbe un problema». E apre un fronte politico: «Anacronistico che il futuro premier eletto non abbia il limite di mandato mentre governatori e sindaci sì».
Governatore Zaia, d’accordo con l’elezione diretta del premier?
«Sì, e non da ora. Ne sono un sostenitore ante litteram. Sono figlio della generazione che l’ha spuntata sull’elezione diretta dei sindaci e dei presidenti di Regione. Il premierato rientra nel “portafoglio” dell’elezione diretta».
Ignazio La Russa, in un colloquio con Repubblica, ha sostenuto che in caso di sfiducia al premier eletto si dovrebbe tornare al voto. Lei è d’accordo o pensa che occorra una norma anti ribaltone?
«Sono l’ad del Veneto, non sono ai tavoli politici e parlamentari. Certo, penso che nell’elezione diretta siano da salvaguardare il premier e il Parlamento. Via il premier e tutti a casa? Penso vadano evitati i ribaltoni e quindi che una norma anti ribaltone ci voglia. Poi ci sono diversi scenari e varie gradazioni, che immagino saranno affrontati con accortezza. È una delle grandi riforme della Costituzione e serve equilibrio. Vorrei solo segnalare che il presidente del Consiglio italiano, nei summit internazionali dei capi di Stato e di governo, appare una figura spuria. Con l’elezione diretta avrà anche più standing istituzionale».
La Lega è pro norma anti ribaltone, i meloniani contrari? È lì lo scontro?
«Le tensioni sono più una speranzadelle opposizioni. C’è un dibattito, come su altri provvedimenti, ma il progetto che ne uscirà sarà votato all’unanimità. Un governo come questo non può spaccarsi sulle riforme, perché il popolo non capirebbe».
Per il presidente della Repubblica tuttavia è un depotenziamento?
«Da quel che è dato sapere, perché il testo definitivo ancora non c’è, il capo dello Stato mantiene il ruolo strategico di garante della Costituzione e a lui spetta nominare i ministri».
Premier eletto direttamente dai cittadini e senza limite di mandato? Per voi governatori e per i sindaci quel limite c’è. Lei non si potrà ricandidare, essendo già al terzo. La legge dei due mandati entrò in vigore dopo il suo primo giro a palazzo Balbi.
«Innanzitutto quello che dico ora, lo sostenevo anche prima. Il governo deve decidere se dare ai cittadini il ruolo di protagonisti o no. È offensivo verso di loro sostenere che c‘è il blocco di mandato per sindaci e i governatori altrimenti si rischia un eccesso di potere. Significa dare degli idioti agli elettori. Prova ne sia che alcuni sindaci e governatori, che si sono presentati al secondo mandato, non sono stati eletti. E davvero sarebbe anacronistico se il premier eletto non avesse limite di mandati, mentre i presidenti di Regione e i sindaci sì».
Lei si ricandiderebbe?
«Sono fatalista su quanto riserva il futuro. Però è una questione di principio, lo sostengo da prima che potessi essere parte in causa».
Lei è un federalista convinto e spinge per accelerare sull’autonomia differenziata, non teme scherzi dalla stessa maggioranza?
«Non ne ho sentore e non sono preoccupato. Il contratto di governo è chiaro».
Insomma, è convinto che la Lega riuscirà a portare a casa il disegno di legge Calderoli?
«Assolutamente sì. Questo è l’unico governo che ci ha permesso di rendere obbligatoria la definizione di Lep, dei livelli essenziali di prestazione. Dell’autonomia si sta discutendo in Parlamento: in commissione Affari costituzionali del Senato si è arrivati al voto degli emendamenti fino all’articolo 7. Il 2024 sarà l’anno della riforma sull’autonomia. Se non avvenisse, il governo verrebbe meno a uno degli impegni più importanti del suo programma».
La secessione dei ricchi
«Finiamola con le baggianate. Don Sturzo nel 1949 diceva di essere unitario ma federalista ed era un uomo del Sud. L’autonomia ci sarà entro il 2024».
A quale modello di premierato in definitiva lei pensa?
«Le Regioni, con il presidente eletto direttamente, funzionano, hanno stabilità e garantiscono l’alternanza. Si guardi quel modello».
Ma con una legge elettorale con ballottaggio o senza?
«Con un premio di maggioranza: sulle tecnicalità si deciderà in Parlamento. I cittadini quando sono protagonisti delle scelte politiche vanno a votare. Con un premier direttamente eletto, sono certo che le campagne elettorali saranno più vissute e partecipate».
Un premier forte da un lato, l’autonomia leghista dall’altro, è uno scambio nella maggioranza di centrodestra? Possono convivere?
«Certo. In Germania i Laender hanno una autonomia forte e c’è un cancellierato altrettanto forte.
Nessuno scambio, per quanto ci riguarda è una operazione win-win».
Secondo le opposizioni avere messo sul tavolo la riforma costituzionale è un’arma di distrazione di massa per nascondere l’insufficienza della manovra economica. Lei della manovra è soddisfatto?
«La riforma costituzionale non è un diversivo. La manovra parlerà con i fatti».