«Sulle pensioni il governo ha solo peggiorato la legge Fornero», attacca il segretario generale della Uil Pierpaolo Bombardieri. «Ai lavoratori bisogna dare certezze, mentre oggi nessuno è sicuro di cosa gli succederà quando andrà in pensione. Cambiare le regole del gioco a scapito di chi si sta avvicinando all’età della pensione è gravissimo, così come è molto grave intaccare diritti acquisiti». Come, ad esempio, viene fatto col taglio delle aliquote contributive a danno di 700 mila lavoratori pubblici tra dipendenti comunali, infermieri e insegnanti delle scuole paritarie per fare cassa. «Perché – precisa Bombardieri – significa modificare le regole del gioco mentre la partita è in corso ed è contrario all’esigenza di dare stabilità al sistema».
Possiamo parlare di diritti acquisiti?
«Per noi sì, perché quelle erano le regole con le quali si moltiplicavano i contributi versati».
È impugnabile una norma del genere?
«Vedremo come è scritta la legge e lo verificheremo. Ma dal punto di vista politico questo è un intervento molto grave, così come sono gravi le altre misure prese sulle pensioni. Per mesi abbiamo fatto incontri con la commissione che il ministro del Lavoro aveva istituito e ogni volta abbiamo spiegato quali erano le piattaforme unitarie: visti i risultati dobbiamo dire che non sono servite a nulla. Erano riunioni per prendere tempo».
La Quota 103 che viene proposta adesso col ricalcolo contributivo, che la Lega sbandiera come un suo grande successo, è meglio o peggio della Quota 104 presente nella prima versione della manovra?
«Pessime entrambe. Quest’ultima versione, intervenendo sulle finestre d’uscita, comunque allunga i tempi. E poi anche lì col passaggio al contributivo c’è una modifica delle aliquote. Un po’ come succede per Opzione donna, a sua volta peggiorata al di là dei proclami di voler sostenere le donne. Lo stesso vale per l’Ape sociale, che sanava uno degli errori contenuti nella legge Fornero che considerava tutti i lavoratori uguali, anche questa peggiorata».
Insomma, non vi hanno proprio ascoltato.
«Non c’è stata alcuna valutazione delle nostre proposte. Ancora una volta non si prevede nulla sulla separazione tra previdenza ed assistenza: tutti parlano di un peso delle pensioni pari al 17% del Pil, senza considerare che almeno 3 punti riguardano costi assistenziali e che pertanto quando si informa a Bruxelles andrebbero quanto meno indicati a parte. E poi non c’è nessuna risposta sulla flessibilità in uscita».
Quota 41 per tutti senza requisito di età resta un obiettivo di legislatura, dicono dal governo.
«Ma io valuto le decisioni che il governo prende oggi e, ripeto, a nostro giudizio hanno solo peggiorato la Fornero».
È per questo che scioperate?
«Abbiamo presentato al governo tre grandi piattaforme unitarie su lavoro e precarietà, sicurezza sul lavoro e fisco, con la richiesta di rilanciare la lotta all’evasione. Ma non abbiamo avuto risposte, anzi sul fronte delle tasse ci sono continui condoni e si va in senso opposto. Avevamo poi chiesto di rendere strutturale il taglio del cuneo fiscale, che peraltro abbiamo ottenuto dopo ben due scioperi generali unitari, di detassare gli aumenti contrattuali e di avere più risorse per rinnovare i contratti pubblici, ma a queste richieste nella legge di bilancio non troviamo risposte».
Il segretario della Cisl Sbarra ha definito gli scioperi che avete proclamato assieme alla Cgil «una fuga in avanti»…
«Io non do giudizi sulle posizioni degli altri sindacati, ma rilevo che sulle piattaforme unitarie non solo non ci sono risposte ma addirittura le scelte fatte dal governo mettono in crisi i diritti raggiunti. Motivi più che sufficienti per sostenere adesso con ore di sciopero le nostre richieste prima che il governo decida. Perché se non si rivendica la redistribuzione delle risorse ed il miglioramento delle condizioni di lavoro penso sia difficile definirsi sindacato». —
La Stampa