PAOLO BARONI – La Stampa. Per 700 mila tra medici, infermieri, dipendenti comunali, maestri di scuole paritarie e ufficiali giudiziari si profila un taglio molto pesante delle pensioni future. La revisione delle aliquote di rendimento per le pensioni liquidate a partire dal prossimo anno, inserita nella nuova legge di bilancio, a seconda dei contributi versati prima del 1996 (anno in cui si è passati dal sistema retributivo di calcolo a quello retributivo), potrebbe infatti arrivare a costare tra 6.500 ed 11 mila euro lordi all’anno. Già il prossimo anno circa 30 mila lavoratori verranno «colpiti» da questa nuova misura che non risparmierà nemmeno quanti, loro malgrado, hanno attualmente in corso le dimissioni «per pensione» e uscita già prevista nel 2024.
Pensionati pubblici, taglio fino a 11 mila euro
Per una pensione di vecchiaia con decorrenza nel 2024 con 67 anni età e 35 anni di contribuzione, con retribuzioni rispettivamente da 30.000, 40.000 o 50.000, può vedere un taglio di 4.432 euro, 5.910 euro o 7.387 euro.
Manovra: tagli fino al 25% sulle future pensione dei medici, fuga dalla corsie
Il Sole 24 Ore sanità. Claudio Testuzza. Chi pensava che un governo di centro destra potesse intervenire favorevolmente sulle pensioni dopo anni che alcuni suoi esponenti hanno sparato contro la legge Fornero, resterà profondamente deluso. Anziché affrontare in maniera strutturale il nodo della flessibilità in uscita si è ricaduti nelle Quote. Non bastavano quota 100,102,e 103, viene, adesso, introdotta una Quota 104 con criteri più stringenti del passato. Anche se la stessa norma è ancora contrastata come tutta la manovra che resta una “ Bozza ” intercambiabile, anche se pubblicizzata da una conferenza stampa di due ore dello stesso presidente del Consiglio e dai suoi ministri . Per quota 104, se confermata, occorreranno almeno 63 anni d’età e 41 anni di contributi. Anche l’Ape sociale, lo strumento introdotto dal governo Renzi nel 2016 per alcune categorie più disagiate, viene incrementato a 63 anni e 5 mesi. Eliminata l’opzione donna, viene introdotto un Fondo che gestisce anche l’Ape, con la richiesta di 61 anni, restando ferme le altre condizioni che dovranno essere raggiunte entro il 2023 e mantenendo il calcolo dell’assegno con il sistema contributivo. Si allungano le finestre d’uscita da tre a sei mesi per i dipendenti privati e da sei mesi a nove mesi per i pubblici. Si interviene anche sul pensionamento anticipato i cui criteri ( 42 anni e 10 mesi per gli uomini e 41 anni e 10 mesi per le donne) erano stati congelati fino a tutto il 2026 ma che rimarranno solamente fino alla fine del 2024. E se da una parte viene tolto il vincolo dell’1,5 volte la pensione sociale, per accedere al pensionamento di vecchiaia a 67 anni, si incrementa a 3,3 volte la pensione sociale per il pensionamento a 64 anni e 20 anni di contributi per i lavoratori interamente nel sistema contributivo.
Dove l’intervento della legge diventa ancora più coercitivo, in specie per i medici iscritti alla Cassa Pensioni sanitari ( CPS ) e per i dipendenti degli enti locali (CPDEL) , è nella rimodulazione dei rendimenti della quota retributiva. Infatti, con questa ipotesi di legge, la quota retributiva della pensione, ovvero quella riguardante i contributi versati prima del 1996, subisce un importante e gravissimo ridimensionamento. Di fatto sottraendo migliaia di euro annui al futuro assegno previdenziale . La perdita che questa disposizione causerebbe alle pensioni, è stimabile tra il 5% fino al 25% di tutto l’assegno pensionistico, a seconda degli anni di contribuzione pre-96. Fino a, quindi, un quarto di pensione. Un attacco così feroce alle pensioni non ha precedenti nella storia di questo Paese, tra l’altro commesso proprio contro il personale sanitario, già martoriato prima da una devastante pandemia e poi dalla dilagante crisi del pubblico impiego, costretto a turni massacranti dal blocco delle assunzioni e con remunerazioni totalmente inadeguate, alla mercé di un’inflazione galoppante e nemmeno paragonabile al passo del privato e degli altri paesi europei.
Questa norma, ovviamente, si ripercuoterà sulle piante organiche del SSN, svuotandole ancor di più per la fuga fino alla fine dell’anno di chi ha già maturato il diritto a pensione, in un momento già reso drammatico da una gravissima carenza di specialisti a causa della errata programmazione perpetrata per oltre un decennio. Anche chi ha riscattato la laurea ante-96 pagando decine di migliaia di euro per accrescere economicamente la propria pensione, contando sulle regole attuali, si ritroverà con una riduzione pensionistica assolutamente imprevedibile e inaccettabile.
Ma non contenti di avere ridotto drasticamente la rivalutazione delle pensioni per l’anno 2023, anche per l’anno prossimo si assisterà ad un recupero inflattivo ancora più modesto. Conservato il 100 per cento per gli importi fino a quattro volte il minimo ( 2.272 euro lordi mensili ) per le fasce di importi superiori si avranno ulteriori riduzioni con appena il 22% del tasso Istat, ieri al 32%, per le pensioni oltre i 5.680 euro lordi mensili. Vedremo nei prossimi giorni, quando finalmente il testo definitivo sarà presentato alle Camere, cosa resterà di queste proposizione e quali altre condizioni saranno indicate per un futuro previdenziale sempre più grigio.