Nella provincia di Pavia circa 30mila maiali sono stati abbattuti a causa di un virus di peste suina. Altri 30mila destinati al macello sono bloccati negli allevamenti, ostaggio della “zona rossa” indetta dalla Commissione europea per fermare il contagio. Sono circa 200 gli imprenditori coinvolti per un danno economico stimato di circa 30 milioni di euro.
Le vie di diffusione del virus
La peste suina africana è un virus che colpisce i suidi – in particolare cinghiali e maiali. Ha un alto tasso di contagiosità e porta alla morte nel giro di pochi giorni. È innocuo per l’uomo che, tuttavia, ne è il maggior veicolo.
I cinghiali trasmettono il microrganismo infetto se a contatto diretto o indiretto (saliva o escrementi) con altri animali. Le rigide norme di bio-sicurezza impediscono, nella gran parte dei casi, il contatto tra cinghiali selvatici e allevamenti. Ma le tracce di virus sotto le suole delle scarpe o sui pneumatici fanno dell’uomo il principale untore.
La zona rossa indetta dalla Commissione
I primi casi sono stati registrati in natura aperta già l’anno scorso su esemplari di cinghiale trovati morti in Sardegna, Piemonte, Liguria e nord di Roma. Lo scorso agosto è stato registrato il primo caso a Montebello di Battaglia, in provincia di Pavia.
Gli animali infetti sono stati abbattuti e l’Ue ha indetto delle zone rosse. A seconda della vicinanza ai focolai, agli imprenditori è stata impedita o controllata la vendita con severi controlli da parte dell’Ats. Quando altri casi sono stati scovati a Zinasco e nei Comuni limitrofi, tutta la provincia di Pavia è diventata zona rossa.
Il blocco delle vendite ai macelli
Sono circa 30mila i suini del Pavese destinati alla vendita per il macello, e gli imprenditori non hanno più spazio: “Il mio e altri allevamenti – racconta Alessandro Dordoni, imprenditore di Bascapé e referente nazionale Confagricoltura per la suinicoltura – sono saturi al 95%. Entro fine mese saremo completamente pieni”. Nelle scrofaie, infatti, nascono ogni settimana nuovi suini.
I macelli non acquistano più questi esemplari, “che fermi negli allevamenti continuano a nutrirsi, rappresentando un costo notevole”, spiega Dordoni. Così superano la soglia di peso sopra la quale vengono esclusi dal circuito dei prosciutti di Parma, San Daniele o Dop. L’obbligo del trattamento termico – che con la cottura abbatte il virus -: “permette di produrre invece mortadelle, spalle cotte e poco altro”, continua Dordoni. Un disincentivo all’acquisto da parte dei macelli.
Elio Martinelli, imprenditore del Mantovano e presidente di Assosuini ricorda il caso del focolaio in Belgio del 2018: “In un’area vasta chilometri furono abbattuti tutti gli esemplari di cinghiale e così il problema è stato risolto alla radice. Avremmo dovuto fare lo stesso a gennaio dell’anno scorso. Se altri Paesi oltre alla Cina, alla Corea e al Giappone chiudono l’importazione dall’Italia, è la fine”.
Il tavolo con governo e Regione Lombardia
Fitte interlocuzioni avvengono a livello regionale e nazionale per affrontare la crisi. Lunedì 23 ottobre la Regione Lombardia incontrerà le associazioni di categoria: “Si parlerà di ristori – spiega Rudy Milani, referente nazionale suinicoltura di Confagricoltura – e della possibilità che un macello acquisti i 30mila suini già pronti”.
A livello nazionale, spiega Milani, a settembre e ottobre si sono tenuti incontri con i ministri della Difesa Guido Crosetto e dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida. La Difesa, in particolare, ha promesso l’intervento dell’esercito per il contenimento dei cinghiali. “Aspettiamo un’altra convocazione per novembre ma c’è fretta – continua il referente di Confagricoltura – Ad oggi stimiamo un danno da 30 milioni di euro”.
“L’auspicio – commenta Silvia Garavaglia, presidente di Coldiretti Pavia – è che si arrivi a un’attenuazione da parte della Commissione europea della zona rossa istituita in tutta la provincia lo scorso settembre per riavviare il commercio”. Un’ipotesi da scongiurare almeno fino al prossimo 15 novembre, quando scadranno i 90 giorni di blocco imposti dall’Europa per arginare il focolaio.