La trattativa è dunque in corso soprattutto su assegni bassi e interventi per i lavoratori interamente contributivi. Ma alcune tessere di quello che si annuncia come un mini-pacchetto previdenza, a causa delle scarse risorse a disposizione ma anche dell’andamento in crescita della spesa pensionistica, sembrano aver trovato una loro stabilità. Oltre al prolungamento di un anno di Quota 103 e Ape sociale, probabilmente in formato leggermente allargato, appaiono quasi certe altre due misure: la nuova fase di silenzio assenso “volontario” per la destinazione del Tfr alla previdenza integrativa e la sostituzione di Opzione donna con una sorta di Ape donna in versione “mobile”.
Attualmente, dopo la stretta introdotta dall’ultima legge di bilancio, l’uscita anticipata con il ricalcolo contributivo dell’assegno è consentita solo ad alcune lavoratrici (caregiver, con almeno il 74% di invalidità civile, licenziate) con 35 anni di versamenti e 60 anni d’età, che scendono a 59 in presenza di un figlio e a 58 con due o più figli. Queste e altre categorie che abbiano maturato 61 anni d’età (o forse 62) e 30 anni di contributi (29 con un figlio e 28 con due) avrebbero ora la possibilità di beneficiare fino alla soglia di vecchiaia di un sussidio (probabilmente non superiore ai 1.500 euro lordi) per 12 mensilità e comunque svincolato dal ricalcolo contributivo. L’indennità sarebbe garantita anche alle lavoratrici impegnate in mansioni gravose. Una delle opzioni sul tavolo prevede che in questo caso gli anni di contribuzione necessari (36 come per l’Ape sociale) scendano a 34 in presenza di due figli. Si tratterebbe quindi di una misura di accompagnamento alla pensione di vecchiaia imperniata su una specie di meccanismo mobile.
I tecnici del governo stanno anche valutando l’impatto di un aumento delle pensioni più basse, su cui insiste Forza Italia. Gli spazi di manovra sono però esigui. E anche per questo motivo si sta facendo largo l’ipotesi di far scattare un piano molto soft per le “minime”, che premierebbe, almeno in prima battuta, gli “over 75”. Che vedrebbero prorogata di un anno la supervalutazione prevista fin qui solo per il 2023, arricchita di un ritocco ma non troppo marcato.
Praticamente sicure sembrano invece essere le nuove agevolazioni che, insieme alla nuova fase di silenzio-assenso per il Tfr, dovrebbero favorire il rilancio della previdenza complementare, considerato prioritario dal ministro del lavoro, Marina Calderone, dal sottosegretario, Claudio Durigon e anche dal ministro Giancarlo Giorgetti. In particolare, si punta a far salire la soglia di deducibilità dei contributi versati ai fondi pensione. Nella legge di bilancio dovrebbero trovare posto anche alcuni interventi per garantire una maggiore “copertura previdenziale” ai lavoratori interamente contributivi, under 35 compresi.
Solo poco prima del varo della manovra dovrebbe arrivare la decisione sull’eventuale nuovo taglio alla rivalutazione delle fasce di pensioni più “ricche”. Il governo si sta muovendo con cautela: i tecnici hanno ipotizzato una revisione del meccanismo con cui sono stati fatti scattare i tagli quest’anno. Ma per ora l’orientamento sarebbe di lasciare tutto invariato, anche se la caccia alle risorse potrebbe alla fine portare a un’altra stretta.