Ieri sera, durante la puntata di Ballarò, era stata proprio il ministro Fornero ad aprire su possibili modifiche alla riforma delle pensioni varata dal governo con il decreto “Salva-Italia”.
Oggi, alla apertura dei lavori parlamentari sul testo è arrivata prima proposta concreta di modifica. La Commissione Lavoro della Camera, infatti, ha dato parere favorevole alla manovra ma chiede di garantire la perequazione automatica sulle pensioni fino a tre volte il minimo, ossia fino a 1.400 euro e non mille come nel testo del decreto promulgato ieri dal presidente della Repubblica. Il parere, votato da tutti i gruppi con l’eccezione della Lega Nord, potrebbe ora essere tradotto in un emendamento.
“Per quanto riguarda la perequazione automatica dei trattamenti pensionistici di cui all’articolo 24, comma 25 – sottolinea la Commissione – si valuti la possibilità di garantire una forma di copertura rispetto all’andamento del costo della vita anche ai trattamenti compresi tra due e tre volte il minimo”. La copertura, secondo la Commissione, dovrebbe arrivare “mediante un incremento del contributo di solidarietà a carico delle pensioni più elevate (sia attraverso una revisione in aumento della quota di prelievo per quelle pari almeno a venti volte il minimo Inps, sia attraverso un abbassamento dell’importo delle pensioni a cui si applica il contributo) e/o mediante l’introduzione di un contributo di solidarietà sulle cosiddette ‘baby pensioni’, limitato all’importo superiore al minimo, e/o incrementando la percentuale di intervento sui cosiddetti “capitali scudati”.
Tra le possibilità proposte dalla commissione per ottenere la perequazione a saldi invariati, anche quella di intervenire sulla previdenza dei soggetti istituzionali. “La commissione – si legge in un passaggio del parere – considera urgente e improcrastinabile una iniziativa che affronti, secondo il principio di equità e sulla scorta di quanto si appresta a decidere il Parlamento, i regimi pensionistici degli altri organi costituzionali, delle Autorità indipendenti e di altre situazioni di oggettivo privilegio, derivanti da aspetti abnormi del sistema retributivo, anche prevedendo il passaggio al calcolo contributivo pro-rata”.
Si tratta ora di vedere cosa il governo deciderà di fare. Per ora, l’unica voce di commento, per quanto positiva, è stata quella del vice-ministro del Lavoro Michel Martone: “Il governo prende atto della proposta e del senso di responsabilita’ manifestato dalla Commissione di ragionare a saldi invariati in un momento di grande difficolta’”.
Anche perché, stando ai dati, la situazione dei pensionati italiani non è delle più rosee. Sono 2,3 milioni i pensionati poveri e sono destinati a crescere a causa dell’impatto congiunto della manovra varata dal governo e delle precedenti. Lo ha sottolineato il presidente dell’Istat, Enrico Giovannini, nel corso di un’audizione di fronte alle Commissioni Bilancio di Camera e Senato. “Le pensioni fino a 915,52 euro rappresentano in media il 27,3% del reddito totale delle famiglie con pensionati: questo contributo sale pero’ all’85,5% per i pensionati anziani che vivono da soli. Secondo i parametri europei di povertà relativa (60% del reddito mediano equivalente) – ha spiegato Giovannini – ricadono in questa categoria il 29,8% dei percettori di una pensione inferiore ai 915,52 euro, per un totale di quasi 2,3 milioni di pensionati e, di converso, il valore soglia identificato garantirebbe l’indicizzazione all’89,7% dei pensionati a rischio poverta”. Secondo l’Istat, “nei prossimi anni la quota di pensionati poveri, è verosimilmente destinata a crescere a seguito dell’impatto congiunto delle misure di questa e delle manovra precedenti, nonostante l’indicizzazione. Un’eventuale estensione dell’indicizzazione fino a 1.200 euro lordi mensili, d’altro canto, consentirebbe di tutelare un ulteriore 6,5% dei pensionati a rischio di poverta’ (163 mila)”.
corriere.it – 7 dicembre 2011