Bastano poche battute a Mario Monti per chiarire il senso dei sacrifici: «C’era il rischio molto concreto che lo Stato finisse come la Grecia. Che gli stipendi non potessero essere pagati, che le pensioni non fossero più pagate».
Considerazioni dure che si declinano con i dati di una manovra da circa 21 miliardi. Un mix di misure che eleva il conto delle nuove tasse a quasi 18 miliardi (17,9 miliardi di euro), e segna, invece, l’asticella dei tagli di spesa ridotti a 2,3 miliardi dovuti alla compensazione tra tagli e finanziamenti. Nel conto vanno poi aggiunti i 13 miliardi di aumento dell’Iva che potrebbero rendersi necessari se nei prossimi sei mesi non si faranno altrettanti tagli alla giungla delle agevolazioni fiscali: in tutto fanno oltre 34 miliardi di euro. Ma gli italiani, spiega il capo del governo, «sono sicuro che capiranno»; nonostante i rincari violenti del costo dei carburanti «indispensabili», e le «giustificate» insofferenze di questi giorni.
Così «come capisco – aggiunge Monti a «Porta a porta» – che in passato ci sono stati scioperi, anche generali, per molto meno. Francamente capisco la reazione, ma invito anche tutti a pensare a cosa sarebbe accaduto al lavoro e alle pensioni senza questo intervento. Sono salito su un treno in corsa che stava per deragliare». Quel treno, naturalmente, fa rima con gli impegni assunti con l’Europa. Monti lo dice chiaramente: «Nella manovra c’è una buona parte di continuità perché è l’attuazione concreta e seria degli impegni che il governo Berlusconi ha preso con l’Ue. In Parlamento dovremo fare un equilibrismo: le Camere sono sovrane ma il tempo è poco e il margine di flessibilità è pochissimo». Insomma, poca possibilità di emendamenti, e soprattutto, par di capire, comunque, saldi invariati. Quindi, il capitolo pensioni, «la misura più sofferta», spiega Monti, «è lì che ci siamo convinti che era il caso di chiamare a contribuire anche chi anni fa aveva usufruito dello scudo fiscale».
È un tema, questo, sul quale Mario Monti insiste: «È possibile colpire l’evasione», insomma, replica a Vespa, «pensiamo di farcela», così come insiste sul nodo della fiducia: «E’ prematuro spiega il premier – parlarne ora, ma la finalità è di approvarla in tempi rapidi, evitando di modificare quella distribuzione dei carichi che abbiamo fatto con molta attenzione». Il viceministro Vittorio Grilli aggiunge che da gennaio «mentire al fisco sarà reato, mentre prima c’erano ammende amministrative. Inoltre tutti gli operatori finanziari dovranno inviare i movimenti degli italiani per cui l’agenzia delle entrate sarà in grado di verificare eventuali anomalie». Altra novità: stop agli incarichi incrociati negli organi decisionali di banche, assicurazioni e società di risparmio gestito.
E a chi parla di poche misure a favore della concorrenza, il premier replica: «Ci sono misure di concorrenza e liberalizzazioni a vantaggio dei cittadini, ma verranno altre cose che senza costare denaro pubblico modificheranno le strutture in modo da togliere pezzetti di ingessatura all’economia italiana». Sulle pensioni il ministro del Welfare, Elsa Fornero, apre: «Se trovassimo altri soldi sarei felicissima di alzare il tetto delle pensioni a cui garantire l’indicizzazione». Poi, il capitolo casa. «La prima casa è una cosa importante chiarisce Monti – per la vita dei cittadini ma è anche una cosa che consuma risorse pubbliche. In tutti i Paesi anche la prima casa contribuisce al mantenimento dei servizi pubblici». Nel salotto di Bruno Vespa, Monti trova l’occasione anche per guardare oltre i confini del nostro Paese, «confido di poter rappresentare in Europa un’Italia che ha dato prova di coraggio», ma anche del lavoro. E assicura: «Il mercato del lavoro sarà il nostro prossimo cantiere e la concertazione sarà essenziale».
La Stampa – 7 dicembre 2011