La casa è uno dei piatti forti, o meglio delle medicine amare, della ricetta Monti. Le coordinate di fondo sono quelle già indicate nei giorni scorsi: Imu anticipata anche sulla prima casa, con un sistema di moltiplicatori delle rendite che, senza cambiarle, di fatto innalzano la base imponibile del 60 per cento.
Peggio delle peggiori previsioni, che sino a ieri erano ferme a un intervento diretto sulle rendite catastali (che avrebbe provocato aumenti anche nelle imposte su compravendite e successionj) tra il 10% e il 20 per cento. Sull’abitazione principale, poi, viene infranto un tabù: verrà tassata, anche se con aliquote ridotte e franchigia di 200 euro (come prima dell”esenzione targata Berlusconi).
Il sistema dei moltiplicatori serve a partire dalla rendite (attribuite moltiplicando le tariffe d’estimo per numero di vani per abitazioni e uffici e per i metri quadrati per le altre tipologie, tranne che per gli immobili produttivi dove è a stima diretta), che resta ferma con l’aggiornamento del 5% in vigore dal 1997. Sinora le rendite catastali venivano moltiplicate rispettivamente per 100 (abitazioni), 34 (negozi) e 50 (immobili produttivi). Il risultato era la base imponibili del’Ici, sulla quale venivano applicate le aliquote Ici.
Ora, con l’aumento del 60% dei moltiplicatori e l’aliquota del 7,6 per mille (invece di quella massima del 7 prevista per l’Ici) gli esborsi per gli immobili che non siano abitazione principale aumenteranno del 74 per cento, una stangata da centinaia di euro per un negozio e di migliaia per un capannone, che si accompagna a quella sull’abitazione principale: qui resta esente solo chi ha case piccolissime (mono-bilocali in periferia) mentre per decine di milioni di famiglie la spesa andrà da 100 a 400 euro in media.
Il prelievo sulla prima casa era stato già notevolmente ridotto dal governo Prodi e poi del tutto eliminato dal successivo governo Berlusconi. Nel primo caso, infatti, era stata aumentata la detrazione per abitazione principale a 200 euro. Dopo il secondo taglio l’imposta era rimasta per gli immobili di lusso e quelli diversi dalla prima casa. Secondo le stime riportate il 3 dicembre dal Sole 24 Ore un ritorno del tributo sulla prima casa potrebbe portare 3,5 miliardi di euro. L’eliminazione del prelievo sulla prima casa – che generalmente rappresentava il prelievo sui “residenti” nel territorio dell’ente locale – peraltro aveva suscitato molte polemiche sul piano teorico. Tassando di fatto solo le seconde case (con l’eccezione di pochi immobili di pregio, come le ville, i castelli, quelli riservati al culto e così via) finiva per affidare il federalismo non al rapporto tra enti e popolazione residente (e votante) ma faceva prendere di mira solo i non residenti. Con il ritorno del prelievo sull’abitazione, anche se ridotto, di fatto si ricollega il prelievo locale ai residenti. L’aliquota ridotta per l’abitazione ovviamente produrrà un prelievo più pesante (il discorso naturalmente riguarda anche le altre aliquote) se si intreccerà con un aumento delle rendite catastali. Per la revisione del catasto, intanto, è stata annunciata una legge delega.
Ilsole24ore.com – 4 dicembre 2011