Nel curioso andirivieni tra i “suoi” palazzi – Chigi, Giustiniani, Finanze – ieri Mario Monti ha riunito al ministero dell’Economia il “pacchetto di mischia” del suo governo e assieme ai ministri Passera, Fornero, Giarda e Moavero ha preso un’altra decisione dirimente
Accelerare almeno un po’ la presentazione della manovra correttiva da 25-28 miliardi, anche se l’asticella non è stata ancora fissata, così come non si può ancora immaginare quale sarà la data finale di approvazione. Comunque, prima di Natale. Per quanto abbia maggior dimestichezza con i giornali stranieri, ieri mattina al presidente del Consiglio non sono sfuggite le sollecitazioni di diversi editoriali sui principali quotidiani italiani a far bene ma possibilmente nel minor tempo possibile. Così come non è sfuggito a Monti il tono sferzante del “Financial Times”, quotidiano da sempre vicinissimo alla City, che ironizzava sulle manovre di bilancio del nuovo governo «avvolte nella nebbia», visto che «non c’è ancora chiarezza sulle misure di emergenza».
Raccontano che il professore, cui non mancano gli strumenti per “pesare” l’attacco da Oltremanica, avrebbe fatto una distinzione tra l’antico euroscetticismo britannico e gli stimoli a far sul serio, linea interpretativa prevalente a palazzo Chigi nel caso del pur caustico articolo del quotidiano inglese. E così, se da una parte Monti è voluto andare (in parte) incontro alle richieste corali di dare una scossa al suo passo, dall’altra il presidente del Consiglio non ha alcuna intenzione di diradare la “nebbia” che riguarda le misure allo studio. Troppo fresca, in Monti, è la memoria dei recenti flop politico-comunicativi, di quell’effetto “annunciosmentita” che ha azzoppato gli ultimi governi, di destra e di sinistra, in coincidenza con la preparazione delle Finanziarie. L’effetto combinato di indiscrezioni pilotate, mezzi annunci e smentite, dal 2007 in poi ha provocato pesantissime fibrillazioni, penalizzando l’ultimo Prodi e l’ultimo Berlusconi. E proprio per questo Monti ha dato tassative disposizioni ai suoi ministri di evitare «fughe di notizie» sul dettaglio delle misure in preparazione.
Ma c’è di più. Proprio perché le misure in preparazione non saranno indolori e anzi, per restare al lessico montiano, potrebbero contenere parecchi «sacrifici», Monti ha confidato ai suoi collaboratori che un altro imperativo categorico riguarderà l’efficacia della comunicazione: «Dovremo avere la capacità di spiegare, oltreché al Parlamento, anche ai cittadini il significato e la portata dell’azione del governo». A palazzo Chigi sanno che almeno una parte dell’impatto delle misure sull’opinione pubblica, si giocherà nella capacità dello stesso Monti di saperle motivare, riuscendo in una delle imprese più difficili per un uomo politico: convincere i cittadini che fare sacrifici vale la pena.
Certo, nel vertice di ieri con i quattro ministri di punta del suo governo, Monti ha “tagliato” 48-72 ore sul ruolino di marcia inizialmente immaginato, ma non ha dato una scossa plateale al suo cammino, rallentato in questi giorni da una selva di motivi: la nomina degli staff da parte di ministri “digiuni” di politica; la presa di confidenza dei ministri con dossier e alta burocrazia; la necessità di preparare misure subito applicabili, impermeabili ad uno stravolgimento; la ricognizione sullo stato reale della finanza pubblica; la preparazione del necessario consenso parlamentare in un contesto politico senza precedenti.
Nel vertice di ieri è stato comunque deciso di operare in due tempi: prima il decreto-legge con la manovra correttiva e nelle settimane successive, le grandi riforme: pensioni, fisco, liberalizzazioni, misure anti-casta. Nel Consiglio dei ministri del 5 dicembre sarà varata, con un decreto legge, una manovra correttiva che – dopo la ricognizione, avviata con la Ragioneria, sullo stato di attuazione delle due recenti manovre del governo Berlusconi – dovrebbe impegnare una cifra tra i 25 e i 28 miliardi. Anche se molto dipenderà dal dosaggio delle varie misure, anche ieri le misure più quotate restavano il ritorno dell’Ici, l’aumento dell’Iva, gli sgravi su imprese (Irap) e lavoro. Oltre ad un pacchetto di misure che restano “coperte”.
Lastampa.it – 27 novembre 2011