In questi giorni i sessanta consiglieri regionali del Veneto ricevono telefonate dal tono pressante: «E’ in atto una campagna diffamatoria contro le nostre imprese, cinquemila persone rischiano di perdere il lavoro, contiamo sulla vostra sensibilità… ».
Dall’altro capo del filo, dirigenti di Lega Coop e Confcooperative, i giganti del settore. Perché tanto allarmismo? Perché, dopo anni di deregulation, la Regione ha deciso di mettere ordine nella giungla degli appalti di servizi sociosanitari-educativi assegnati dalle Usl alle cooperative sociali. L’ha fatto alla luce di una lettera di richiamo dell’Autorità di vigilanza sui contratti pubblici, che sollecita il rispetto delle regole: trattative dirette limitate agli appalti di valore inferiore ai 193 mila euro, gara comunitaria per gli altri. «Abbiamo incaricato il nostro servizio ispettivo di compiere un censimento completo», dichiara Leonardo Padrin, presidente della commissione sanità competente a procedere «e il rapporto finale, estremamente accurato, ci ha fornito anzitutto l’ammontare degli appalti in corso: 758 milioni di euro, una cifra a dir poco rilevante, basti pensare che il fatturato totale della medicina privata veneta non supera gli 800». Sono emerse irregolarità? «Ciò che risulta è una disparità, anche accentuata, tra i prezzi erogati, a parità di servizio, nelle diverse aziende sanitarie. Intendiamoci: il nostro obiettivo è quello di consolidare il rapporto tra sanità e cooperazione, che riteniamo un valore aggiunto. Però dobbiamo ripristinare il rispetto delle regole, evitando abusi da ambo le parti: non vogliamo né coop strozzate né prezzi gonfiati ma omogeneità di condizioni e trasparenza contrattuale». Tant’è. L’attività di lobbying produce i suoi frutti: numerosi e trasversali gli esponenti di partito che contattano Padrin invitandolo ad “ammorbidire” le procedure… «Trovo inutili i proclami e assurde le accuse di intento persecutorio. La verità è opposta: proprio per tutelare questo modello collaborativo avvertiamo l’esigenza di superare le anomalie del passato». Il pidiellino Padrin le definisce così ma la nuova delibera approvata in materia dalla giunta di Palazzo Balbi è drastica nel segnalare «le diverse irregolarità/illegittimità negli affidamenti dei contratti» accertate dall’Autorithy; e così nel rimarcare, in toni inequivocabili, l’obbligo di rispettare scrupolosamente la legislazione in materia d’appalti da parte dei direttori generali e dei dirigenti delle Usl. Un altolà alle scorciatoie (quasi sempre favorevoli alle grandi cordate a scapito delle cooperative minori) suggerito dagli assessori Sernagiotto e Coletto e fatto proprio dal governatore Luca Zaia.
La nuova venezia – 19 novembre 2011