Licenziamenti più facili, insorgono i sindacati. Berlusconi: «Non ci sarà rivolta sociale». Maxi piano per le banche
MILANO – L’Euro è per ora in sicurezza, e così le banche. La Grecia riceverà nuovi aiuti per 130 miliardi, l’Italia ottiene il via libera dalla Ue sugli impegni assunti dal governo insieme alla raccomandazione, messa nera su bianco nelle conclusioni scritte del summit, di realizzare in tempi ragionevoli, secondo un «calendario ambizioso» le misure annunciate. Stabilendo prima di tutto entro dicembre il piano sulle pensioni che per uomini e donne saranno portate a 67 anni da qui al 2006. Si è conclusa così, alle prime luci dell’alba, la maratona salva-euro dei leader riuniti a Bruxelles.
BERLUSCONI: NON CI SARA’ RIVOLTA SOCIALE – «Non abbiamo introdotto misure così negative come quelle in Grecia» dove ci sono stati licenziamenti e tagli agli stipendi pubblici: «Da noi nulla di tutto questo» e anche sul fronte del lavoro la situazione è «assolutamente gestibile», si tratta solo di «maggiore mobilità». Lasciando il vertice di Bruxelles, Berlusconi ha replicando alle prima ondata di polemiche sui licenziamenti più facili.
SINDACATI: LICENZIAMENTI FACILI ISTIGANO A RIVOLTA – A partire dal maggio 2012 per le aziende sarà più facile licenziare, secondo quanto previsto degli impegni assunti dal governo a Bruixelles. Nella lettera di intenti si preannuncia infatti «nuova regolazione dei licenziamenti per motivi economici nei contratti di lavoro a tempo determinato», di fatto un forte cambiamento dell’art.18 per prevede solo il licenziamento per giusta causa
MAXI RICAPITALIZZAZIONE PER LE BANCHE – Tornando al piano per l’Eurozona, saranno ricapitalizzate quelle «sistemiche», già sottoposte agli stress test, che sono circa 90. Entro giugno 2012 dovranno essere reperiti 106 miliardi di euro da destinare agli aumenti di capitale, dei quali 14,7 miliardi per quelle italiane. L’obiettivo è quello di portare il famigerato Core Tier1, l’indice di solidita patrimoniale, al 9%, livello che però è già stato raggiunto dalle due prime banche italiane Intesa Sanpaolo e Unicredit.
Per finanziare il rafforzamento, le banche europee dovranno trovare prima capitali propri, anche attraverso ristrutturazioni e cartolarizzazioni, poi potranno chiedere l’intervento degli Stati e solo in ultima battuta può intervenire il fondo salva-Stati Efsf. Gli istituti sotto ricapitalizzazione non potranno distribuire dividendi né bonus. E dovranno essere valutate «le esposizioni al debito sovrano dell’area euro, calcolate ai valori di mercato al 30 settembre 2011».
SVALUTAZIONE DEL 50% DEI BOND DI ATENE – L’accordo è per un taglio del 50% del valore nominale dei titoli del debito. Tutti, tranne quelli detenuti dalla Bce. Accettando queste perdite, le banche assicureranno al debito greco di tornare nel 2020 ad un livello sostenibile, ovvero al 120% sul pil. Obiettivo che sarà raggiunto anche grazie ad un contributo ulteriore del programma di aiuti pari a 130 miliardi di euro entro il 2014. La revisione del secondo piano salva-Grecia dovrà essere approvato entro il 2011 e l’operazione sui bond greci dovrà essere realizzata all’inizio del 2012.
FONDO SALVA-STATI – L’Efsf viene più raddoppiato a 1000 miliardi di euro. Il potenziamento dell’Efsf avverrà attraverso due diversi strumenti, anche detti barriere di difesa («firewalls») contro il contagio della crisi, che si teme possa colpire soprattutto Italia e Spagna. Da una parte saranno fornite garanzie fino al 20% per le emissioni di titoli di debito dei paesi sotto attacco dei mercati («credit enhancement»); dall’altra, verranno creati uno o più fondi ad hoc («Special purpose vehicles»), che potranno giovarsi delle garanzie dell’Efsf per attrarre gli investimenti internazionali. I fondi raccolti in questo modo potranno essere usati per acquistare i bond sui mercati secondari. .
Corriere.it – 27 ottobre 2011