La Regione aveva rimborsato una clinica privata aquilana per prestazioni fuori budget. Mazzocco aveva presentato appello contro il risarcimento da 500mila euro in primo grado
Aveva presentato appello perché la condanna di primo grado, un risarcimento di 500mila euro, gli era sembrata illogica. Ora, la prima sezione d’appello della Corte dei conti, lo ha condannato a pagare dieci milioni di euro per un danno erariale arrecato alle casse della Regione Abruzzo, costretta a sborsare un fiume di soldi a una clinica privata aquilana per prestazioni sanitarie che la stessa aveva reso senza rispettare i budget fissati. Un buco di diverse decine di milioni di euro, che certo non ha contribuito ad alleggerire i debiti accumulati nel settore sanitario, una voragine che nel corso degli anni ha portato al commissariamento della Regione in fatto di sanità. A dover sborsare quasi venti miliardi del vecchio conio, dopo due gradi di giudizio, è l’ex direttore generale della Asl dell’Aquila, Mario Mazzocco: i cittadini abruzzesi, invece, da tempo stanno pagando i guasti prodotti da una gestione “creativa” della sanità sia in termini monetari (con la reintroduzione dei ticket sulle specialistiche), sia in termini di efficienza dei servizi, con tagli, ridimensionamenti, chiusure di ospedali, carenza di personale e liste d’attesa indegne. Con Mazzocco la sezione di appello della corte dei conti ha condannato anche Lucio Gialloreti, all’epoca direttore amministrativo della stessa Asl, a risarcire la Regione per un importo pari a centomila euro. In primo grado la condanna per Gialloreti era stata di 25mila euro. La vicenda era iniziata ne12000 quando la Asl, interpretando la legge regionale che fissava il tetto di spesa consentito, aveva incluso tra le prestazioni rimborsabili anche quelle svolte a pazienti di fuori regione. In seguito aveva riconosciuto alla clinica privata un pagamento di 443mila euro. Successivamente aveva autorizzato altri pagamenti per la stessa clinica privata, su posti letto autorizzati ma non accreditati; uno di questi ammontava a quasi 44 milioni di euro. La Procura regionale della Corte dei conti aveva quantitificato, alla fine, un
danno complessivo per oltre 53 milioni di euro. La sezione giurisdizionale, nel 2009, aveva però ritenuto di contenere il risarcimento dovuto alla Regione a 500mila euro per Mazzocco e25milaeuro per Gialloreti. Aproporre appello contro la sentenza di primo grado
non è stato solo l’ex manager della Asl dell’Aquila, coinvolto anche nell’indagine sulla sanità romana con “LadySanità”, ma anche la Procura regionale abruzzese, che aveva chiesto di annullare la decisione precedente nella parte in cui veniva liquidato il danno arrecato all’erario. I giudici di contabili di secondo grado hanno schiarito l’orizzonte da ogni dubbio interpretativo: il piano sanitario regionale approvato nel 1999 era chiaro, hanno detto, e non presta a incertezze «risultando evidente che non si potevano includere nella spesa sostenuta dalla Regione anche quella afferente a ricoveri di pazienti di altre regioni. «L’interpretazione arbitraria e illogica della volontà regionale – secondo i giudici romani di via Baiamonti – ha comportato un indubbio aumento della spesa sanitaria sostenuta dalla Regione Abruzzo» conseguente all’incremento di fatturato da parte della casa di cura privata a danno del Fondo sanitario regionale. Il collegio giudicante (Vito Minerva, presidente, Maria Fra-tocchi, relatore, Mauro Orefice, Rita Loreto e Piergiorgio Della Ventura, consiglieri) ha ritenuto quindi di dover rivedere l’entità della condanna a carico di Mazzocco e Gialloreti. Quest’ultimo (che non aveva proposto appello) è stato chiamato in causa perché «pur avendo conoscenza della illegittimità degli atti vi ha apposto il proprio visto senza formulare riserva alcuna, come sarebbe stato doveroso per la rilevanza delle funzioni esercitate». Il collegio ha anche condannato Mario Mazzocco al pagamento delle spese di giudizio liquidate in 762 euro. La sentenza arriva proprio nel momento in cui il presidente della Regione e commissario della sanità, Gianni Chiodi, si appresta a rinegoziare i tetti di spesa con le cliniche private. Proprio nei giorni scorsi il governatore ha scritto agli operatori privati annunciando che i tetti 2010 conservavano i vincoli imposti dal Ministero dell’ Economia ma che il pareggio di bilancio ottenuto l’anno scorso «consente oggi, in un contesto in cui tutto il Paese è in estrema difficoltà e compie manovre di riordino, di non ritoccare al ribasso i tetti di spesa per gli erogatori privati, per tutte le tipologie di prestazioni, almeno fino al 2013».
Un prezzo molto alto Mario Mazzocco non è stato l’unico sconfitto in secondo grado: Lucio Gialloreti, all’epoca direttore amministrativo della stessa Asl, dovrà versare centomila euro a fronte dei 25mila della sentenza appellata. La vicenda è iniziata nei 2000
Il Tempo Abruzzo – 20 ottobre 2011