Già col riparto dei 106,5 miliardi per il 2011 hanno perso la partita, poi col decreto sui costi standard sanitari sono rimasti a bocca asciutta anche in prospettiva futura.
Ma i governatori del Sud non ci stanno affatto e si preparano tutti insieme a rilanciare la sfida: chiedono che per la divisione della torta da 108,8 miliardi del 2012 per l’assistenza sanitaria siano considerati criteri di riparto tra le Regioni legati non solo all’età della popolazione, ma anche ad altri indici, a cominciare dalla «deprivazione» legata alla situazione economico-sociale dei singoli territori. Il solo criterio dell’età, insistono, penalizza il Sud. Che così batte nuovamente cassa.
Proprio mentre cresce lo scontro col Governo sul nuovo taglio da 1 miliardo appena inferto dalla legge di stabilità 2012 all’edilizia sanitaria, sui conti della sanità è destinato a riaccendersi la battaglia tra le Regioni.
Con la polemica Nord-Sud che si ripete ogni anno e che però questa volta – tanto più dopo che la manovra estiva ha potato per 8 miliardi i finanziamenti per il 2013-2014 – diventa per tutti i Governatori una partita decisiva. Senza dimenticare, ironia della sorte, che il riparto delle risorse per il 2011, conclusosi solo a metà di aprile senza alcun risultato per le Regioni del Mezzogiorno, è rimasto finora lettera morta: il Cipe non ha ancora deliberato le tabelle finali, con conseguenti ritardi nei trasferimenti di cassa che stanno creando problemi in tutte le Regioni, anche di quelle “virtuose” nella gestione di asl e ospedali.
Ecco così che anche per i finanziamenti alla sanità del 2012, sette Regioni del Sud – Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sicilia e Sardegna – indipendentemente dal colore politico delle giunte locali, hanno deciso di fare fronte comune. Ripartendo dall’intesa sul riparto del 2011 nella quale si decise di affidare a un gruppo tecnico (con rappresentanti ministeriali, regionali e dell’Agenas) la messa a punto di una proposta di riparto per il 2012 «che contenga tutti i fattori che hanno incidenza sui determinanti delle condizioni di salute e tra essi quelli economici, sociali, ambientali e demografici». E la richiesta è già pronta, hanno già messo nero su bianco i tecnici del Sud: utilizzare tra i criteri di riparto non solo l’età della popolazione ma anche «l’indice di deprivazione, i tassi di mortalità, la dimensione territoriale e la densità abitativa». Con un’aggiunta ulteriore: dare un peso inferiore all’incremento della popolazione derivante dall’immigrazione, perché costituita in prevalenza da «individui giovani» che avrebbero «per il sistema sanitario regionale solo un costo marginale».
di Roberto Turno (da Il Sole-24 Ore) 18 ottobre 2011