Approda oggi al Consiglio dei ministri il nuovo ddl sul rendiconto dello Stato. Dopo la bocciatura della Camera dell’articolo 1 del provvedimento, la Giunta per il regolamento di Montecitorio ha dichiarato apertamente la reiezione del disegno di legge all’esame definitivo dell’Aula di Montecitorio, senza lasciare margini al Governo se non quello di ripresentare un nuovo disegno di legge.
Trovare la via d’uscita spetta all’Esecutivo, ha precisato ieri lo stesso capo dello Stato. Ma con quale testo? La soluzione, infatti, non è poi così facile da trovare e al Tesoro hanno lavorato tutta la notte. Il rendiconto dello Stato è sì una fotografia statica dei dati contabili dell’esercizio finanziario dell’anno 2010, ma ha un valore costituzionale di controllo del Parlamento sull’operato del Governo sancito dall’articolo 81. Inoltre, la Giunta ha detto chiaramente che «non sarebbe consentito di modificare con emendamenti le risultanze contenute negli articoli successivi al primo né presentare, anche se sotto forma lessicale diversa, il contenuto dell’articolo respinto». Come dire che al Governo non sarà sufficiente cambiare una virgola o spostare semplicemente una norma.
Le strade che si starebbero esplorando, non esistendo peraltro precedenti parlamentari specifici sulla bocciatura del rendiconto, sarebbero almeno due. Una, più gradita alla Ragioneria, potrebbe passare per lo scorporo tra il rendiconto delle amministrazioni centrali e un successivo articolo con il via libera ai dati contabili relativi alle amministrazioni autonome. Soluzione questa che non comporterebbe una modifica dei saldi indicati nelle tabelle e che potrebbe non obbligare il Governo a un nuovo passaggio alla Corte dei conti.
L’altra via, più gettonata soprattutto a Palazzo Chigi, potrebbe essere quella di lavorare a un serrato e dettagliato riscontro delle tabelle che con i saldi 2010 su entrate, spese, fondo per le spese impreviste, patrimonio delle amministrazioni e contabilità delle amministrazioni autonome, rappresentano il corpo portante dell’intero provvedimento. Se si dovesse riscontrare uno scostamento rispetto a quanto già portato all’esame delle Camere e della stessa Corte dei conti, il Governo sarebbe legittimato a ripresentare un nuovo rendiconto. Con una ‘rettifica’, anche se di poche decine di euro, l’iter ripartirebbe spedito dalla Corte dei conti, per poi andare al Senato e tornare alla Camera.
La Giunta di Montecitorio dal canto suo ha davvero lasciato poco margine d’azione all’Esecutivo, bloccando anche il via libera all’altro ddl sull’assestamento. Con la sospensione del rendiconto – ha detto la Giunta a maggioranza – resta sospeso l’iter del Ddl di assestamento che, secondo il regolamento della Camera, è esaminato con il disegno di legge di approvazione del rendiconto. E questo discende dalla natura stessa dei due provvedimenti «di cui uno costituisce il presupposto logico e giuridico-contabile dell’altro».
In Giunta è stato lo stesso Presidente della Camera, Gianfranco Fini, a precisare che la formulazione utilizzata dal Governo con l’articolo 1 del rendiconto, «in particolare nella parte che contempla l’approvazione del rendiconto generale dell’amministrazione dello Stato e dei rendiconti delle amministrazioni delle aziende autonome per l’esercizio 2010», regge l’intero provvedimento. I successivi articoli espongono con dati contabili «le risultanze di gestione richiamate espressamente dall’articolo 1 in relazione all’approvazione dei rendiconti».
In sostanza l’articolo 1 è «l’architrave del provvedimento e il presupposto logico-procedurale rispetto alle disposizioni successive».
Ilsole24ore.com – 13 ottobre 2011