Provvedimento contro i ristoranti e i negozi stranieri. «Non hanno nulla a che vedere con la cultura del luogo»
FORTE DEI MARMI – Ancora una volta la battaglia è per difendere il «genius loci» di Forte dei Marmi. La capitale della Versilia mondana è minacciata, secondo il sindaco Umberto Buratti (Pd), ricandidato per il centrosinistra alle prossime elezioni di maggio, da negozi, ristoranti e pub che con la tipicità della Versilia hanno poco a che vedere. Così, dopo aver annunciato provvedimenti ad hoc per contrastare la «barbara invasione» di involtini primavera, ravioli al vapore e kebab ma anche pub anglofoni, fast food di tutte le bandiere e negozi dove si vendono «sete» indiane, artigianato africano e gadget americani o inglesi, ha firmato un regolamento comunale che vieta la nascita di nuovi esercizi che non rispondano alla cultura italiana in generale e versiliese in particolare.
IL SINDACO – Il provvedimento del sindaco Pd ha ottenuto l’approvazione all’unanimità del consiglio comunale, nonostante quest’ultimo sia già in fibrillazione per la campagna elettorale già iniziata. Insomma, tutti d’accordo sinistra, centro e destra. Senza considerarlo un «regolamento leghista» o «xenofobo». «Argomenti che non c’entrano assolutamente niente con il nostro provvedimento – spiega il sindaco Buratti – perché la nostra decisione serve unicamente e non stravolgere la Forte dei Marmi che tutti conoscono. Non è possibile consentire l’apertura di esercizi commerciali che nulla hanno a che vedere con la cultura del luogo. E il nostro provvedimento vale per chiunque: ristoranti cinesi ma pure fast food americani, birrerie tedesche o pub inglesi». Il nuovo provvedimento avrà un’applicazione pratica molto presto quando inizieranno i lavori per demolire il vetusto mercato centrale nel centro della cittadina sostituito da una serie di negozi. «Botteghe, per l’esattezza, che venderanno prodotti locali e italiani – precisa Buratti – e i protagonisti sarà il nostro artigianato in tutte le sue declinazioni»
IL PRECEDENTE – La giunta di Forte dei Marmi è stata protagonista tempo fa anche di un altro provvedimento a difesa del «genius loci»: prevedere la costruzione di case dedicate solo ai «nativi» di Forte dei Marmi per bloccare una certa «colonizzazione» di residenti da altre parti d’Italia. Su 7700 abitazioni nel comune versiliese, infatti, 4500 sono seconde case comprate o affittate tutto l’anno da turisti per lo più lombardi. E nelle restanti 3200, le così dette prime case, spesso non si parla toscano. Con i risultati che i fortedeimarmini autentici stavano diminuendo ed erano costretti a rifugiarsi nelle «riserve» delle colline della Versilia. Un esilio scelto autonomamente anni fa quando al «Forte» conveniva vendere o affittare casa, villa e terreno, diventato quasi un obbligo oggi per la mancanza di appartamenti e per i prezzi da capogiro.
Corriere.it – 09 ottobre 2011