Se qualcuno si aspettava l’assoluzione è arrivata la brutta sorpresa, perché il giudice Alessandra Grimaccia, dopo qualche ora di camera di consiglio ha emesso condanne che vanno dai sei mesi a un anno e tre mesi per l’indagine chiamata Zodiaco che nel 2006 scoprì, l’allora presunto, oggi provato dalla decisione di un giudice, giro di sostanze dopanti impiegate con alcuni cavalli della Giostra della Quintana di Foligno.
Le condanne La pena più alta è toccata al veterinario Umberto Ricci, un anno e tre mesi, pena sospesa, a seguire, Ugo Carozzo, un anno di reclusione, per entrambi pena sospesa. Nove mesi per Marco Cuglini, sei mesi di reclusione è invece la condanna per Luca Innocenzi, il cavaliere del rione Cassero che solo domenica ha vinto la giostra della rivincita. Per la ricostruzione accusatoria, Innocenti, era colpevole in concorso con il veterinario di aver dopato il cavallo Naval War per vincere la competizione. Anche per tre addetti della stessa scuderia, Maurizio Conti, gestore della scuderia del rione Contrastanga, Alessandro Metelli, gestore della scuderia del rione Badia e Massimo Ballanti, gestore della scuderia del rione La Mora la pena è stata di sei mesi. A Loris Venturi il giudice ha invece comminato quattro mila euro di multa. Gli imputati sono anche stati condannati al pagamento di quattro mila euro di spese ciascuno per le costituzioni delle due parti civili, e un risarcimento di 10mila euro ciascuno alle parti civili Unilav e Lega cavallo.
L’indagine L’indagine era partita nel 2005 su scala nazionale per approdare nel 2006 all’uso dei farmaci dopanti nella Giostra della Quintana di Foligno grazie ad un veterinario che operava anche in una scuderia perugina che prendeva parte a gare di Endurance. A portarla avanti erano stati i carabinieri del Nas, coordinati dal pubblico ministero Sergio Sottani. A Foligno c’erano state una raffica di perquisizioni che avevano creato non poco scalpore. Il processo era iniziato nel febbraio 2009. Gli imputati, difesi tra gli altri dagli avvocati Guido Bacino, Giovanni Picuti e Claudio Caparvi, si sono sempre detti innocenti.
Umbria24.it – 20 settembre 2011