C’è un dato ormai incontrovertibile nella storia della repubblica italia: Renato Brunetta è al momento il ministro più insultato dei 150 di storia del Paese. Nel senso istituzionale dell’insulto.
Perchè a parte il popolo, da sempre incline a burlare chi lo governa, su Brunetta si è da tre anni concentrato l’astio politico dell’intero esecutivo di centrodestra, dal ministro dell’Economia Giulio Tremonti fino a quello per le Riforme Umberto Bossi passando per quello al Welfare Maurizio Sacconi.
DA TREMONTI A D’ALEMA. Il Senatùr, da Ponte di Legno, non ha avuto parole morbide per Brunetta spiegando le schermaglie avute con lui in consiglio dei ministri sulla riforma delle pensioni: «Nano di Venezia, non rompere i coglioni…» ha sbottato senza usare mezzi termini (guarda il video). Come alcuni leghisti ammettono a microfoni spenti, le bordate contro Brunetta, il Senatur le aveva in serbo da un po’ di giorni. Chi meglio del ministro per la pubblica Amministrazione rappresenta il bersaglio della politica agostana contraria a sindacati e a mondo del lavoro? E con un Carroccio in caduta libera di consensi per i tagli della manovra, insultare il nemico numero uno delle parti sociali può tornare utile in termini elettorali.
Ma si segnalano definizioni ardite pure tra i ranghi dell’opposizione, in primis quella ormai storica di Massimo D’Alema che lo appellò come «energumeno tascabile».
Sarà che anche Brunetta si è sempre distinto per insulti verso la sinistra e i sindacati, ma di rado è capitato così spesso che nella storia della repubblica siano stati così numerosi, in modo bipartisan, a riserbare una cattiva sopportazione dell’ex portaborse di Gianni De Michelis, che va ben oltre la sua sfera pubblica. Mai si era visto, infatti, un ministro contestato persino al suo matrimonio.
BRUNETTA INCASSA. «Renato se le tira dietro….», spiega un pidiellino di lungo corso che ha visto il ministro della Pubblica amministrazione crescere in questi anni. Crescita nel senso politico del termine, naturalmente, perchè, è inutile dimenticarlo, è stata sempre la statura il vero problema di questo economista nato a Venezia nel 1950. Lui ha sempre negato. «Che io sia ‘corto’» ha scritto nel libro Rivoluzione in Corso, «appare abbastanza evidente, non mi offendo se lo si fa notare e ci scherzo anch’io».
La gara all’insulto, a destra e sinistra
.Ma è noto come anche la scienza abbia sempre sostenuto che l’altezza in un modo o nell’altro influisca sulla personalità dell’ individuo. Spesso gli uomini di bassa statura fisica sono spronati a fare meglio degli altri, piena è la storiogrfia e la letteratura di bassi famosi, ma se questo non accade rischia di creare non pochi problemi esistenziali e qualche frustrazione. Lo sa bene uno come Brunetta che dall’inizio del mandato nel 2008 non ha fatto altro che distinguersi su due argomenti cardine: gli insulti contro la sinistra (e i sindacati) e la convinzione di essere il miglior economista del mondo «tanto da meritare il premio nobel».
IL PIÙ INSULTATO SU FACEBOOK. Ma c’è chi pensa tutt’altro. Basta fare un giro in Rete per rendersene conto. Su Facebook il ministro vanta più di «10 mila insulti», come lui stesso denunciò, dopo l’ennesimo screzio con un gruppo di dipendenti statali. Del resto internet non ha peli sulla lingua e Brunetta lo ha scoperto il luglio scorso, quando è andato online il video di un fuorionda ripreso durante la conferenza stampa di presentazione della prima manovra finanziaria, doveTremonti lo ha definito «un cretino». Non solo. Durante la stessa conferenza, il numero uno di via XX settembre si è rivolto a Sacconi dicendo. «Maurizio, ma hai sentito quello che sta dicendo?». Risposta. «Non lo ascolto nemmeno».
QUANDO TREMONTI PERSE LE STAFFE. Del resto quello tra Tremonti e il ministro veneziano è sempre stato un rapporto teso. Nel novembre del 2009, sempre in consiglio dei ministri, il ministro dell’Economia rivolgendosi a Brunetta disse che «l’avrebbe preso a calci nel cu…» se non avesse smesso di insistere sulla crescita economica.
Non fu da meno Massimo D’Alema il 22 ottobre 2008, che rispetto ai tagli agli statali disse chiaro e tondo: «L’altro giorno in parlamento ci siamo dovuti battere per difendere i diritti dei disabili gravi ad avere un’assistenza degna di questo nome. E ci siamo sentiti rispondere da parte di quell’energumeno tascabile che è il ministro Brunetta che ci sono degli abusi».
Del resto chi semina vento raccoglie tempesta. L’ex venditore di gondolette di plastica alla Stazione Santa Lucia di Venezia, in questi anni ha insultato le classi sociali e la politica, quasi quanto è stato attaccato dai suoi colleghi ministri. E non ha mai risparmiato epiteti che poi gli sono stati rivolti a più riprese.
L’ultima volta è stata il 28 luglio, quando durante un’intervista con Mario Sechi, direttore del Tempo, ha dato «dei cretini che non lavorano» a un gruppo di ragazzi che lo aveva contestato.
INSOFFERENZA PER LA SINISTRA. E ancora. Nel 2009, a Cortina d’Ampezzo, Brunetta arrivò a dire che «la sinistra per male» doveva «andare a morire ammazzata». Anzi che in generale la sinistra era «elitaria e parassitaria».
Nel maggio del 2011, in un’intervista a Libero, il politico veneziano rincarò la dose sui democratici: «Camaleonti, transfughi, paguri. Proprio come quegli animaletti che, non avendo una casa propria, si infilano in quella degli altri. Sotto la sabbia o nelle conchiglie». E concluse: «È una sinistra fuori dal mondo che mi fa leggermente schifo».
Lettera43 – 16 Agosto 2011