I gruppi regionali hanno diritto a fondi per uffici e personale: c’è chi ne utilizza metà per convegni, penne e foto di gruppo
VENEZIA – Non ci sono solo gli stipendi e le diarie e i rimborsi spese dei 60 consiglieri regionali. Non ci sono solo i vitalizi dei 130 consiglieri pensionati. Nei “costi della politica” della Regione Veneto vanno inserite anche le spese per il funzionamento dei gruppi consiliari. Che ammontano a quasi un decimo dell’intero bilancio: 4.786.000 euro. Ma, al di là delle cifre, la domanda è: come vengono spesi questi soldi? Quanti sanno, ad esempio, che i gruppi consiliari rinunciano ad avere nei propri uffici segretarie e dipendenti, ma incamerano ugualmente i soldi (al lordo, mica al netto) di quelli che dovrebbero essere gli stipendi? E quanti sanno che quei soldi vengono usati per convegni, dibattiti, addirittura (è successo) gadget?
Cominciamo dai dati. Il 20 ottobre 2010 il consiglio regionale del Veneto si approva all’unanimità il bilancio di previsione per il 2011. La spesa prevista è di 53 milioni di euro, in calo rispetto al 2010 (6,7 milioni in meno) dal momento che, già fatte le elezioni, non c’è il capitolo relativo all’assegno di fine mandato dei consiglieri non più rieletti (2,5 milioni) e viene ridotto il fondo per l’ammodernamento del sistema informatico. Buona parte del bilancio se ne va in stipendi e pensioni: oltre 10 milioni di indennità ai consiglieri in carica e quasi altrettanti di vitalizi agli ex consiglieri. Il personale addetto al consiglio regionale (circa 200 unità) costa quasi 14 milioni. E qui val la pena soffermarsi: nel personale figura anche chi lavora nei gruppi consiliari. Però i gruppi consiliari ricevono delle somme per stipendi non utilizzati. Un passo indietro.
Ogni gruppo consiliare (oggi ce ne sono 9: Lega, Pdl, Pd, Udc, Idv, Bortolussi Presidente, Sinistra, Unione Nordest, Misto) ha diritto a degli uffici e a del personale. La ripartizione del personale è prevista dalla legge 12 del 1991 che da un lato (articolo 178) fissa i criteri: ad esempio 3 addetti per i gruppi composti da un solo consigliere, 4 per i gruppi da due a quattro consiglieri, e via dicendo. E dall’altro dice che i gruppi possono anche decidere di non utilizzare il personale dipendente della Regione ma di prenderlo dall’esterno, nella misura massima del 50%, con contratto a tempo determinato. In sintesi: se un gruppo ha diritto a 10 addetti può prenderli tutti e 10 tra quelli di ruolo della Regione oppure metà interni e metà esterni. Nell’uno e nell’altro caso, gli stipendi li paga la Regione. I gruppi, però, sono parchi, verrebbe quasi da dire morigerati. La Lega, che ha 20 consiglieri, ha diritto a 17 addetti? E invece ne ha solo 8 (dati aggiornati a maggio, fonte la rubrica interna del Consiglio). Il Pdl dovrebbe averne 17? Beh, si accontenta di 4. Il Pd 7 su 13. Giuseppe Bortolussi, che fa gruppo a sé, 1 su 3. Si fa prima a dire chi li ha tutti: Pietrangelo Pettenò, Sinistra Veneta, 3 su 3. Uno spendaccione? Non proprio. Sempre la legge del ’91, infatti, all’articolo 181 stabilisce che chi rinuncia in tutto o in parte al personale che gli spetterebbe, si prende comunque i soldi degli stipendi. E pure al lordo. È il cosiddetto “finanziamento sostitutivo per mancata assegnazione di personale”.
Riassumendo. I gruppi hanno una dotazione finanziaria per poter lavorare: 4.786.000 euro la somma prevista per il 2011 per tutti i 9 gruppi. Hanno a disposizione uffici. Possono prendersi del personale, ma se rinunciano incamerano i fondi dei relativi stipendi. Che se ne fanno di questi soldi? C’è chi li usa per contratti di collaborazione a progetto, persone che vengono pagate non dalla Regione ma direttamente dal gruppo. Ci sono addetti stampa, segretarie, anche gente che al Ferro Fini manco si vede, impiegata com’è “sul territorio”, a Padova piuttosto che a Belluno. Spesso i fondi vengono usati per attività politico-istituzionali: convegni, seminari, incontri, consulenze, studi. Tutto è pressoché accettato, a patto che ci sia il marchio che giustifica la spesa: “gruppo consiliare”. C’è chi si è fatto pure le penne biro e le foto di gruppo.
Resta la domanda: se il Palazzo mette i fondi per far lavorare la gente e far funzionare i gruppi, chi rinuncia al personale non dovrebbe anche rinunciare ai soldi?
Il Gazzettino 11 agosto 2011