«Quello che stupisce è lo stupore di quanti proprio non si aspettavano il sussulto di indignazione dei cittadini»
MILANO – Uffa, la crisi planetaria! Travolti da un’ondata di proteste, letteracce, ironie, commenti, moccoli e invettive, i «furbetti del pellegrino» hanno dovuto fare retromarcia: invece di cinque settimane e mezzo di vacanza ne faranno «solo» quattro e mezzo. Decisione saggia. Meglio tardi che mai. Quello che stupisce è lo stupore di quanti proprio non si aspettavano il sussulto di indignazione dei cittadini. A loro parziale attenuante va detto che per decenni i deputati, nazionali e regionali, sono stati abituati a pigliarsela comoda. Basti ricordare la sosta invernale più lunga della storia, decisa agli sgoccioli del 2001 dall’Ars, l’assemblea regionale siciliana. Che dopo essere arrivata stremata al 21 dicembre, avendo lavorato con febbrile solerzia quasi due ore la settimana (senza manco riuscire a varare il bilancio) aveva deciso di aprire la strada al ponte di Messina con uno spettacolare «ponte» virtuale.
IL PONTE – Un «ponte» a sette campate settimanali che congiungeva il Natale a Capodanno, il Capodanno alla Befana, la Befana alla Settimana bianca e la Settimana bianca al Carnevale. Dandosi appuntamento per il 12 febbraio successivo. Totale di 52 giorni. E se quello resta il record, va detto che c’è chi ha tentato di insidiarlo. Come il parlamentino regionale dell’Abruzzo che l’anno scorso, dopo essersi riunito un’ultima volta il 9 marzo decise di fissare la riunione successiva il 20 aprile per un totale di 42 giorni. Pasqua, Pasquetta più qualche settimana prima e qualche settimana dopo. Lo stesso Parlamento romano non ha storicamente dato prova, sul versante vacanziero, di stakanovismo. È verissimo che l’attività a Montecitorio e a Palazzo Madama, da anni, riprendeva nella seconda settimana di settembre. A volte con qualche slittamento in avanti.
L’ESEMPIO – Un esempio? Rileggiamo l’Ansa del 29 luglio 2007: «L’Aula della Camera chiude i battenti domani per la pausa estiva: i lavori dell’Assemblea dopo le vacanze riprenderanno il 14 settembre, mentre il 7 settembre torneranno a riunirsi le commissioni parlamentari. È quanto ha stabilito la conferenza dei capigruppo di Montecitorio». Totale: 46 giorni. Alla faccia di tutte le polemiche che infuriavano intorno ai costi della politica. Anche quella volta, per inciso, c’era di mezzo un pellegrinaggio. Al Monte Athos, in Grecia. Da dove gli onorevoli viandanti, guidati da monsignor Rino Fisichella, cappellano di Montecitorio, tornarono addirittura il 17. Settimana più, settimana meno… Conosciamo l’obiezione: le sedute d’aula sono solo una parte del lavoro parlamentare, è più corretto calcolare le commissioni. Giusto.
LO STUDIO – Riprendiamo dunque uno studio del Sole24Ore di tre anni fa: «Poco più di un’ora: tanto è durata in media una seduta delle commissioni del Senato nella passata legislatura. Alla Camera ci si è fermati a 42 minuti. Poca roba contro le oltre cinque ore che Montecitorio ha dedicato alle sedute d’aula, due in più di quelle dell’assemblea di Palazzo Madama».
LE COMMISSIONI – Veniamo alla legislatura d’oggi? Mediamente ognuna delle 14 commissioni permanenti della Camera ha lavorato nel 2010 per 8.645 minuti: 2 ore e 46 minuti la settimana. Ancora meno hanno lavorato quelle speciali, bicamerali e d’inchiesta. Un paio di casi: nel luglio 2011 la Commissione per l’infanzia e l’adolescenza presieduta da Alessandra Mussolini si è riunita due volte per un totale di due ore e 15 minuti: 34 minuti a settimana. Sempre a luglio la commissione per il controllo sugli enti previdenziali presieduta da Giorgio Jannone si è riunita tre volte per un totale di un’ora e 50 minuti: 27 minuti a settimana. Da stramazzare per lo sforzo. Non bastasse, il dipietrista Carlo Monai racconta all’Espresso che nella sua commissione «su una quarantina di membri, se ce ne sono una decina presenti è grasso che cola». Quanto all’aula, nel 2010 l’assemblea di Montecitorio si è riunita per 760 ore e 16 minuti: 14 ore e 27 minuti a settimana. Più di un quarto del tempo (quasi 219 ore) è stato però dedicato alle interrogazioni e ai question time , dove non c’è quasi mai nessuno. Altre 82 ore se ne sono andate in discussioni che riguardavano il destino di questo o quel parlamentare, per decisioni della giunta per le autorizzazioni a procedere o della giunta per le elezioni. Per la «mission» vera e propria, l’attività legislativa, sono rimasti 459 ore e 54 minuti: 8 ore e 50 minuti la settimana. Lavorassero davvero dal lunedì al venerdì come invocava Gianfranco Fini, sarebbero impegnati sulle leggi un’ora e 46 minuti al giorno. Applausi.
LA DECISIONE – È in questo contesto che va inquadrata la decisione presa martedì dalla conferenza dei capigruppo di riaprire i battenti solo il 12 settembre. Una decisione sbalorditiva: ma come, nel giorno della nuova caduta della borsa, del nuovo record di 384 punti base dello spread Btp/Bund, dello smottamento della Fiat nella scia dell’annuncio che le immatricolazioni di auto sono crollate ai livelli del 1983, dell’attacco della speculazione internazionale all’Italia? Come potevano pensare che un scelta così passasse liscia? Per questo mai retromarcia è stata benedetta («se si commette un errore è sempre meglio tornare sui propri passi che perseverare», ha spiegato Fini) quanto quella presa ieri in una nuova riunione dei capigruppo pretesa da Pd, Fli e dall’Italia dei valori, che da subito avevano contestato la vacanza lunghissima.
LE REAZIONI – Resta lo sbalordimento per certe reazioni di fastidio per l’irritazione dei cittadini. Come quella di Paola Binetti: «Se questo deve diventare l’ennesimo attacco alla classe politica, è chiaro che la ripresa dei lavori della Camera deve avere la priorità». Traduzione: se i qualunquisti non rompessero le scatole… Ancora più curiosa la resistenza del leghista Marco Reguzzoni. L’ultimo a difendere la vacanza lunga: «Non è possibile che il Parlamento calpesti la propria dignità cedendo alle pressioni dei giornali!». Chissà cosa avrebbero detto, a sentirlo, i leghisti duri e puri di qualche anno fa…
Gian Antonio Stella – Corriere della Sera – 4 agosto 2011