Molte società e fondazioni l’hanno passata liscia grazie a un semplice cambio di denominazione. È il caso, per esempio, dell’Unione Tiro a Segno e dell’Ente Opere Laiche. Mentre i casi di vera eccellenza sono pochi
Non solo le province, in Italia è impossibile eliminare anche gli enti cosiddetti inutili. E dire che il ministro per la Semplificazione. il leghista Roberto Calderoli. era stato estremamente chiaro. Appena due anni fa nel luglio del 2009. aveva dichiarato guerra a «circa 34 mila enti inutili. che bruciano risorse solo per sopravvivere, tutti con i loro presidenti. consigli di amministrazione. E spesso svolgono compiti che non spettano loro». Da allora, però, poco o nulla è cambiato. Anzi, per alcuni enti come l’Unione italiana tiro a segno, già l’ultima finanziaria del governo Prodi varata a fine 2007 ne sanciva la soppressione entro il 30 giugno 2008. E invece. proprio lo scorso 11 luglio l’ente pubblico posto sotto la vigilanza del ministero della Difesa celebrava la propria assemblea nazionale. approvava il bilancio e presentava i cinque tiratori e tiratrici che rappresenteranno l’Italia alle Olimpiadi di Londra 2012. Accanto agli enti immortali, poi, ci sono quelli che pur di non venire smantellati cambiano nome. È il caso dell’Ente opere laiche palatine pugliesi, con sede a Bari destinato a scomparire già tre anni fa, trasformato in «fondazione di diritto privato» denominata Fondazione Opere laiche palatine pugliesi, la cui vigilanza è affidata al ministero dell’Interno. In altri casi a cambiare è solo l’intestazione dell’ente, visto che compiti e personale sono stati trasferiti in blocco ad altri apparati statali. Dei 34 mila promessi da Calderoli quanti ne sono stati effettivamente cassati? Difficile dirlo, è più facile infatti elencare quelli che si sono salvati.
Come emerge dal sito del ministero della Semplificazione, a fine 2009 il presidente del Consiglio dei ministri ha emanato un decreto per evitare che venissero soppressi nove enti (come l’Accademia della Crusca, l’Agenzia per le organizzazioni non lucrative di utilità sociale, Cassa conguaglio gas di petrolio liquefatto, Cassa conguaglio settore elettrico, Coni, Ente teatrale italiano, Istituto italiano per l’Africa e l’Oriente, Lega italiana per la lotta ai tumori, Unione nazionale ufficiali in congedo). Fatti salvi questi nove, per tutti gli altri sarebbe dovuta abbattersi la mannaia. Ma non è andata proprio così: da luglio 2010 gli enti cancellati sono una ventina. Stop alle attività di Ipsema, Ispels e Ipost (rispettivamente istituto di previdenza del settore marittimo, tecnico-scientifico e ricerca, postelegrafonici) le cui attività sono state però trasferite a Inail e Inps: stessa sorte per l’Ente nazionale assistenza magistrale (compiti trasferiti al Inpdap), l’Istituto affari sociali (attività e personale passano all’Isfol) e l’Ente nazionale di assistenza e previdenza per i pittori e scultori, musicisti, scrittori e autori drammatici. compiti trasferiti all’Enpals. Soppressi anche l’Eim, Ente italiano montagna (ma risorse e personale sono trasferiti alla presidenza del consiglio) e l’Istituto nazionale per studi e esperienze di architettura navale. A questi vanno poi aggiunti un altra quindicina di stazioni sperimentali, banchi nazionali, centri di formazione e comitati vari i cui compiti ed attività sono però stati trasferiti alle camere di commercio e ai ministeri. (riproduzione riservata)
Milano Finanza – 2 agosto 2011