Secondo il ministro contrasta con principi articolo 97 Costituzione e costa troppo. «I contratti di tipo flessibile sono uno strumento efficace ed economico. Stabilizzazione non è percorribile»
No alla “stabilizzazione diffusa” dei precari della pubblica amministrazione. Secondo il ministro della Funzione pubblica, Renato Brunetta, questa operazione costerebbe troppo e contrasterebbe con i principi dell’articolo 97 della Costituzione (“I pubblici uffici sono organizzati secondo disposizioni di legge, in modo che siano assicurati il buon andamento e l’imparzialità dell’amministrazione. Nell’ordinamento degli uffici sono determinate le sfere di competenza, le attribuzioni e le responsabilità proprie dei funzionari. Agli impieghi nelle pubbliche amministrazioni si accede mediante concorso, salvo i casi stabiliti dalla legge”, recita la Carta).
“L’utilizzo delle forme contrattuali di tipo flessibile nella pubblica amministrazione – ha risposto Brunetta – non genera di per sé forme di cosiddetto ‘precariato’ ma è da considerarsi, se correttamente utilizzato per far fronte ad esigenze temporanee o sostitutive, strumento efficace ed economico. Diversamente va contrastato, con idonee misure preventive, l’utilizzo di tali tipologie contrattuali quale ordinaria modalità di acquisizione delle risorse umane, secondo procedure che non garantiscono il rispetto dei principi di imparzialità, trasparenza e merito ed eludono le limitazioni finanziarie previste per le assunzioni a tempo indeterminato. È proprio questo abuso – è la convinzione di Brunetta – che ha determinato i ben noti disagi sociali segnalati dall’interrogante”.
“Il ricorso a forme di stabilizzazione diffusa, sia pure programmata, non appare una soluzione percorribile. In primo luogo l’innalzamento dei livelli occupazionali a tempo indeterminato genera una spesa fissa a regime che il bilancio dello Stato, nell’attuale congiuntura economico-finanziaria, non è in grado di sostenere. La stabilizzazione di personale titolare di contratti temporanei, non sempre adeguatamente selezionato, oltre a incentivare l’utilizzo irregolare di contratti flessibili e a configurarsi come una sorta di ‘sanatoria’ degli abusi fatti, si pone in palese contrasto con i principi dell’articolo 97 della Costituzione”.
“Per ovviare a tali criticità – ha proseguito – il Governo ha previsto per gli anni 2010-2012, nei limiti del 40% delle risorse finanziarie disponibili per assunzioni di personale, forme di reclutamento speciale nei confronti dei lavoratori con contratti di lavoro flessibile in possesso di una anzianità pari a tre anni calcolata a settembre 2007. Alla luce di quanto rappresentato, si può immaginare, quindi, di consolidare nel futuro questa disciplina transitoria, prevedendo per ogni concorso pubblico la possibilità di valorizzare le esperienze professionali acquisite con rapporti di lavoro flessibile nella PA”.
“In ogni caso – ha concluso Brunetta – va ribadito che qualsiasi intervento sulla stabilizzazione del lavoro flessibile non può prescindere dal rispetto dei vincoli finanziari derivanti dalle esigenze di contenimento della spesa pubblica e che, in questo contesto, va comunque tutelato in via prioritaria l’interesse dei soggetti che, pur avendo vinto un concorso pubblico, attendono ancora l’ingresso nella pubblica amministrazione per il perdurare del regime limitativo delle assunzioni”.
Roma, 27 luglio – TMNews