«Il contributo al risanamento ricade (per 8 miliardi nel biennio 2013-2014) anche sul Fondo sanitario nazionale ed è stabilito unilateralmente come se il percorso di collaborazione istituzionale tra il Governo centrale e le Regioni, che ha contraddistinto il Patto della salute, fosse di colpo abbandonato.
Infatti, il confronto tra questi livelli istituzionali ha sempre avuto per oggetto regole, livelli essenziali di prestazioni e risorse corrispondenti, nonché responsabilità specifiche per ciascun livello istituzionale». Per questo le Regioni hanno chiesto oggi, al termine della Conferenza dei presidenti «un incontro urgente con il premier in cui si assuma la responsabilità sulle ricadute della manovra su servizi, sanità, assistenza sociale, trasporto pubblico e sostegno alle imprese», ha detto il presidente dei governatori Vasco Errani.
Le Regioni, i Comuni e le Province ritengono che la manovra non assicuri il governo del territorio, anche vanificando di fatto il percorso del federalismo fiscale, chiedono una impostazione «radicalmente differente con una differenziazione equa delle riduzioni di spesa dei diversi comparti della Pubblica amministrazione» e per questo domani interverranno alla Conferenza Unificata solo per illustrare la loro posizione sulla manovra, senza affrontare i temi all’ordine del giorno e non parteciperanno alla Conferenza Stato-Regioni.
Errani ha anche puntato il dito sulla mancanza del rispetto delle relazioni istituzionali, «percorso che disattende precise disposizione di legge che impongono una concertazione dei vari livelli della Repubblica sulla realizzazione di manovre economiche». Per quanto ci riguarda, ha sollecitato Errani, «auspichiamo una pronta risposta da parte del governo; che soprattutto possa essere utile nel merito».
Tra i dubbi delle Regioni per compredere la manovra poi i governatori hanno di nuovo quello sul blocco del turn-over: vale per la sanità e anche per le Regioni in equilibrio? Già la scorsa manovra la questione era rimasta a lungo aperta e solo una circolare della Funzione pubblica a inizio 2011 ha messo la parola fine sul dubbio su cui si sono scatenati anhche i sindacati.
Proprio oggi, infatti, il ministro della Salute Ferruccio Fazio ha detto nel corso di un’audizione in Commissione Igiene e Sanità del Senato sul piano sanitario nazionale che il blocco del turnover per la sanità pubblica «non c’è e non ci sarà per le regioni con i conti in ordine, mentre è previsto dalla manovra, con alcune deroghe, per le regioni oggetto di piano di rientro: se una di queste dimostri i tavoli di monitoraggio di compiere gli adempimenti necessari, esiste una deroga del blocco del turnover del 10 per cento per figure apicali. Questo non certo per privilegiare i primari rispetto ai dirigenti di primo livello, ma per non bloccare intere strutture di unità operative complesse Questa deroga non c’era, l’abbiamo introdotta in questa manovra». Quanto alle regioni non sottoposte a piano di rientro, ha ribadito Fazio, «il blocco del turnover non esiste. Non c’era e non ci sarà».
Le Regioni tuttavia chiedono ancora una volte conferme su questo argomento, su cui i sindacati hanno già alzato le barricate.
Sanita.ilsole24ore.com – 6 luglio 2011